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La revoluciòn di Raùl all’Avana non è ancora una Revoluciòn
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La revoluciòn di Raùl all’Avana non è ancora una Revoluciòn
Andate a Miami, se davvero volete sentire la febbre di Cuba. Ma non andate a Calle Ocho, che è sempre più una roba da turisti; no, no, andate nei quartieri d’affari di Downtown, tra i grattacieli di vetro che specchiano l’avenida Brickell, oppure a Miami Beach, lungo Ocean Drive e la Washington; e lì davvero si sentirà il peso e il ruolo che ormai hanno i cubani della terza generazione, la finanza che controllano, le poltrone di sindaco e di presidente della contea che posseggono quasi per diritto , i soldi facili che smerciano tra boutiques rutilanti e alberghi di fascinosa sapienza decò. Sono loro, questi cubani che sono cubani nella faccia e nel nome ma sempre più yanqui nel passaporto e nel potere, sono loro con i loro soldi investiti dall’altra parte di Key West a dire quanto vera – e però anche quanto lenta – sia la nuova revoluciòn che Raul sta pilotando per le strade di Cuba.
Loro, con tutto questo potere e tutta la voglia di rivincita, si stanno preparando a riappropiarsi della “loro” isola perché sanno bene che il vento sta girando, ne seguono le cronache, mandano laggiù milioni di dollari con spericolate triangolazioni finanziarie, fanno ogni giorno migliaia di telefonate all’Avana per sapere, contrattare, allacciare nuovi rapporti; ci puntano, però sanno anche che il tempo è lento. E’ un tempo che non torna indietro, questo è sicuro; ma a chiamarlo “revoluciòn” bisogna usare la R minuscola, che non è quella della Sierra, quando si sparava per cambiare la storia. Oggi ci vuole pazienza, e ancora pazienza.
Prendiamo la nostra Yoani Sànchez , che ha già la valigia pronta, da quando – il 16 ottobre – il nuovo Lìder (semi)Màximo ha tolto il divieto a espatriare. Il divieto è stato tolto, ma Yoani deve aspettare ancora due mesi, e poi forse partirà. Forse. Sì, perché la nuova revolucion fa proclami e lancia solenni segnali, però poi – nella concretezza della vita quotidiana – i proclami e i segnali si sgonfiano tra le pastoie della burocrazia, le lentezze esasperanti di un sistema anchilosato, anche la paura che il cambiamento introdotto si trasformi in una valanga incontrollabile. E i giorni passano, e il passaporto non arriva.
E allora, bisogna aspettare. All’ultimo congresso del Pcc erano state annunciate 313 riforme, che è come dire davvero una Revoluciòn, quella con la R; e non erano nemmeno le prime riforme, perché da quando Raùl è il (semi)Lìder s’era già tentata una buona lenzuolata di liberalizzazioni: qualcuna ha funzionato, qualcuna rantola, ma comunque la Cuba di Raùl sta certamente cambiando faccia con un maquillage che cerca di sanare le profonde rughe del passato. Libera (nei fatti semilibera) compravendita di case, libertà (sotto condizione) di acquisto di un’automobile, comunque più d’un milione d’ettari di terre date in usufrutto a 146mila coltivatori diretti, licenze di negozi e artigianato concesse a 340 mila lavoratori autonomi, licenza di tenere un ristorante o fare l’affittacamere, e ancora rimesse più facili di denaro dall’estero, nuovi permessi di rientro di parenti dagli Usa, facilitazioni più ampie pe gli stranieri.
Tutto si scuote, vacillano vecchie abitudini, anche nascono delusioni e malumori nuovi. Solo che, dopo che un regime ha governato e controllato per più di 50 anni perfino il respiro dei suoi “sudditi”, la ruggine d’un potere e d’un costume che premiavano esclusivamente il silenzio e il conformismo fatica a scrostarsi, e tutto si fa faticoso, lento, sempre incerto. Dicono che a Cuba la Russia e il suo comunismo non contano più, che questo è il modello cinese, e l’interscambio commerciale con la Cina non a caso è passato dai 400 milioni di dollari del 2000 ai 2 miliardi di dollari dell’anno scorso. Si cambia con prudenza, dice il modello cinese; poi, in realtà, a Pechino, le cose vanno assai meno lente che a Cuba ma Cuba stanno imparando a provarci; e il progetto inevitabilmente è artritico. Comunque, all’Avana ha aperto intanto la propria sede un Istituto Confucio: c’è un boom di iscrizioni, sono già un migliaio i cubani che vogliono imparare il mandarino.
