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elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
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elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
anche se si tratta di Venezuela
dati i rapporti..
si puo' considerare tambien una noticia ..kubana..:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f2a92cec-a900-425b-94d5-11eb7d9b2ad8.html
dati i rapporti..
si puo' considerare tambien una noticia ..kubana..:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f2a92cec-a900-425b-94d5-11eb7d9b2ad8.html
Ultima modifica di mosquito il Mer 10 Ott 2012 - 1:40 - modificato 2 volte.
mosquito- Admin
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Re: elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
http://www.repubblica.it/esteri/2012/10/08/news/elezioni_venezuela-44090510/
Hugo Chavez vince e festeggia il quarto mandato con oltre un'ora di fuochi d'artificio che illuminano e scuotono la notte di Caracas. Con il 90 per cento dei voti scrutinati il presidente venezuelano uscente ha ottenuto il 54,2 per cento dei voti (7 milioni e 400mila) contro il 45 per cento (6 milioni e 200mila) del suo principale avversario, Henrique Capriles. Chavez vince ma non è un trionfo. Anzi. Dal 2006, quando sfiorò il 63 per cento dei suffragi, ha perso nove punti in percentuale. Non poco per un presidente e un governo che in Venezuela controllano tutto: dalla macchina dello Stato, utilizzata a piene mani per conservare il consenso, ai profitti del petrolio, l'unica vera e fenomenale risorsa del Paese. Mentre Capriles, che partiva dal 36 per cento ottenuto dall'opposizione sei anni fa, conquista tutto quello che perde Chavez.
Ormai tra i due blocchi, anche ideologici, che si contendono il governo del Venezuela c'è poco più di un milione di voti di differenza. Sei anni fa erano più di tre milioni. La forza di Chávez, anche se non è più il candidato invincibile di qualche anno fa, continua ad essere nel suo talento populista e nei programmi sociali finanziati grazie al controllo su Pdvsa, la holding del greggio. Ha aumentato il salario minimo, alzato le pensioni, allungato le ferie. Il prezzo per il Paese è alto perché ha debilitato il settore dell'industria privata e aumentato a dismisura il ruolo di uno Stato che ha sempre più impiegati e sempre più
ruoli nella società. Ma d'altra parte il suo obiettivo è quello del "socialismo del XXI secolo", sempre più Stato e sempre meno mercato. Se la "rivoluzione bolivariana" subirà una nuova accelerazione o un ripensamento tattico è presto per dirlo dopo un'elezione che ha registrato una partecipazione eccezionale, l'81 per cento dei 19 milioni aventi diritto al voto, il 6% in più rispetto al 2006.
A giudicare dai grandi festeggiamenti per la vittoria la paura di perdere deve essere stata tanta. Parlando dal palazzo di Miraflores, Chávez ha mostrato ai suoi sostenitori la spada del padre della patria, Simon Bolivar. E in un lungo discorso ha detto che s'impegna a costruire "un grande Venezuela", "un Venezuela potente ogni giorno più democratico, più libero e più giusto". Poi ringraziato "i dirigenti dell'opposizione" guidati da Capriles, i quali hanno riconosciuto "la vittoria del popolo. Non si sono piegati ai piani di destabilizzazione che alcuni stavano accarezzando". "Viva la patria, viva l'allegria, viva il socialismo, hasta la victoria siempre", ha concluso in un tripudio di fuochi d'artificio.
Il nuovo mandato è per sei anni. Un ventennio di potere dal 1998. Resta l'incognita della malattia. Le cartelle cliniche di Chávez sono segrete. E' stato operato per un tumore due volte e in campagna elettorale ha detto di "averlo già dimenticato".
