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Come camminano le kubane
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Come camminano le kubane
By Alexzarla
http://www.ilbelloallavana.com/2015/04/le-donne-cubane-camminano.html
Le donne cubane camminano
Era il 1995. Settembre.
Sbarcavo per la prima volta a Cuba. Non mi aspettavo niente. Ero pentito di essere partito. Un viaggio assurdo per dimenticare un amore che era finito in Italia. E tutto mi teneva là. In quella attesa di un ritorno, di un aggiustamento qualsiasi di un equilibrio che si era rotto. Una dogana estenuante. Una fila infinita ed una totale assenza di motivazioni. Non ero quelle facce piene di speranze. Non ero quelle facce che cercavano sole, avventure, Caraibi. Ero appena tornato da un mese in Tailandia in giro per monasteri (sarà stato quello che aveva fatto scappare quell'amore? Facile). L'anno prima in India. Accarezzavo da mesi l'idea di fare il monaco. Lo dicevo a mezza bocca a me stesso. Scelta difficile. Tutto mi portava là, ma poi fili molto più terreni mi tenevano nel dubbio, collegato al mio bisogno di terra, di carne, di mondo.
Superavo quella dogana e mi infilavo in un pulmino che mi aspettava. "Sarlatti?" - "Presente!". Un caldo untuoso rinforzava tutti i miei dubbi e sfociava in un'unica certezza: "viaggio sbagliato". Hotel Habana Libre. Appoggio il bagaglio in camera e guardo dalla finestra. Una città sconosciuta. Passo alcuni minuti così, a guardare formiche. Decido di scendere. Ho visto un bar all'ingresso. Mi siedo lì e guardo. Guardo. È lì che l'ho incontrato per la prima volta. È lì che è cambiato tutto. Il camminare. Se mi domandano cosa mi piace delle donne cubane, non ho dubbi: come camminano. Tutte. È un discorso che va al di là della bellezza e dell'attrazione. È un discorso religioso. O meglio, spirituale. Le donne cubane sanno camminare. Quando camminare non è solo mettere un piede davanti all'altro. Quando non è solo raggiungere una destinazione. Camminare è il valore del viaggio. Il primato del percorso. Il mistero. Quello che c'è, nel presente, momento dopo momento. Le osservavo e volevo provare a me stesso che la prima donna che avevo visto camminare non fosse un'eccezione. Non lo era. Donne, anziane, bambine, bianche, nere. Tutte, in questa elegante meditazione camminata. Venivo da anni in cui avevo ammirato donne silenziose nei monasteri, cercare, passo dopo passo, nell'eleganza del presente, il senso di questa barchetta in cui siamo tutti stipati. Passi senza destinazione per interrogare il destino. Ad ogni respiro. Ed allora, lì, in quel bar di una città lontana da tutto, vedevo un mondo che faceva del camminare un'opera d'arte, una disciplina dello spirito. Equilibrio. Questa fu la prima descrizione. Persone che stanno bene. Col proprio corpo, nel proprio corpo. Perfetta coordinazione. Immediatamente tornavano su centinaia di pagine che parlavano di equilibri energetici, centri, Gurdjeff prima di tutto, ma anche Thich Nhat Hanh, Krishnamurti, il sufismo. Fu lì che cominciò il mio viaggio. Fu quando capii che Cuba era un paese spirituale. Che quelle donne che camminavano con la nobiltà di un monaco, senza mille libri e mille ritiri meditativi alle spalle, avevano un rapporto migliore con il mistero, con la paura, con la morte. A distanza di vent'anni io non sono diventato monaco e mi sorprendo ancora a guardarle camminare. Sono ben lontano da uno sguardo senza "peccato", sia ben chiaro. Per certi versi è il mio tormento, (il mio karma direbbero quelli bravi), essere irrimediabilmente di terra e di cielo, ma quando addormento per istanti il mio istinto di conquista vedo ancora la bellezza di una lezione sempre in corso. L'attenzione al viaggio. L'assenza di fretta. Il gusto totale di essere dove si è, nel presente, nel proprio corpo, qui ed ora. Le donne cubane camminano. Camminano davvero. Non so quali siano le cause di questo salto evolutivo. Me lo domando spesso. Perché ballano? Non credo. La loro costituzione fisica? No, non soltanto. Il caldo? Il sole? Non lo so. Forse tutto questo. Ma anche dell'altro. Io ci vedo una specie di saggezza, quella che non prende sul serio le mete da raggiungere, gli obiettivi, ma si cala anima e corpo nel presente, un passo alla volta, fino a chissà dove. Quando il dove non è importante.
Se vi capita, sedetevi in un parco qualunque di L'avana per un pomeriggio intero e guardatele camminare. Nessuno vi crederà ma state meditando.
http://www.ilbelloallavana.com/2015/04/le-donne-cubane-camminano.html
Le donne cubane camminano
Era il 1995. Settembre.
