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il viaje di MINA dai suoi cubandiaries..
Asere Que Bola - A Cuba, esa loca y maravillosa isla :: Provincie :: L'Avana e province cubane :: Santiago de Cuba Capital de Oriente
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il viaje di MINA dai suoi cubandiaries..
http://unitalianainecuador.wordpress.com/category/cuban-diaries/
Il secondo viaggio che faccio con Pedro è a Santiago de Cuba: città “calda” di Cuba (in tutti i sensi!) e capitale della rumba e della cultura più “afro“. Fu da lì che cominciò la Rivoluzione Cubana il 26 Luglio del 1953 con l’assalto alla Caserma Moncada, bastione orientale dell’esercito di Batista.
Arriviamo dopo 15 ore di viaggio in autobus. Ci sono due autisti che si alternano, uno è così ciccione che guida direttamente con la pancia, e l’altro è basso e mingherlino e ha l’età di Matusalemme. Ha due cataratte così spesse sugli occhi che è impossibile capire dove sta guardando…ed è ubriaco fradicio. Ovviamente guida lui per quasi tutto il tragitto.
Arriviamo a Santiago dopo aver ascoltato per tutto il tempo a ripetizione i video di Marco Antonio Solìs (cantate messicano sdolcinato al punto da essere stomachevole, un po’ un Gigi D’Alessio della situazione)..e le persone in autobus con noi pensano davvero di essere a un suo concerto perché tutte cantano a squarciagola alzandosi in piedi e battendo le mani; e nonostante questo, Pedro riusce a dormire per tutto il tempo!
A Santiago ci aspetta Jorge, un amico di Pedro, e ci fa fare un primo giro per la città. E’ luglio del 2008, e la città si prepara al tradizionale discorso del 26 luglio di fronte al Moncada che prima teneva Fidel. Quest’anno tocca a Raùl, e sarà il suo primo discorso da Presidente eletto. La funzione di questo discorso è di indicare le linee politiche dell’anno che verrà, quali misure si intenderanno assumere e quali politiche. C’è molta tensione in giro perché Raùl ha fama di essere più “liberale” (se di liberale si può parlare) di suo fratello maggiore, e tutti si aspettano che dica qualcosa sulla riforma del sistema migratorio alla quale si è rivolto spesso negli ultimi mesi (cosa che non sarebbe avvenuta). La morale è che la città è in fermento, ed in preparazione all’arrivo di Raùl tutti gli edifici più visibili sono stati dipinti e le strade riasfaltate. Hanno addirittura cambiato le tuberie dell’acqua della città, e quindi per strada c’è un sacco di polvere, enormi tubi accatastati…e molte, molte, moltissime cucarachas!
Passiamo per il centro dove è già cominciato il carnevale! Resto un po’ shockata da come le persone ballano e mi sento in un film porno vivente. Tutti si attaccano a tutti, ci sono fiumi di birra (altra cosa che non è facile vedere all’Avana), musica e grigliate ovunque. Sono tutti più o meno ubriachi e festosi.
Ci avviciniamo a un banchetto a comprare un po’ di birra, dietro ci noi c’è un signore che cucina wurstel sulle braci. Ma in realtà non sono braci…è proprio fuoco vivo…anzi, lo guardo un po’ preoccupata perché le fiamme sono un po’ troppo alte per essere in mezzo alle persone, e oltretutto è giusto sotto il ramo di un albero…ed effettivamente pochi secondi dopo l’albero prende fuoco! I più vicini si spostano urlano, gli altri si siedono tranquilli incuriositi dallo spettacolo! Le fiamme divampano e arrivano ai cavi dell’elettricità, che scoppiettano e in una fiammata finale saltano! Si spengono le luci, si spegne la musica…è finita la festa…sto per andare via quando Pedro mi strattona per un braccio verso lo stand della birra: “Compriamo la birra prima che i frigoriferi diventino caldi!!!”
La gente fa spazio ad una macchina con il baule aperto, dentro ci sono due altoparlanti da discoteca, qualcuno presta all’autista una chiavetta con le ultime canzoni di reggaeton, e ricomincia la festa!
