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Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
Y yo que escribí?
Mira que en mi ultimo vuelo, había casi mas mujeres que hombres
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arcoiris- Admin
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
e dei pingueros bugarones che ne dite? io penso sia molto difficile per un uomo anche solo fare la parte attiva con un altro uomo....io piuttosto andrei a cortar cana tutti i gg, questo penso sia una delle particolarità di cuba....ne parla anche il video che ha postato Arco "Luchando" (o luchar no me acuerdo) lasciamo stare i maricon e bugaron convinti, che lo hanno nel DNA, ma voi pensate a quei ragazzi che hanno moglie e che si fanno i froci per luchar....deve essere una cosa ripugnante altro che il jineteo femminile quello è contronatura...
giumiro- Messaggi : 2903
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
creo que prostituirse en general sea difícil
arcoiris- Admin
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
claro q prostituirce es dificil...pero yo pensando capaz me singaria una gordona....con pastilla si no no se para, pero un hombre no...me da asco...hacerce tocar de un hombre besarlo q ascooooo
giumiro- Messaggi : 2903
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
giumiro ha scritto:claro q prostituirce es dificil...pero yo pensando capaz me singaria una gordona....con pastilla si no no se para, pero un hombre no...me da asco...hacerce tocar de un hombre besarlo q ascooooo
questa discussione mi sta accelerando la digestione jejejejeje
albertico- Messaggi : 3204
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
giumiro ha scritto:claro q prostituirce es dificil...pero yo pensando capaz me singaria una gordona....con pastilla si no no se para, pero un hombre no...me da asco...hacerce tocar de un hombre besarlo q ascooooo
Giumiro, no es cuestión de pastilla y ya
es algo que te deja la huella por toda la vida
un asquerosidad que es difícil imaginarse
arcoiris- Admin
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
albertico ha scritto:giumiro ha scritto:claro q prostituirce es dificil...pero yo pensando capaz me singaria una gordona....con pastilla si no no se para, pero un hombre no...me da asco...hacerce tocar de un hombre besarlo q ascooooo
questa discussione mi sta accelerando la digestione jejejejeje
Que comiste?
arcoiris- Admin
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
arcoiris ha scritto:
Que comiste?
Pasta a la mariconà jejeje mentira, pasta con berenjena, tomate, salsicha, riquisima
albertico- Messaggi : 3204
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
albertico ha scritto:
questa discussione mi sta accelerando la digestione jejejejeje
anche tu concordi con me??
giumiro- Messaggi : 2903
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
algo pesada , pero solo un poquito, verdad?
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
giumiro ha scritto:
anche tu concordi con me??
Non ho molta comprensione per chi sceglie le scorciatoie che la vita ti offre, nella fattispecie di cui parli, proprio per niente, lo trovo ripugnante nei confronti della famiglia, non tanto per quello che uno liberamente decide di fare.
Non posso credere che non esistano alternative, come non lo credevo allora, anche negli anni piu duri del periodo especial. Mi fermo qui, non vorrei scatenare una bagarre, penso che ci siano sistemi piu ingegnosi che ricorrere alla solita scorciatoia del sesso
albertico- Messaggi : 3204
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
arcoiris ha scritto:algo pesada , pero solo un poquito, verdad?
para nada, riquisima, no me caiò pesada para nada, todavia tengo sabor rico en la boca y el estomago ligero
albertico- Messaggi : 3204
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
albertico ha scritto:
Non ho molta comprensione per chi sceglie le scorciatoie che la vita ti offre, nella fattispecie di cui parli, proprio per niente, lo trovo ripugnante nei confronti della famiglia, non tanto per quello che uno liberamente decide di fare.
Non posso credere che non esistano alternative, come non lo credevo allora, anche negli anni piu duri del periodo especial. Mi fermo qui, non vorrei scatenare una bagarre, penso che ci siano sistemi piu ingegnosi che ricorrere alla solita scorciatoia del sesso
vero...ma se per una donna con la speranza di fare una vita migliore è una cosa abbastanza diffusa non solo a cuba, basta pensare che vicino ad un riccone vedrai sempre una bella tipa, anche se lui è simile al gobbo di notre dame....quella di uomini etero andare con uomini per soldi...ripeto tutti i giorni a cortar caña...mi spacco la schiena ma cosi nn mi riduco
giumiro- Messaggi : 2903
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
giumiro ha scritto:
vero...ma se per una donna con la speranza di fare una vita migliore è una cosa abbastanza diffusa non solo a cuba, basta pensare che vicino ad un riccone vedrai sempre una bella tipa, anche se lui è simile al gobbo di notre dame....quella di uomini etero andare con uomini per soldi...ripeto tutti i giorni a cortar caña...mi spacco la schiena ma cosi nn mi riduco
Siamo troppo cubanocentrici, il turismo sessuale a cuba con l'eccezione dei primi anni 90 è un fenomeno largamente inferiore a quanto avviene in altri contesti, basti vedere cosa succede nella civilissima europa, ucraina e altre gemme del post comunismo solo per fare alcuni esempi.