Mimmo Candito
FONTE
Loro, con tutto questo potere e tutta la voglia di rivincita, si stanno preparando a riappropiarsi della “loro” isola perché sanno bene che il vento sta girando, ne seguono le cronache, mandano laggiù milioni di dollari con spericolate triangolazioni finanziarie, fanno ogni giorno migliaia di telefonate all’Avana per sapere, contrattare, allacciare nuovi rapporti; ci puntano, però sanno anche che il tempo è lento. E’ un tempo che non torna indietro, questo è sicuro; ma a chiamarlo “revoluciòn” bisogna usare la R minuscola, che non è quella della Sierra, quando si sparava per cambiare la storia. Oggi ci vuole pazienza, e ancora pazienza.
Prendiamo la nostra Yoani Sànchez , che ha già la valigia pronta, da quando – il 16 ottobre – il nuovo Lìder (semi)Màximo ha tolto il divieto a espatriare. Il divieto è stato tolto, ma Yoani deve aspettare ancora due mesi, e poi forse partirà. Forse. Sì, perché la nuova revolucion fa proclami e lancia solenni segnali, però poi – nella concretezza della vita quotidiana – i proclami e i segnali si sgonfiano tra le pastoie della burocrazia, le lentezze esasperanti di un sistema anchilosato, anche la paura che il cambiamento introdotto si trasformi in una valanga incontrollabile. E i giorni passano, e il passaporto non arriva.
E allora, bisogna aspettare. All’ultimo congresso del Pcc erano state annunciate 313 riforme, che è come dire davvero una Revoluciòn, quella con la R; e non erano nemmeno le prime riforme, perché da quando Raùl è il (semi)Lìder s’era già tentata una buona lenzuolata di liberalizzazioni: qualcuna ha funzionato, qualcuna rantola, ma comunque la Cuba di Raùl sta certamente cambiando faccia con un maquillage che cerca di sanare le profonde rughe del passato. Libera (nei fatti semilibera) compravendita di case, libertà (sotto condizione) di acquisto di un’automobile, comunque più d’un milione d’ettari di terre date in usufrutto a 146mila coltivatori diretti, licenze di negozi e artigianato concesse a 340 mila lavoratori autonomi, licenza di tenere un ristorante o fare l’affittacamere, e ancora rimesse più facili di denaro dall’estero, nuovi permessi di rientro di parenti dagli Usa, facilitazioni più ampie pe gli stranieri.
Tutto si scuote, vacillano vecchie abitudini, anche nascono delusioni e malumori nuovi. Solo che, dopo che un regime ha governato e controllato per più di 50 anni perfino il respiro dei suoi “sudditi”, la ruggine d’un potere e d’un costume che premiavano esclusivamente il silenzio e il conformismo fatica a scrostarsi, e tutto si fa faticoso, lento, sempre incerto. Dicono che a Cuba la Russia e il suo comunismo non contano più, che questo è il modello cinese, e l’interscambio commerciale con la Cina non a caso è passato dai 400 milioni di dollari del 2000 ai 2 miliardi di dollari dell’anno scorso. Si cambia con prudenza, dice il modello cinese; poi, in realtà, a Pechino, le cose vanno assai meno lente che a Cuba ma Cuba stanno imparando a provarci; e il progetto inevitabilmente è artritico. Comunque, all’Avana ha aperto intanto la propria sede un Istituto Confucio: c’è un boom di iscrizioni, sono già un migliaio i cubani che vogliono imparare il mandarino.
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Re: La revoluciòn di Raùl all’Avana non è ancora una Revoluciòn
Pobre de cuba tan lejos de Dios tan cerca de los estados unidos
albertico- Messaggi : 3204
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Re: La revoluciòn di Raùl all’Avana non è ancora una Revoluciòn
porque?
personalmente me gusto este articulo
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Re: La revoluciòn di Raùl all’Avana non è ancora una Revoluciòn
Mira te soy sincero, yo nunca fuì partitidario de la revolucion ni del comandante en jefe. Nunca me ha gustado esta gente que domina cuba desde los anos 50 y siempre me cayeron mal los lamebotas de la izquierda sobre todo italiana. Pero por eso no dejo de admitir los logros de la Revolucion. te digo mas, en algunos aspecto el gobierno de Cuba se comporta como una cupola mafiosa y explota el pais en todos los aspectos sobre todo con respeto a la riqueza del Pais que està controlado por muy poca gente muy bien ligada con el poder. Olvidamonos que faltan muchas libertades y mas cosa. Yo siguo pensando que Castro no se cayò en los ultimos treinta anos porque cada vez que la situacion se puso candela dejò salir la gente para Estados unidos, ademas como mismo dice el articulo desde estados unidos llegan muchisima remesas en dinero que al final se gastan en las tiendas castristas. Ahora te digo,espero que los cubanos de miami nunca tengan oportunidad de ejercer el poder en cuba porque tengo mucho miedo que va a ser un grupo mas que quiere explotar al pais. Esta gente ha sido maniobrada por muchos anos por la FNCA, Miami no es un ejemplo de democracia, allà hablan mucha mierda, te recuerdo que cuando aquello de elian los cubanos de miami quemaron la bandera de estados unidos y el unico lugar en el mundo donde eso unico ocurre es Iran y los pais mas culturalmente mas atrasados del mundo arabe. Para mi es mejor que cuba se quede en las manos del Comandante y todos sus esbirros
albertico- Messaggi : 3204
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Re: La revoluciòn di Raùl all’Avana non è ancora una Revoluciòn
Como no amarte después de este comentario?