Il secondo viaggio che faccio con Pedro è a Santiago de Cuba: città “calda” di Cuba (in tutti i sensi!) e capitale della rumba e della cultura più “afro“. Fu da lì che cominciò la Rivoluzione Cubana il 26 Luglio del 1953 con l’assalto alla Caserma Moncada, bastione orientale dell’esercito di Batista.
Arriviamo dopo 15 ore di viaggio in autobus. Ci sono due autisti che si alternano, uno è così ciccione che guida direttamente con la pancia, e l’altro è basso e mingherlino e ha l’età di Matusalemme. Ha due cataratte così spesse sugli occhi che è impossibile capire dove sta guardando…ed è ubriaco fradicio. Ovviamente guida lui per quasi tutto il tragitto.
Arriviamo a Santiago dopo aver ascoltato per tutto il tempo a ripetizione i video di Marco Antonio Solìs (cantate messicano sdolcinato al punto da essere stomachevole, un po’ un Gigi D’Alessio della situazione)..e le persone in autobus con noi pensano davvero di essere a un suo concerto perché tutte cantano a squarciagola alzandosi in piedi e battendo le mani; e nonostante questo, Pedro riusce a dormire per tutto il tempo!
A Santiago ci aspetta Jorge, un amico di Pedro, e ci fa fare un primo giro per la città. E’ luglio del 2008, e la città si prepara al tradizionale discorso del 26 luglio di fronte al Moncada che prima teneva Fidel. Quest’anno tocca a Raùl, e sarà il suo primo discorso da Presidente eletto. La funzione di questo discorso è di indicare le linee politiche dell’anno che verrà, quali misure si intenderanno assumere e quali politiche. C’è molta tensione in giro perché Raùl ha fama di essere più “liberale” (se di liberale si può parlare) di suo fratello maggiore, e tutti si aspettano che dica qualcosa sulla riforma del sistema migratorio alla quale si è rivolto spesso negli ultimi mesi (cosa che non sarebbe avvenuta). La morale è che la città è in fermento, ed in preparazione all’arrivo di Raùl tutti gli edifici più visibili sono stati dipinti e le strade riasfaltate. Hanno addirittura cambiato le tuberie dell’acqua della città, e quindi per strada c’è un sacco di polvere, enormi tubi accatastati…e molte, molte, moltissime cucarachas!
Passiamo per il centro dove è già cominciato il carnevale! Resto un po’ shockata da come le persone ballano e mi sento in un film porno vivente. Tutti si attaccano a tutti, ci sono fiumi di birra (altra cosa che non è facile vedere all’Avana), musica e grigliate ovunque. Sono tutti più o meno ubriachi e festosi.
Ci avviciniamo a un banchetto a comprare un po’ di birra, dietro ci noi c’è un signore che cucina wurstel sulle braci. Ma in realtà non sono braci…è proprio fuoco vivo…anzi, lo guardo un po’ preoccupata perché le fiamme sono un po’ troppo alte per essere in mezzo alle persone, e oltretutto è giusto sotto il ramo di un albero…ed effettivamente pochi secondi dopo l’albero prende fuoco! I più vicini si spostano urlano, gli altri si siedono tranquilli incuriositi dallo spettacolo! Le fiamme divampano e arrivano ai cavi dell’elettricità, che scoppiettano e in una fiammata finale saltano! Si spengono le luci, si spegne la musica…è finita la festa…sto per andare via quando Pedro mi strattona per un braccio verso lo stand della birra: “Compriamo la birra prima che i frigoriferi diventino caldi!!!”
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Re: il viaje di MINA dai suoi cubandiaries..
Tornando a casa dal carnevale ci fermiamo a fare un po’ di spesa: Jorge ci ospita a casa sua, ma non possiamo gravare sulle razioni alimentari della sua famiglia. Quindi compriamo un po’ di pesce e un coscia di porco.