albertico- Messaggi : 3204
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
Hace rato que digo, que hay la que jinetean lo hacen por el iphone, diferente en los años noventa, donde se jineteaba por un sueño o una comida
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
albertico ha scritto:giumiro ha scritto:
asi poquitos anos?? porque una mujer de 60 anos no lo hace nunca??
io credo che le donne sono sempre di piu paritarie con gli uomini e non ci vedo nulla di male se ogni tanto conciliano le vacanze y singadera...quello che mi fa incazzare è che se le stesse le becchi in italia se la tirano e non la danno se non dopo settimane...
Infatti, sottoscrivo, colgo l'occasione per comunicare a chi me lo chiedeva che il locale in questione si trova nel patio dell'Hotel Florida in calle Obispo
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
MAXHABANA ha scritto:arcoiris ha scritto:Personalmente creo que el turismo sexual femenino, esta a un nivel casi como los hombres
bueno, hablo de las Alemanas, creo que Italia esta todavia bastante siglos atrás
Guarda che ultimemente è molto più sviluppato il turismo sessuale femminile del maschile.... Te l'assicuro questo!!!
pero.. a Cuba?
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
arcoiris ha scritto:Y yo que escribí?
Mira que en mi ultimo vuelo, había casi mas mujeres que hombres
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
arcoiris ha scritto:Hace rato que digo, que hay la que jinetean lo hacen por el iphone, diferente en los años noventa, donde se jineteaba por un sueño o una comida
por supuesto que esta' muy diferente que en periodo especial..
pero ad es..una muchacha sin marido y con hijos..vivendo p.e. nel campo...
la veo bien misera su condicion..
asi' que se aparece un yuma que no es tan tacagno.
ma non andiamo troppo OFF TOPIC..
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
Pero bueno, así que la muchacha se jodió, ademas en el campo la gente vive mejor que en la ciudad
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Cuba Tropico sensuale
Il fascino vitale dell'isola, dopo l'età dei pellegrinaggi politici e quella degli uomini in cerca di amori, conquista le turiste del corteggiamento. Mentre il futuro resta sospeso fra espedienti per sopravvivere e nuove libertà
di Leonetta Bentivoglio
Cuba è ancora il luogo delle illusioni. Non solo per via delle vecchie Pontiac o Chevrolet dalle colorazioni intense, o per certe accidentate Ford anni Quaranta, che circolano come automobili-fantasma in arrivo dal passato, calandoci in un pittoresco tempo immobile, arrestatosi nell'anno della fuga di Fulgencio Batista, il '59. Esprimono illusioni anche gli sguardi morbidi e gli atteggiamenti sciolti delle mature turiste europee che percorrono abbracciate a giovani cubani la trama di viuzze dell'Avana Vecchia, il distretto più affascinante della capitale. Con la sua bellezza "sporca", la vitalità musicalissima delle sue strade, il suo lungomare Malecón battuto dalla furia dei marosi, il suo prezioso e sfaldato nucleo architettonico barocco, i suoi magnifici palazzi pericolanti e sghembi, l'Avana ammalia inesorabilmente. Le attempate vacanziere sembrano godere in pieno di quest'inebriante abbraccio complessivo. Di notte ballano sfrenate, coi loro temporanei novios, sulla pista del bar del Florida, uno degli hotel più patinati della restauratissima Calle Obispo, la stessa dell'elegante Dos Mundos, l'albergo coloniale prediletto da Hemingway. Oppure ancheggiano nella salsa, tuffate dentro il buio fumosissimo (nessun divieto è previsto per le sigarette) della chiassosa e sfacciata Casa de la Musica, dieci pesos d'ingresso e in pista fino all'alba. Sono cinquanta-sessantenni disinvolte in balli come il reggaeton, danza strusciata e scabrosa, o come il guaguancó, derivazione bastarda della rumba. Tra un cocktail e l'altro, naturalmente a base di rum, a Cuba tutti ballano e tutti fanno l'amore. "La notte è lunga e generosa", sorride Miguel, con la sua dentatura candida e i suoi occhi di taglio orientale. "E qui può capitare anche d'incontrare la madre de mi hijos", aggiunge usando una definizione che a Cuba equivale alla compagna della vita. Le ex ragazze anni Settanta che atterrano all'Avana, provenendo dal mondo capitalista sono le stesse che, nell'epoca degli ideali post-Sessantotto, guardavano al territorio di Fidel come al paradiso di un'utopia raggiunta e di una rivoluzione tropicale, più soffice, almeno in apparenza, delle rigide dittature comuniste in vigore nell'Est europeo. Oggi quel sogno è stato cancellato dalle oscillazioni di un'identità cubana in bilico tra un passato assolutamente unico rispetto a tutti quelli degli altri paesi dell'America Latina, e un futuro interrogativo.