Un segnale per capire qualcosa di più ci sarà presto. Per la Costituzione in caso di incapacità del presidente bisogna tornare a votare. Se in Parlamento il partito di Chávez cercherà di modificare la regola a favore di un vicepresidente che possa terminare il mandato vorrà dire che la malattia non è così superata come il presidente vuole far credere
Hugo Chavez vince e festeggia il quarto mandato con oltre un'ora di fuochi d'artificio che illuminano e scuotono la notte di Caracas. Con il 90 per cento dei voti scrutinati il presidente venezuelano uscente ha ottenuto il 54,2 per cento dei voti (7 milioni e 400mila) contro il 45 per cento (6 milioni e 200mila) del suo principale avversario, Henrique Capriles. Chavez vince ma non è un trionfo. Anzi. Dal 2006, quando sfiorò il 63 per cento dei suffragi, ha perso nove punti in percentuale. Non poco per un presidente e un governo che in Venezuela controllano tutto: dalla macchina dello Stato, utilizzata a piene mani per conservare il consenso, ai profitti del petrolio, l'unica vera e fenomenale risorsa del Paese. Mentre Capriles, che partiva dal 36 per cento ottenuto dall'opposizione sei anni fa, conquista tutto quello che perde Chavez.
Ormai tra i due blocchi, anche ideologici, che si contendono il governo del Venezuela c'è poco più di un milione di voti di differenza. Sei anni fa erano più di tre milioni. La forza di Chávez, anche se non è più il candidato invincibile di qualche anno fa, continua ad essere nel suo talento populista e nei programmi sociali finanziati grazie al controllo su Pdvsa, la holding del greggio. Ha aumentato il salario minimo, alzato le pensioni, allungato le ferie. Il prezzo per il Paese è alto perché ha debilitato il settore dell'industria privata e aumentato a dismisura il ruolo di uno Stato che ha sempre più impiegati e sempre più
ruoli nella società. Ma d'altra parte il suo obiettivo è quello del "socialismo del XXI secolo", sempre più Stato e sempre meno mercato. Se la "rivoluzione bolivariana" subirà una nuova accelerazione o un ripensamento tattico è presto per dirlo dopo un'elezione che ha registrato una partecipazione eccezionale, l'81 per cento dei 19 milioni aventi diritto al voto, il 6% in più rispetto al 2006.
A giudicare dai grandi festeggiamenti per la vittoria la paura di perdere deve essere stata tanta. Parlando dal palazzo di Miraflores, Chávez ha mostrato ai suoi sostenitori la spada del padre della patria, Simon Bolivar. E in un lungo discorso ha detto che s'impegna a costruire "un grande Venezuela", "un Venezuela potente ogni giorno più democratico, più libero e più giusto". Poi ringraziato "i dirigenti dell'opposizione" guidati da Capriles, i quali hanno riconosciuto "la vittoria del popolo. Non si sono piegati ai piani di destabilizzazione che alcuni stavano accarezzando". "Viva la patria, viva l'allegria, viva il socialismo, hasta la victoria siempre", ha concluso in un tripudio di fuochi d'artificio.
Il nuovo mandato è per sei anni. Un ventennio di potere dal 1998. Resta l'incognita della malattia. Le cartelle cliniche di Chávez sono segrete. E' stato operato per un tumore due volte e in campagna elettorale ha detto di "averlo già dimenticato".
Un segnale per capire qualcosa di più ci sarà presto. Per la Costituzione in caso di incapacità del presidente bisogna tornare a votare. Se in Parlamento il partito di Chávez cercherà di modificare la regola a favore di un vicepresidente che possa terminare il mandato vorrà dire che la malattia non è così superata come il presidente vuole far credere
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Re: elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
http://www.politica24.it/articolo/hugo-chavez-tutti-i-segreti-dell-uomo-eletto-per-la-quarta-volta-presidente-del-venezuela/25031/
Hugo Chavez è stato rieletto per la quarta volta presidente del Venezuela con il 54% dei consensi. Il politico ed ex militare venezuelano, che è al potere dal 1999, ha battuto il suo rivale Henrique Capriles, che ha ottenuto il 44% dei voti. L’affluenza alle urne è stata molto alta con una partecipazione al voto superiore all’80%. Gli osservatori internazionali hanno definito il sistema elettorale venezuelano affidabile e non ci sono ombre o dubbi sulla regolarità del processo elettorale. Capriles ha subito riconosciuto la propria sconfitta e si è complimentato con il “presidente boliviariano” che resterà in carica fino al 2019. Durante la campagna elettorale, Chavez ha puntato molto sui programmi sociali indirizzati ai meno abbienti, alle favelas e alle province agricole concentrandosi sulla sua filosofia: più Stato e meno mercato.