Quella sera il papà di Jorge cucina un pezzo di carne. e lo fa in una teglia del forno così sporca, che alla fine non so se sto mangiando carne o fuliggine. Tutti hanno un’aria festosa…io invece sono preoccupata per le carenze igieniche di gran lunga peggiori alla media avanera, e sono spossata per il caldo (ci sono 40 gradi!)
Il giorno dopo è la volta del pesce…io non mi sento affatto bene…mi sento stanca, tutti dicono che è colpa del troppo caldo…quella sera comincio a vomitare, scendo in bagno (che è al piano terra) 4 volte, e ogni volta mi sento peggio…In bagno non c’è carta igienica e non c’è acqua, e l’odore è nauseabondo. La prima volta che scendo vedo 4 scarafaggi che escono dalla cucina, e si infilano nelle pentole accatastate per terra dall’altra parte della stanza. Soffoco un grido, e proseguo verso il bagno, apro la porta e ci sono 5 scarafaggi sulla porta, e altri tre che camminano sul pavimento. Vomito, non so se per quello che ho appena visto o perché mi sento male.
Nei giorni successivi peggioro sempre di più. Ormai non riesco a scendere le scale e ho la febbre alta. La fidanzata di Jorge, medico, mi da della dipirona, una miracolosa medicina cubana che funziona per tutto, dal mal di denti alla febbre…ma non mi aiuta per niente. Sono incosciente la maggior parte del tempo e puzzo di vomito dalla testa ai piedi.
Pedro e Jorge non vogliono portarmi in ospedale perché i genitori di Jorge non hanno la licenza per ospitare stranieri, e se le autorità scoprono che sono a casa loro, potrebbero anche perdere la casa. Ma al sesto giorno non hanno più scelta: ho la febbre troppo alta e da troppo tempo!
Pedro cerca di mettermi su un taxi, ma io non ho forze e non mi reggo in piedi. Il suo piano è di scendere a qualche isolato da un centro di salute, e farmici arrivare camminando, dicendo che siamo appena scesi dall’autobus che veniva dall’Avana…chiaramente non ce la faccio e svengo per strada. Dei signori aiutano Pedro a prendermi in braccio ed entriamo in ospedale.
Quando riprendo i sensi ho due flebo, una per braccio, e comincio a sentirmi meglio. Mi chiedono che giorno è? Non lo so. Come mi chiamo? Mina. Di dove sono? Italiana. Dove mi trovo? All’Avana. “No Minita, usted està en la linda Santiago de Cuba”, mi guardo intorno e capisco di essere in un ospedale.
Quella sera stessa mi rimandano a casa, e due giorni dopo sono sull’autobus che va all’Avana, questa volta sì, in Viazul, la compagnia per stranieri. Pago 51 $ per il mio biglietto, e 51 $ per quello di Pedro (tanto per cambiare). Questa volta il viaggio è silenzioso e tranquillo. L’autista è un giovane che guida con calma e senza musica. Posso dormire! Ma in realtà rifletto sul bilancio di quel viaggio: i biglietti di andata e di ritorno miei e di Pedro, e la ricca spesa per la famiglia di Jorge sono stati tutti rigorosamente a carico mio. E quando sono stata male, hanno anche cercato di lavarsene le mani mandandomi in ospedale in taxi. Sarebbe stato meglio se fossi andata in una casa particular con qualche condizione igienica in più e mi fossi rilassata in assoluta tranquillità…
Comincio anche a vedere Pedro con occhi diversi…ed il fatto che lui non si sia neppure offerto di tornare nell’autobus Astro per Cubani, che costa 10 volte meno mi disturba.
Arrivo a casa di Marvelis e lei appena mi vede urla a Pedro “Que le hiciste?” (cosa le hai fatto?) Sono dimagrita e gialla!
Per le due successive settimane Marvelis non mi passa le telefonate di Pedro, e non mi permette di uscire di casa da sola. Appena mi ristabilisco entra in camera mia e mi dice: “Mina, quel Pedro è un jinetero, e ti sta facendo del male…lascialo perdere finché sei in tempo”. Non le do retta…purtroppo…
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