Le domande riguardano tre punti: la sorte di un ormai quasi invisibile Fidel, che nel 2006, in seguito a grossi guai di salute, ha ceduto formalmente il potere al fratello Raúl; il rapporto con la Cina, che rappresenta uno scenario non chiaro di solidarietà apertosi dopo il crollo dell'Urss, quando il dragone cinese restò il solo potenziale referente, almeno sul piano commerciale, della Cuba socialista isolata dall'embargo americano; e le relazioni controverse con gli Stati Uniti, in fase di attesa del dopo Fidel, e con segni di parziale pacificazione espressi nell'era Obama.
In termini culturali, il disgelo è cominciato già da qualche anno. Non a caso nelle ultime edizioni del Festival Internacional de Ballet de la Habana, importante manifestazione diretta dalla ballerina-mito Alicia Alonso, sono stati invitati artisti delle due massime compagnie statunitensi, il New York City Ballet e l'American Ballet Theatre. Cosa che prima sarebbe stata inconcepibile.
Oggi all'illusione politica, tramontata da un pezzo, si è forse sostituita quella di un amore senza età, grazie a un eros che è stato sempre capillare nella società cubana, dove la promiscuità sessuale è più che tollerata. La sostiene una cultura potente del corpo, grazie all'irrinunciabilità congenita della musica e del ballo, diffusa a tutti i livelli, dalla danza in discoteca fino al balletto sulle punte propagato da Alicia. Da anni, e senza imbarazzi, quell'apertura a incontri promiscui è diventata anche una risposta implicita ai bisogni materiali di un paese economicamente statico, oltre che avido di un fantasticato consumismo. "Guadagnavo otto pesos al mese lavorando come impiegato nell'amministrazione di un negozio", racconta l'avvenente Jorge, incontrato in un Paladar, cioè in una delle tipiche case private del centro storico autorizzate a funzionare come ristoranti per turisti. "Che senso avrebbe avuto continuare? Oggi faccio giochi di prestigio nei locali. E se mi capita qualche buon incontro, tanto meglio".
Già da decenni gli stranieri, muniti di dollari o di euro (la valuta più richiesta, oggi, è la seconda), usano l'isola come un luna park sessuale, sia sul versante etero che su quello gay. All'inizio, però, l'intera faccenda riguardava gli uomini, in cerca di ragazze o di ragazzi. Un fenomeno più nuovo è quello delle forestiere, liete di allacciarsi a un toy boy locale di tinta cioccolata o caffellatte o bianca (il mix di razze è una delle chiavi di seduzione di Cuba), pronto ad affiancarle con genuina partecipazione in cambio di una cena, di un paio di jeans o di un regalo pecuniario. Non esistono tariffe, dato che qui, in uno stato che continua ad essere di polizia (il che garantisce un elevato grado di sicurezza ai turisti per le strade o nei locali notturni), la prostituzione non è ammessa. Possono esserci doni e inviti di varia entità, dando per scontato che il rapporto sia "affettuoso".
I cubani e le cubane che offrono la loro compagnia, anche sessuale, ai visitatori esterni, sono noti come "jineteros" e "jineteras", che significa fantini, poiché montano i turisti come cavalli, approfittandosi d loro in modo accorto, sorridente e delicato, e cercando sempre di ottenere il più possibile. Sono frequenti le cosiddette "coppie asimmetriche", cioè con dama (o cavaliere) di trenta o quarant'anni più grande del partner. Quanto alle "chicas", more o anche biondissime (è un lascito del passaggio a Cuba degli olandesi), con tacchi alti e sederi ben fasciati dalle minigonne, sono fanciulle solerti e non troppo esigenti, ci confidano attendibili fruitori europei, che di mestiere fanno i critici musicali. In tante piangono davvero, all'aeroporto, quando l'oggetto delle loro attenzioni prende il volo.