La vittoria del leader della rivoluzione bolivariana Hugo Chavez, che è da sempre un estremo portavoce del socialismo nazionale e democratico, è stata accolta con soddisfazione da tutti i Paesi latinoamericani mentre la reazione di Usa ed Europa è stata piuttosto fredda in quanto si aspettavano un cambio di rotta.
Hugo Chavez non gode però di ottima salute. E’ stato operato per ben due volte a Cuba, ma la diagnosi e la sua capacità di ripresa sono avvolte nel mistero e rappresentano uno dei tanti segreti di Stato. Il presidente del Venezuela ha più volte fatto parlare di sé per alcune sue dichiarazioni choc e prive di senso. Molte sue crociate contro alcuni fenomeni di costume tipicamente occidentali sono finite al centro di polemiche e critiche internazionali. E’ un politico che riesce a catalizzare l’attenzione dei media di tutto il mondo anche per via delle sue sparate.
Tra le sue dichiarazioni più folli vi è sicuramente quella in cui ha accusato gli Stati Uniti di aver sviluppato una tecnica per inoculare il cancro. Lo scorso anno il presidente venezuelano accusò gli scienziati americani di essere i veri responsabili di questa malattia che ha colpito diversi capi di Stato sudamericani: dai brasiliani Luis Inacio Lula da Silva e il successore Dilma Rousseff al paraguaiano Fernando Lugo fino al capo di Stato argentino Cristina Fernandez de Kirchner. «Fidel me l’ha sempre detto: “Hugo fai attenzione. Gli americani hanno sviluppato delle tecnologie. Non sei abbastanza attento. Controlla quello che mangi e quello che ti viene portato da mangiare. Con un piccolo ago possono iniettarti Dio solo sa cosa”». In poche parole per Chavez il cancro è colpa degli Usa.
Il bersaglio preferito del presidente venezuelano è sempre l’America. In particolar modo l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Nel 2006 durante un discorso all’assemblea generale dell’Onu dichiarò che Bush era il diavolo. Sempre lo stesso anno durante un discorso settimanale in Tv paragonò Bush a un asino, ubriacone e alcolizzato. Ha più volte insultato gli Usa, invitandoli ad andare all’inferno.
Nel 2007 si divertiva a criticare l’ex segretario di Stato americano Condoleezza Rice paragonandola a una “bambina”. «Ricordati, bambina, io sono come l’albero spinoso che fiorisce in pianura – disse Chavez – Non fare i pasticci con me, Condoleezza. Non fare la furba con me, ragazzina». Nel 2010 accusò gli Usa di aver causato il terremoto ad Haiti (morirono 230mila persone) per colpa di un test di armi e li accusò successivamente di occupare il territorio sotto copertura per giungere in Venezuela e “rubare” il petrolio.
Nei suoi discorsi ci sono sempre attacchi al capitalismo ritenuto responsabile di molti problemi del mondo ed essendo anche causa del prosciugamento delle risorse della Terra. Lui infatti è un acceso critico della globalizzazione neoliberista e della politica estera statunitense. In occasione della giornata mondiale dell’acqua dell’anno scorso accusò il capitalismo di aver distrutto Marte: «Non è da escludere che vi sia stata una qualche forma di civiltà su Marte, ma forse sul pianeta rosso sono arrivati il capitalismo e l’imperialismo ed hanno distrutto tutto».