sin duda explicaste perfectamente la situación y yo soy la primera que luchará hasta que esto no ocurre
sin duda explicaste perfectamente la situación y yo soy la primera que luchará hasta que esto no ocurre
arcoiris- Admin
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Re: La revoluciòn di Raùl all’Avana non è ancora una Revoluciòn
arcoiris ha scritto:Como no amarte después de este comentario?
sin duda explicaste perfectamente la situación y yo soy la primera que luchará hasta que esto no ocurre
me alegro y te agradezco por entenderme
albertico- Messaggi : 3204
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Re: La revoluciòn di Raùl all’Avana non è ancora una Revoluciòn
albertico ha scritto:arcoiris ha scritto:Como no amarte después de este comentario?
sin duda explicaste perfectamente la situación y yo soy la primera que luchará hasta que esto no ocurre
me alegro y te agradezco por entenderme
Te entiendo, porque es facil pedir cambios, pero lo que la mayoría no dice es como
tampoco quisiera que mi querida isla se va en las manos del tiburón
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Re: La revoluciòn di Raùl all’Avana non è ancora una Revoluciòn
albertico ha scritto:Mira te soy sincero, yo nunca fuì partitidario de la revolucion ni del comandante en jefe. Nunca me ha gustado esta gente que domina cuba desde los anos 50 y siempre me cayeron mal los lamebotas de la izquierda sobre todo italiana. Pero por eso no dejo de admitir los logros de la Revolucion. te digo mas, en algunos aspecto el gobierno de Cuba se comporta como una cupola mafiosa y explota el pais en todos los aspectos sobre todo con respeto a la riqueza del Pais que està controlado por muy poca gente muy bien ligada con el poder. Olvidamonos que faltan muchas libertades y mas cosa. Yo siguo pensando que Castro no se cayò en los ultimos treinta anos porque cada vez que la situacion se puso candela dejò salir la gente para Estados unidos, ademas como mismo dice el articulo desde estados unidos llegan muchisima remesas en dinero que al final se gastan en las tiendas castristas. Ahora te digo,espero que los cubanos de miami nunca tengan oportunidad de ejercer el poder en cuba porque tengo mucho miedo que va a ser un grupo mas que quiere explotar al pais. Esta gente ha sido maniobrada por muchos anos por la FNCA, Miami no es un ejemplo de democracia, allà hablan mucha mierda, te recuerdo que cuando aquello de elian los cubanos de miami quemaron la bandera de estados unidos y el unico lugar en el mundo donde eso unico ocurre es Iran y los pais mas culturalmente mas atrasados del mundo arabe. Para mi es mejor que cuba se quede en las manos del Comandante y todos sus esbirros
asi mismo ....puede seguir con esta forma pero tienen q avrir mucho mas....es bueno lo q hicieron q en los ultimos años pero tiene q seguir adelante mas rapido
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Re: La revoluciòn di Raùl all’Avana non è ancora una Revoluciòn
arcoiris ha scritto:Como no amarte después de este comentario?
sin duda explicaste perfectamente la situación y yo soy la primera que luchará hasta que esto no ocurre
mah..Cuba gobiernata da una ..cupola mafiosa..
non saprei se merece..luchar pa eso..
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Re: La revoluciòn di Raùl all’Avana non è ancora una Revoluciòn
arcoiris ha scritto:explica pf
quotavo solo le condivisibili,per me,considerazioni di Albertico:
en algunos aspecto el gobierno de Cuba se comporta como una cupola mafiosa y explota el pais en todos los aspectos sobre todo con respeto a la riqueza del Pais que està controlado por muy poca gente muy bien ligada con el poder. Olvidamonos que faltan muchas libertades y mas cosa. Yo siguo pensando que Castro no se cayò en los ultimos treinta anos porque cada vez que la situacion se puso candela dejò salir la gente para Estados unidos, ademas como mismo dice el articulo desde estados unidos llegan muchisima remesas en dinero que al final se gastan en las tiendas castristas
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