La recita degli affetti non è mera ipocrisia. Piuttosto è una modalità che scorre nelle vene degli abitanti di questa terra dominata dal sincretismo (anche religioso: basti pensare ai Babalaos, guaritori o maghi locali, che nelle loro "santerie" miscelano santi cristiani e riti Yoruba) e da atteggiamenti ambivalenti. "I cubani sono tanto socievoli quanto furbi e scaltri nell'approccio allo straniero", sostiene Vando Martinelli, modenese ben noto a Cuba, dov'è un personaggio di spicco e si occupa di un festival cinematografico. Abita all'Avana in una villa di sua proprietà (il che è eccezionale per un italiano a Cuba), situata nel quartiere modernista del Vedado, scandito da una mappa urbanistica di regolarità matematica. Prese a frequentare Cuba a fine anni Sessanta, come emissario del Pci e promotore dei primi flussi turistici post-rivoluzione, e vi si trasferì definitivamente nell'81, diventando il tramite di scambi commerciali con l'Italia e la Russia.
Martinelli è una fonte di notizie sulla psicologia dei cubani, "che hanno uno spiccato senso della patria e sono opportunisti al massimo con chi arriva da fuori". Precisa che la donna cubana è molto indipendente: "Il suo ruolo è stato valorizzato molto dalla rivoluzione". Afferma anche che le operatrici femminili sono predominanti nella sanità e nell'alfabetizzazione, cioè nei settori più potenziati da Fidel Castro", e spiega che il fenomeno dei "jineteros" e delle "jineteras" produce un migliaio di matrimoni l'anno con stranieri, consentendo di emigrare soprattutto a giovani cubane.
La svolta dovrebbe arrivare l'anno prossimo, con la "libertà di viaggiare" annunciata di recente, dopo cinquant'anni di chiusura delle frontiere: la nuova misura, che entrerà in vigore il 13 gennaio 2013, e che è l'ultima di una serie di riforme che dal 2011 hanno introdotto un certo grado di economia di mercato nel sistema centralizzato comunista, consentirà di allontanarsi per ventiquattro mesi, con possibilità di proroga, ai cubani muniti di passaporto, "nel segno della politica sempre più pragmatica e aperta che sta dominando questa fase della storia di Cuba", dice Martinelli. Non tutti però sono ottimisti, visto che l'attribuzione dei passaporti dipende pur sempre dalle autorità governative. E dalle dichiarazioni ufficiali si evince che saranno applicate forti restrizioni ad alcune categorie professionali (per esempio i medici, che a Cuba sono eccellenti) e a personalità di spicco (artisti, intellettuali, scienziati). Il timore è la fuga di cervelli, e il lascito rivoluzionario è l'obbligo di "preservare i capitali umani". Preoccupazione, ancora una volta, ambivalente: per un verso andarsene dall'isola non è facile come si vuol far credere; per un altro i cubani sembrano troppo fieri della propria identità per rinunciarvi in massa. "Tanti, una volta partiti, vogliono tornare in patria", avverte Martinelli. È con questo peculiare orgoglio di appartenenza che dovrà fare i conti, nel dopo Castro, il destino dell'ex perla dei Tropici.