Il presidente venezuelano si è schierato anche contro Israele, grande alleato degli Usa, durante una trasmissione televisiva del 2006: «Israele è impazzito e responsabile di un nuovo Olocausto. Sta attaccando i bambini, e nessuno sa quanti sono stati sepolti».
In occasione del vertice G-15 per lo sviluppo di nazioni nel 2004, il capo delle missioni bolivariane elogiò il dittatore dello Zimbabwe, Robert Mugabe, paragonandolo a un combattente per la libertà. «Ti consegno una replica della spada del liberatore Simon Bolivar - affermò Chavez – Tu, come Bolivar, hai preso le armi per liberare il tuo popolo. Per te, che, come Bolivar, sei e sarai sempre un combattente per la libertà vera».
Tra le sue sparate celebri spiccano anche quelle contro la festa americana Halloween, considerandola come terrorismo e aggiungendo che il rispetto della festività è usanza strettamente gringo, e contro le protesi al seno. In particolar modo il presidente Chavez ha lanciato una vera e propria battaglia contro le siliconate lo scorso anno, prendendo di mira i medici: «Sono loro a convincere tante donne che senza un seno grande si vive male, ed è una vergogna vedere le ragazze che magari non hanno i soldi a sufficienza per la casa o per i figli, o per comprare un bel vestito, e invece non fanno altro che guardarsi in giro per vedere come operarsi». Un fenomeno occidentale molto diffuso nel suo Paese visto che vengono fatti 30-40.000 interventi all’anno su una popolazione di meno di 30 milioni di abitanti. Ora quali saranno le nuove crociate di Chavez?
Hugo Chavez è stato rieletto per la quarta volta presidente del Venezuela con il 54% dei consensi. Il politico ed ex militare venezuelano, che è al potere dal 1999, ha battuto il suo rivale Henrique Capriles, che ha ottenuto il 44% dei voti. L’affluenza alle urne è stata molto alta con una partecipazione al voto superiore all’80%. Gli osservatori internazionali hanno definito il sistema elettorale venezuelano affidabile e non ci sono ombre o dubbi sulla regolarità del processo elettorale. Capriles ha subito riconosciuto la propria sconfitta e si è complimentato con il “presidente boliviariano” che resterà in carica fino al 2019. Durante la campagna elettorale, Chavez ha puntato molto sui programmi sociali indirizzati ai meno abbienti, alle favelas e alle province agricole concentrandosi sulla sua filosofia: più Stato e meno mercato.
La vittoria del leader della rivoluzione bolivariana Hugo Chavez, che è da sempre un estremo portavoce del socialismo nazionale e democratico, è stata accolta con soddisfazione da tutti i Paesi latinoamericani mentre la reazione di Usa ed Europa è stata piuttosto fredda in quanto si aspettavano un cambio di rotta.
Hugo Chavez non gode però di ottima salute. E’ stato operato per ben due volte a Cuba, ma la diagnosi e la sua capacità di ripresa sono avvolte nel mistero e rappresentano uno dei tanti segreti di Stato. Il presidente del Venezuela ha più volte fatto parlare di sé per alcune sue dichiarazioni choc e prive di senso. Molte sue crociate contro alcuni fenomeni di costume tipicamente occidentali sono finite al centro di polemiche e critiche internazionali. E’ un politico che riesce a catalizzare l’attenzione dei media di tutto il mondo anche per via delle sue sparate.
Tra le sue dichiarazioni più folli vi è sicuramente quella in cui ha accusato gli Stati Uniti di aver sviluppato una tecnica per inoculare il cancro. Lo scorso anno il presidente venezuelano accusò gli scienziati americani di essere i veri responsabili di questa malattia che ha colpito diversi capi di Stato sudamericani: dai brasiliani Luis Inacio Lula da Silva e il successore Dilma Rousseff al paraguaiano Fernando Lugo fino al capo di Stato argentino Cristina Fernandez de Kirchner. «Fidel me l’ha sempre detto: “Hugo fai attenzione. Gli americani hanno sviluppato delle tecnologie. Non sei abbastanza attento. Controlla quello che mangi e quello che ti viene portato da mangiare. Con un piccolo ago possono iniettarti Dio solo sa cosa”». In poche parole per Chavez il cancro è colpa degli Usa.
