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Cuba apre al mercato libero?

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Messaggio Da arcoiris Gio 11 Lug 2013 - 9:20

Il regime comunista e socialista cubano ha ceduto imprese statali per iniziative private annunciando la creazione delle prime cooperative non agricole. Non succedeva dal 1959, anno di inizio della rivoluzione castrista.
A scriverlo è il quotidiano del Partito Comunista, Granma: "A partire da oggi 124 cooperative hanno cominciato a funzionare in via sperimentale in diversi settori dell'economia. In particolare: edilizia , trasporto, raccolta rifiuti e mercati di produzione varia ",
Le cooperative saranno indipendenti, potranno fissare i prezzi nei casi in cui non sono fissati dallo Stato e riceveranno un trattamento fiscale migliore rispetto alle imprese individuali grazie ad un decreto legge del mese di dicembre dell'anno scorso. La legge inoltre consentirà alle imprese l'assunzione di un numero illimitato di membri ed anche l'impiego trimestrale del personale a seconda dell'esigenza dell'impresa. Il governo ha anche dichiarato che, a partire dal 2014, ci sarà un grosso incremento del settore cooperativo come business alternativo alle piccole e medie imprese statali.
È incredibile ma il presidente Raul Castro, sembrerebbe perseguire l'obiettivo che lo Stato diventi più efficiente ed esca dalle attività economiche più importanti quali l'agricoltura e servizi al dettaglio. Cina e Vietnam hanno adottato misure analoghe negli ultimi decenni quando hanno cominciato a spostarsi verso un "socialismo di mercato". Oggi, quasi il 95% del Pil cubano è prodotto dallo Stato.
Il governo di Castro invece, con una svolta senza precedenti, vorrebbe portare entro 4-5 anni la produzione del "non Stato" tra il 40% ed il 45%. Sempre il governo ha inoltre già provveduto a deregolamentare le piccole imprese private nella vendita al dettaglio, affittando ai dipendenti piccoli negozi gestiti dallo Stato, taxi e terreni statali incolti per aspiranti piccoli agricoltori in cerca di lavoro.
I piani governativi per il prossimo anno prevedono la riduzione della forza lavoro dello Stato di almeno il 20%, circa un milione di lavoratori, l'eliminazione dei sussidi a favore di programmi di welfare e la concessione alle imprese statali di maggiore autonomia. Gli economisti locali hanno detto che un importante cambiamento per il settore "non-stato" significherà lo spostamento di grandi blocchi di attività economica ora gestita esclusivamente dal governo.Questo significa che anche aziende di media grandezza, diventeranno cooperative o imprese di proprietà individuale.
Questo cambiamento per Cuba può far gridare al miracolo? Raùl era un militante comunista e sovietico già all'epoca in cui Fidel aveva propensione fascista e militava nel partito ortodosso di Eduardo Chibas. Fu proprio Raùl a far cambiare direzione alla rivoluzione convincendo Fidel ad una apertura verso Mosca, quando invece era iniziata in maniera completamente diversa.
E fu proprio lui, Raùl, a sorreggere il regime cubano dietro al più affascinante e barbuto fratello. Di 5 anni più giovane di Fidel, Raùl Castro ha sempre comandato dalle "seconde file", lasciando altri in pasto all'opinione pubblica.
Raùl è il vero leader della nomenklatura militare a Cuba, che è quella che gestisce l'economia chiusa (turismo-zucchero) e che, come è anche facile immaginare, ne detiene i guadagni maggiori.
Come mai allora questa timida apertura verso una economia meno statalista? L'approccio economico tecnocratico volto a spostare l'economia cubana verso un modello cinese o vietnamita sembra più legato al momento di crisi globale, piuttosto che una reale apertura al mercato libero, anche se questo cambio di linea è certamente un passo importante. Secondo il governo cubano, più di 430.000 persone lavorano nel settore non statale, che è costituito da imprenditori privati ed i loro dipendenti.

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