REPUBLICA.IT
di Leonetta Bentivoglio
Cuba è ancora il luogo delle illusioni. Non solo per via delle vecchie Pontiac o Chevrolet dalle colorazioni intense, o per certe accidentate Ford anni Quaranta, che circolano come automobili-fantasma in arrivo dal passato, calandoci in un pittoresco tempo immobile, arrestatosi nell'anno della fuga di Fulgencio Batista, il '59. Esprimono illusioni anche gli sguardi morbidi e gli atteggiamenti sciolti delle mature turiste europee che percorrono abbracciate a giovani cubani la trama di viuzze dell'Avana Vecchia, il distretto più affascinante della capitale. Con la sua bellezza "sporca", la vitalità musicalissima delle sue strade, il suo lungomare Malecón battuto dalla furia dei marosi, il suo prezioso e sfaldato nucleo architettonico barocco, i suoi magnifici palazzi pericolanti e sghembi, l'Avana ammalia inesorabilmente. Le attempate vacanziere sembrano godere in pieno di quest'inebriante abbraccio complessivo. Di notte ballano sfrenate, coi loro temporanei novios, sulla pista del bar del Florida, uno degli hotel più patinati della restauratissima Calle Obispo, la stessa dell'elegante Dos Mundos, l'albergo coloniale prediletto da Hemingway. Oppure ancheggiano nella salsa, tuffate dentro il buio fumosissimo (nessun divieto è previsto per le sigarette) della chiassosa e sfacciata Casa de la Musica, dieci pesos d'ingresso e in pista fino all'alba. Sono cinquanta-sessantenni disinvolte in balli come il reggaeton, danza strusciata e scabrosa, o come il guaguancó, derivazione bastarda della rumba. Tra un cocktail e l'altro, naturalmente a base di rum, a Cuba tutti ballano e tutti fanno l'amore. "La notte è lunga e generosa", sorride Miguel, con la sua dentatura candida e i suoi occhi di taglio orientale. "E qui può capitare anche d'incontrare la madre de mi hijos", aggiunge usando una definizione che a Cuba equivale alla compagna della vita. Le ex ragazze anni Settanta che atterrano all'Avana, provenendo dal mondo capitalista sono le stesse che, nell'epoca degli ideali post-Sessantotto, guardavano al territorio di Fidel come al paradiso di un'utopia raggiunta e di una rivoluzione tropicale, più soffice, almeno in apparenza, delle rigide dittature comuniste in vigore nell'Est europeo. Oggi quel sogno è stato cancellato dalle oscillazioni di un'identità cubana in bilico tra un passato assolutamente unico rispetto a tutti quelli degli altri paesi dell'America Latina, e un futuro interrogativo.
Le domande riguardano tre punti: la sorte di un ormai quasi invisibile Fidel, che nel 2006, in seguito a grossi guai di salute, ha ceduto formalmente il potere al fratello Raúl; il rapporto con la Cina, che rappresenta uno scenario non chiaro di solidarietà apertosi dopo il crollo dell'Urss, quando il dragone cinese restò il solo potenziale referente, almeno sul piano commerciale, della Cuba socialista isolata dall'embargo americano; e le relazioni controverse con gli Stati Uniti, in fase di attesa del dopo Fidel, e con segni di parziale pacificazione espressi nell'era Obama.
In termini culturali, il disgelo è cominciato già da qualche anno. Non a caso nelle ultime edizioni del Festival Internacional de Ballet de la Habana, importante manifestazione diretta dalla ballerina-mito Alicia Alonso, sono stati invitati artisti delle due massime compagnie statunitensi, il New York City Ballet e l'American Ballet Theatre. Cosa che prima sarebbe stata inconcepibile.
Oggi all'illusione politica, tramontata da un pezzo, si è forse sostituita quella di un amore senza età, grazie a un eros che è stato sempre capillare nella società cubana, dove la promiscuità sessuale è più che tollerata. La sostiene una cultura potente del corpo, grazie all'irrinunciabilità congenita della musica e del ballo, diffusa a tutti i livelli, dalla danza in discoteca fino al balletto sulle punte propagato da Alicia. Da anni, e senza imbarazzi, quell'apertura a incontri promiscui è diventata anche una risposta implicita ai bisogni materiali di un paese economicamente statico, oltre che avido di un fantasticato consumismo. "Guadagnavo otto pesos al mese lavorando come impiegato nell'amministrazione di un negozio", racconta l'avvenente Jorge, incontrato in un Paladar, cioè in una delle tipiche case private del centro storico autorizzate a funzionare come ristoranti per turisti. "Che senso avrebbe avuto continuare? Oggi faccio giochi di prestigio nei locali. E se mi capita qualche buon incontro, tanto meglio".
Già da decenni gli stranieri, muniti di dollari o di euro (la valuta più richiesta, oggi, è la seconda), usano l'isola come un luna park sessuale, sia sul versante etero che su quello gay. All'inizio, però, l'intera faccenda riguardava gli uomini, in cerca di ragazze o di ragazzi. Un fenomeno più nuovo è quello delle forestiere, liete di allacciarsi a un toy boy locale di tinta cioccolata o caffellatte o bianca (il mix di razze è una delle chiavi di seduzione di Cuba), pronto ad affiancarle con genuina partecipazione in cambio di una cena, di un paio di jeans o di un regalo pecuniario. Non esistono tariffe, dato che qui, in uno stato che continua ad essere di polizia (il che garantisce un elevato grado di sicurezza ai turisti per le strade o nei locali notturni), la prostituzione non è ammessa. Possono esserci doni e inviti di varia entità, dando per scontato che il rapporto sia "affettuoso".