Il bersaglio preferito del presidente venezuelano è sempre l’America. In particolar modo l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Nel 2006 durante un discorso all’assemblea generale dell’Onu dichiarò che Bush era il diavolo. Sempre lo stesso anno durante un discorso settimanale in Tv paragonò Bush a un asino, ubriacone e alcolizzato. Ha più volte insultato gli Usa, invitandoli ad andare all’inferno.
Nel 2007 si divertiva a criticare l’ex segretario di Stato americano Condoleezza Rice paragonandola a una “bambina”. «Ricordati, bambina, io sono come l’albero spinoso che fiorisce in pianura – disse Chavez – Non fare i pasticci con me, Condoleezza. Non fare la furba con me, ragazzina». Nel 2010 accusò gli Usa di aver causato il terremoto ad Haiti (morirono 230mila persone) per colpa di un test di armi e li accusò successivamente di occupare il territorio sotto copertura per giungere in Venezuela e “rubare” il petrolio.
Nei suoi discorsi ci sono sempre attacchi al capitalismo ritenuto responsabile di molti problemi del mondo ed essendo anche causa del prosciugamento delle risorse della Terra. Lui infatti è un acceso critico della globalizzazione neoliberista e della politica estera statunitense. In occasione della giornata mondiale dell’acqua dell’anno scorso accusò il capitalismo di aver distrutto Marte: «Non è da escludere che vi sia stata una qualche forma di civiltà su Marte, ma forse sul pianeta rosso sono arrivati il capitalismo e l’imperialismo ed hanno distrutto tutto».
Il presidente venezuelano si è schierato anche contro Israele, grande alleato degli Usa, durante una trasmissione televisiva del 2006: «Israele è impazzito e responsabile di un nuovo Olocausto. Sta attaccando i bambini, e nessuno sa quanti sono stati sepolti».
In occasione del vertice G-15 per lo sviluppo di nazioni nel 2004, il capo delle missioni bolivariane elogiò il dittatore dello Zimbabwe, Robert Mugabe, paragonandolo a un combattente per la libertà. «Ti consegno una replica della spada del liberatore Simon Bolivar - affermò Chavez – Tu, come Bolivar, hai preso le armi per liberare il tuo popolo. Per te, che, come Bolivar, sei e sarai sempre un combattente per la libertà vera».
Tra le sue sparate celebri spiccano anche quelle contro la festa americana Halloween, considerandola come terrorismo e aggiungendo che il rispetto della festività è usanza strettamente gringo, e contro le protesi al seno. In particolar modo il presidente Chavez ha lanciato una vera e propria battaglia contro le siliconate lo scorso anno, prendendo di mira i medici: «Sono loro a convincere tante donne che senza un seno grande si vive male, ed è una vergogna vedere le ragazze che magari non hanno i soldi a sufficienza per la casa o per i figli, o per comprare un bel vestito, e invece non fanno altro che guardarsi in giro per vedere come operarsi». Un fenomeno occidentale molto diffuso nel suo Paese visto che vengono fatti 30-40.000 interventi all’anno su una popolazione di meno di 30 milioni di abitanti. Ora quali saranno le nuove crociate di Chavez?
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Re: elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
te metiste conmigo ..pajarito!
