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«le cose sono migliorate... ma non cambiate».
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«le cose sono migliorate... ma non cambiate».
Qualche giorno fa, a L’Avana, un intellettuale cubano spiegava che sull’isola «le cose sono migliorate... ma non cambiate». Il declino fisico di Fidel Castro, che nel 2008 ha lasciato le leve del potere al fratello Raúl, e le cattive condizioni dell’economia hanno spinto, nel 2011, il governo a varare un’agenda di riforme in 311 punti che secondo Raúl Castro dovrebbe condurre a un socialismo «prospero e sostenibile». In particolare, le possibilità di lasciare l’isola oggi sono maggiori ed è nato un nucleo di economia privata, soprattutto legata al turismo, che oggi si calcola possa contare su 470 mila piccole imprese.
Passi avanti
Il cambiamento qualitativo, però, non è arrivato né in economia – dove lo Stato è sempre onnipresente e la concorrenza sconosciuta – né in politica – dove non esistono forme associative d’opposizione e la libertà d’espressione è tuttora negata. La situazione ha spinto una serie di economisti cubani a criticare la rigida impostazione verticista che di fatto impedisce il commercio, l’impresa su una scala decente, l’organizzazione di mercati e quindi la crescita. Con il risultato che, mediamente, un lavoratore (dello Stato) guadagna l’equivalente di 25 euro al mese. Secondo l’agenzia Reuters, durante un recente seminario all’università dell’Avana, alcuni influenti economisti, in gran parte membri del partito comunista, hanno criticato la pianificazione centralizzata, il passo troppo lento delle riforme e la difesa dello status quo. Che alcune voci critiche inizino a farsi sentire è probabilmente indicativo del fatto che i primi esempi di classe media, legata ai piccoli business privati, stanno iniziando a influenzare il dibattito anche nei circoli del potere.
Punti nevralgici
Novità minime, che probabilmente però rivelano l’esistenza di una breccia nella quale i Paesi occidentali, soprattutto gli Stati Uniti, potrebbero inserirsi per aiutare Cuba a cambiare veramente. Washington mantiene verso l’isola caraibica un embargo da 54 anni, da poco dopo la caduta del regime del dittatore Fulgencio Batista, allo scopo di fare crollare il regime comunista. Senza risultati, nonostante l’ormai consolidata fine della Guerra Fredda, della quale Cuba fu uno dei punti nevralgici. La fine delle sanzioni, a questo punto, potrebbe essere quello stimolo che allarga la breccia, in economia come per i diritti civili, accelera il cambiamento e lo rende irreversibile. Anche il 56% degli americani si dice ormai favorevole a una svolta del genere
Passi avanti
Il cambiamento qualitativo, però, non è arrivato né in economia – dove lo Stato è sempre onnipresente e la concorrenza sconosciuta – né in politica – dove non esistono forme associative d’opposizione e la libertà d’espressione è tuttora negata. La situazione ha spinto una serie di economisti cubani a criticare la rigida impostazione verticista che di fatto impedisce il commercio, l’impresa su una scala decente, l’organizzazione di mercati e quindi la crescita. Con il risultato che, mediamente, un lavoratore (dello Stato) guadagna l’equivalente di 25 euro al mese. Secondo l’agenzia Reuters, durante un recente seminario all’università dell’Avana, alcuni influenti economisti, in gran parte membri del partito comunista, hanno criticato la pianificazione centralizzata, il passo troppo lento delle riforme e la difesa dello status quo. Che alcune voci critiche inizino a farsi sentire è probabilmente indicativo del fatto che i primi esempi di classe media, legata ai piccoli business privati, stanno iniziando a influenzare il dibattito anche nei circoli del potere.
Punti nevralgici
Novità minime, che probabilmente però rivelano l’esistenza di una breccia nella quale i Paesi occidentali, soprattutto gli Stati Uniti, potrebbero inserirsi per aiutare Cuba a cambiare veramente. Washington mantiene verso l’isola caraibica un embargo da 54 anni, da poco dopo la caduta del regime del dittatore Fulgencio Batista, allo scopo di fare crollare il regime comunista. Senza risultati, nonostante l’ormai consolidata fine della Guerra Fredda, della quale Cuba fu uno dei punti nevralgici. La fine delle sanzioni, a questo punto, potrebbe essere quello stimolo che allarga la breccia, in economia come per i diritti civili, accelera il cambiamento e lo rende irreversibile. Anche il 56% degli americani si dice ormai favorevole a una svolta del genere
albertico- Messaggi : 3204
Data d'iscrizione : 04.11.12
Località : Vicenza
Carattere : Allergico alle richieste di ayudas y di ricariche singole doppie o triple
Re: «le cose sono migliorate... ma non cambiate».
Albertico, tu k acabas de regresar de Cuba, vedi veramente che le cose sono migliorati?
secondo me, da una parte fanno contenti a tutti con 3 o 4 riforme, dall' altra parte gli rompono le gambe con altri 30 prohibizioni
secondo me, da una parte fanno contenti a tutti con 3 o 4 riforme, dall' altra parte gli rompono le gambe con altri 30 prohibizioni
arcoiris- Admin
- Messaggi : 15647
Data d'iscrizione : 25.04.12
Età : 47
Carattere : vieja y desbaratada pero fantasiosa y calientica
Re: «le cose sono migliorate... ma non cambiate».
arcoiris ha scritto:Albertico, tu k acabas de regresar de Cuba, vedi veramente che le cose sono migliorati?
secondo me, da una parte fanno contenti a tutti con 3 o 4 riforme, dall' altra parte gli rompono le gambe con altri 30 prohibizioni
e mi tocca ari-quotare la superMonja...
mosquito- Admin
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Data d'iscrizione : 25.04.12
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Carattere : el VIEJO puttaniere
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