I cubani e le cubane che offrono la loro compagnia, anche sessuale, ai visitatori esterni, sono noti come "jineteros" e "jineteras", che significa fantini, poiché montano i turisti come cavalli, approfittandosi d loro in modo accorto, sorridente e delicato, e cercando sempre di ottenere il più possibile. Sono frequenti le cosiddette "coppie asimmetriche", cioè con dama (o cavaliere) di trenta o quarant'anni più grande del partner. Quanto alle "chicas", more o anche biondissime (è un lascito del passaggio a Cuba degli olandesi), con tacchi alti e sederi ben fasciati dalle minigonne, sono fanciulle solerti e non troppo esigenti, ci confidano attendibili fruitori europei, che di mestiere fanno i critici musicali. In tante piangono davvero, all'aeroporto, quando l'oggetto delle loro attenzioni prende il volo.
La recita degli affetti non è mera ipocrisia. Piuttosto è una modalità che scorre nelle vene degli abitanti di questa terra dominata dal sincretismo (anche religioso: basti pensare ai Babalaos, guaritori o maghi locali, che nelle loro "santerie" miscelano santi cristiani e riti Yoruba) e da atteggiamenti ambivalenti. "I cubani sono tanto socievoli quanto furbi e scaltri nell'approccio allo straniero", sostiene Vando Martinelli, modenese ben noto a Cuba, dov'è un personaggio di spicco e si occupa di un festival cinematografico. Abita all'Avana in una villa di sua proprietà (il che è eccezionale per un italiano a Cuba), situata nel quartiere modernista del Vedado, scandito da una mappa urbanistica di regolarità matematica. Prese a frequentare Cuba a fine anni Sessanta, come emissario del Pci e promotore dei primi flussi turistici post-rivoluzione, e vi si trasferì definitivamente nell'81, diventando il tramite di scambi commerciali con l'Italia e la Russia.
Martinelli è una fonte di notizie sulla psicologia dei cubani, "che hanno uno spiccato senso della patria e sono opportunisti al massimo con chi arriva da fuori". Precisa che la donna cubana è molto indipendente: "Il suo ruolo è stato valorizzato molto dalla rivoluzione". Afferma anche che le operatrici femminili sono predominanti nella sanità e nell'alfabetizzazione, cioè nei settori più potenziati da Fidel Castro", e spiega che il fenomeno dei "jineteros" e delle "jineteras" produce un migliaio di matrimoni l'anno con stranieri, consentendo di emigrare soprattutto a giovani cubane.
La svolta dovrebbe arrivare l'anno prossimo, con la "libertà di viaggiare" annunciata di recente, dopo cinquant'anni di chiusura delle frontiere: la nuova misura, che entrerà in vigore il 13 gennaio 2013, e che è l'ultima di una serie di riforme che dal 2011 hanno introdotto un certo grado di economia di mercato nel sistema centralizzato comunista, consentirà di allontanarsi per ventiquattro mesi, con possibilità di proroga, ai cubani muniti di passaporto, "nel segno della politica sempre più pragmatica e aperta che sta dominando questa fase della storia di Cuba", dice Martinelli. Non tutti però sono ottimisti, visto che l'attribuzione dei passaporti dipende pur sempre dalle autorità governative. E dalle dichiarazioni ufficiali si evince che saranno applicate forti restrizioni ad alcune categorie professionali (per esempio i medici, che a Cuba sono eccellenti) e a personalità di spicco (artisti, intellettuali, scienziati). Il timore è la fuga di cervelli, e il lascito rivoluzionario è l'obbligo di "preservare i capitali umani". Preoccupazione, ancora una volta, ambivalente: per un verso andarsene dall'isola non è facile come si vuol far credere; per un altro i cubani sembrano troppo fieri della propria identità per rinunciarvi in massa. "Tanti, una volta partiti, vogliono tornare in patria", avverte Martinelli. È con questo peculiare orgoglio di appartenenza che dovrà fare i conti, nel dopo Castro, il destino dell'ex perla dei Tropici.
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Re: Cuba Tropico sensuale(l'altro mercato del sexo)
Vi ricordate che ve ne avevo parlato?
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Le ex ragazze anni Settanta che atterrano all'Avana, provenendo dal mondo capitalista sono le stesse che, nell'epoca degli ideali post-Sessantotto, guardavano al territorio di Fidel come al paradiso di un'utopia raggiunta e di una rivoluzione tropicale, più soffice, almeno in apparenza, delle rigide dittature comuniste in vigore nell'Est europeo.
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