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Re: elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
vs le banche
..y l'on Pagano sull'invitacion al festival de venezia 2009
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Re: elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
http://www.desdecuba.com/generaciony/
¿Cómo es la voz de Henrique Capriles? me preguntó hace unos días un vecino. No supe decirle si era aflautada o firme, suave o enérgica, pues los medios de difusión cubanos evitan transmitirla. En su lugar, sólo hemos tenido la posibilidad de escuchar la gritería agitada de Hugo Chávez, los ataques verbales que lanzó a su joven contrincante durante la campaña presidencial. Así que esta mañana hemos visto al mandatario, que lleva ya 13 años en el poder, celebrando su nuevo triunfo electoral. Está claro que un nuevo sexenio para él es también una garantía de sobrevivencia para el gobierno de La Habana.
El gobierno de Raúl Castro se jugó demasiado en los comicios de este 7 de octubre. Pudo haber perdido el apoyo imprescindible de su aliado más dadivoso. El subsidio venezolano le ha permitido al General Presidente implementar, con suma tibieza y lentitud, cambios que se reducen a la esfera económica. Pero este tipo de dependencia, una vez que se establece, termina convirtiéndose en una situación crónica. Ni la entrega de tierras en usufructo ni la ampliación de licencias a los cuentapropistas han logrado que Cuba dé sus primeros pasos en dirección de la autonomía material o de la soberanía financiera. Más que una coyuntura, la necesidad de manutención desde el exterior es parte medular del castrismo, fruto directo de su incapacidad para gestionar acertadamente la economía nacional. No olvidemos la voluminosa renta enviada desde el Kremlin… ahora sustituido por Miraflores. Otra vez a la Plaza de la Revolución le han vuelto a firmar un cheque en blanco, por seis años más.
El 54% de los venezolanos ha ratificado a Hugo Chávez como líder del país, el raulismo tiene entonces un respiro. Pero la elevada polarización en que ha quedado sumida la patria de Bolívar hará más difícil sostener públicamente la manutención de Cuba. Al gobierno de La Habana se le avecinan meses complicados. La de Venezuela ha sido la primera de un ciclo de tres elecciones que influirán en mayor o menor medida sobre nuestra vida nacional. Las presidenciales en Estados Unidos se ubican inmediatamente después en la lista de procesos electorales que nos aguardan. Mitt Romney ha anunciado mano dura con las autoridades de la Isla, pero Barack Obama también puede resultar muy corrosivo para el sistema cubano si profundiza su política de acercamientos familiares, académicos y culturales.
El primer mandato de cinco años de Raúl Castro concluirá en febrero de 2013. Pocos apuestan a que piense retirarse del cargo para dar paso a una figura más joven. Esas elecciones, las terceras que nos aguardan en los próximos meses, son también las últimas en importancia y en expectativas generadas. Ya han comenzado con el proceso de nominación de delegados del Poder Popular y concluirán en la obediente Asamblea Nacional, que aprobará la candidatura para el Consejo de Estado. Si en las urnas venezolanas se ha decidido un subsidio de miles de millones y en las boletas norteamericanas está en juego la relación de esta Isla con el poderoso vecino del Norte, los comicios cubanos huelen a jugada cantada de antemano. Ni siquiera hace falta hacer encuestas, ni sondeos sobre la intención de votos. No hay posibilidad alguna de sorpresas
¿Cómo es la voz de Henrique Capriles? me preguntó hace unos días un vecino. No supe decirle si era aflautada o firme, suave o enérgica, pues los medios de difusión cubanos evitan transmitirla. En su lugar, sólo hemos tenido la posibilidad de escuchar la gritería agitada de Hugo Chávez, los ataques verbales que lanzó a su joven contrincante durante la campaña presidencial. Así que esta mañana hemos visto al mandatario, que lleva ya 13 años en el poder, celebrando su nuevo triunfo electoral. Está claro que un nuevo sexenio para él es también una garantía de sobrevivencia para el gobierno de La Habana.