Sbarcavo per la prima volta a Cuba. Non mi aspettavo niente. Ero pentito di essere partito. Un viaggio assurdo per dimenticare un amore che era finito in Italia. E tutto mi teneva là. In quella attesa di un ritorno, di un aggiustamento qualsiasi di un equilibrio che si era rotto. Una dogana estenuante. Una fila infinita ed una totale assenza di motivazioni. Non ero quelle facce piene di speranze. Non ero quelle facce che cercavano sole, avventure, Caraibi. Ero appena tornato da un mese in Tailandia in giro per monasteri (sarà stato quello che aveva fatto scappare quell'amore? Facile). L'anno prima in India. Accarezzavo da mesi l'idea di fare il monaco. Lo dicevo a mezza bocca a me stesso. Scelta difficile. Tutto mi portava là, ma poi fili molto più terreni mi tenevano nel dubbio, collegato al mio bisogno di terra, di carne, di mondo.
Superavo quella dogana e mi infilavo in un pulmino che mi aspettava. "Sarlatti?" - "Presente!". Un caldo untuoso rinforzava tutti i miei dubbi e sfociava in un'unica certezza: "viaggio sbagliato". Hotel Habana Libre. Appoggio il bagaglio in camera e guardo dalla finestra. Una città sconosciuta. Passo alcuni minuti così, a guardare formiche. Decido di scendere. Ho visto un bar all'ingresso. Mi siedo lì e guardo. Guardo. È lì che l'ho incontrato per la prima volta. È lì che è cambiato tutto. Il camminare. Se mi domandano cosa mi piace delle donne cubane, non ho dubbi: come camminano. Tutte. È un discorso che va al di là della bellezza e dell'attrazione. È un discorso religioso. O meglio, spirituale. Le donne cubane sanno camminare. Quando camminare non è solo mettere un piede davanti all'altro. Quando non è solo raggiungere una destinazione. Camminare è il valore del viaggio. Il primato del percorso. Il mistero. Quello che c'è, nel presente, momento dopo momento. Le osservavo e volevo provare a me stesso che la prima donna che avevo visto camminare non fosse un'eccezione. Non lo era. Donne, anziane, bambine, bianche, nere. Tutte, in questa elegante meditazione camminata. Venivo da anni in cui avevo ammirato donne silenziose nei monasteri, cercare, passo dopo passo, nell'eleganza del presente, il senso di questa barchetta in cui siamo tutti stipati. Passi senza destinazione per interrogare il destino. Ad ogni respiro. Ed allora, lì, in quel bar di una città lontana da tutto, vedevo un mondo che faceva del camminare un'opera d'arte, una disciplina dello spirito. Equilibrio. Questa fu la prima descrizione. Persone che stanno bene. Col proprio corpo, nel proprio corpo. Perfetta coordinazione. Immediatamente tornavano su centinaia di pagine che parlavano di equilibri energetici, centri, Gurdjeff prima di tutto, ma anche Thich Nhat Hanh, Krishnamurti, il sufismo. Fu lì che cominciò il mio viaggio. Fu quando capii che Cuba era un paese spirituale. Che quelle donne che camminavano con la nobiltà di un monaco, senza mille libri e mille ritiri meditativi alle spalle, avevano un rapporto migliore con il mistero, con la paura, con la morte. A distanza di vent'anni io non sono diventato monaco e mi sorprendo ancora a guardarle camminare. Sono ben lontano da uno sguardo senza "peccato", sia ben chiaro. Per certi versi è il mio tormento, (il mio karma direbbero quelli bravi), essere irrimediabilmente di terra e di cielo, ma quando addormento per istanti il mio istinto di conquista vedo ancora la bellezza di una lezione sempre in corso. L'attenzione al viaggio. L'assenza di fretta. Il gusto totale di essere dove si è, nel presente, nel proprio corpo, qui ed ora. Le donne cubane camminano. Camminano davvero. Non so quali siano le cause di questo salto evolutivo. Me lo domando spesso. Perché ballano? Non credo. La loro costituzione fisica? No, non soltanto. Il caldo? Il sole? Non lo so. Forse tutto questo. Ma anche dell'altro. Io ci vedo una specie di saggezza, quella che non prende sul serio le mete da raggiungere, gli obiettivi, ma si cala anima e corpo nel presente, un passo alla volta, fino a chissà dove. Quando il dove non è importante.
Se vi capita, sedetevi in un parco qualunque di L'avana per un pomeriggio intero e guardatele camminare. Nessuno vi crederà ma state meditando.
mosquito- Admin
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Data d'iscrizione : 25.04.12
Località : Bollo.gna
Carattere : el VIEJO puttaniere
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