El gobierno de Raúl Castro se jugó demasiado en los comicios de este 7 de octubre. Pudo haber perdido el apoyo imprescindible de su aliado más dadivoso. El subsidio venezolano le ha permitido al General Presidente implementar, con suma tibieza y lentitud, cambios que se reducen a la esfera económica. Pero este tipo de dependencia, una vez que se establece, termina convirtiéndose en una situación crónica. Ni la entrega de tierras en usufructo ni la ampliación de licencias a los cuentapropistas han logrado que Cuba dé sus primeros pasos en dirección de la autonomía material o de la soberanía financiera. Más que una coyuntura, la necesidad de manutención desde el exterior es parte medular del castrismo, fruto directo de su incapacidad para gestionar acertadamente la economía nacional. No olvidemos la voluminosa renta enviada desde el Kremlin… ahora sustituido por Miraflores. Otra vez a la Plaza de la Revolución le han vuelto a firmar un cheque en blanco, por seis años más.
El 54% de los venezolanos ha ratificado a Hugo Chávez como líder del país, el raulismo tiene entonces un respiro. Pero la elevada polarización en que ha quedado sumida la patria de Bolívar hará más difícil sostener públicamente la manutención de Cuba. Al gobierno de La Habana se le avecinan meses complicados. La de Venezuela ha sido la primera de un ciclo de tres elecciones que influirán en mayor o menor medida sobre nuestra vida nacional. Las presidenciales en Estados Unidos se ubican inmediatamente después en la lista de procesos electorales que nos aguardan. Mitt Romney ha anunciado mano dura con las autoridades de la Isla, pero Barack Obama también puede resultar muy corrosivo para el sistema cubano si profundiza su política de acercamientos familiares, académicos y culturales.
El primer mandato de cinco años de Raúl Castro concluirá en febrero de 2013. Pocos apuestan a que piense retirarse del cargo para dar paso a una figura más joven. Esas elecciones, las terceras que nos aguardan en los próximos meses, son también las últimas en importancia y en expectativas generadas. Ya han comenzado con el proceso de nominación de delegados del Poder Popular y concluirán en la obediente Asamblea Nacional, que aprobará la candidatura para el Consejo de Estado. Si en las urnas venezolanas se ha decidido un subsidio de miles de millones y en las boletas norteamericanas está en juego la relación de esta Isla con el poderoso vecino del Norte, los comicios cubanos huelen a jugada cantada de antemano. Ni siquiera hace falta hacer encuestas, ni sondeos sobre la intención de votos. No hay posibilidad alguna de sorpresas
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Re: elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
Parece que el modelo de izquierda de Chavez no sea tan malo.....
yo creo, que si hoy hubiera elecciones libre en Cuba, Raul ganaría
yo creo, que si hoy hubiera elecciones libre en Cuba, Raul ganaría
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Re: elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
arcoiris ha scritto:Parece que el modelo de izquierda de Chavez no sea tan malo.....
yo creo, que si hoy hubiera elecciones libre en Cuba, Raul ganaría
esa me parece algo de fantapolitica..
necesita por lo meno..un ..competitor..kubano..a kuba..
y no es tan facil encuentrarlo..
a ver.. Yoani?
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Re: elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
Estoy segura que fidel recibiera mas de 90%
Raul no se, pero estoy cierta que gana
Yoanifraude? Quien la conoce en la isla?
Raul no se, pero estoy cierta que gana
Yoanifraude? Quien la conoce en la isla?
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Re: elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
arcoiris ha scritto:Estoy segura que fidel recibiera mas de 90%
Raul no se, pero estoy cierta que gana
Yoanifraude? Quien la conoce en la isla?
pero eso porque internet no se desarrollo'..
estaba todo planiFicato..
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Re: elezioni presidenziali in Venezuela:Chavez batte Capriles ..54 a 44%
No, porque hasta la mayoría de los cubanos afuera tienen una mala espina de Yoanifraude
Ella se crees cosa y tiene este éxito porque la disidencia le hice mucha publicidad
Ella se crees cosa y tiene este éxito porque la disidencia le hice mucha publicidad
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