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In carcere a Cuba da oltre 2 anni l'ottico vicentino torna in Italia
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In carcere a Cuba da oltre 2 anni l'ottico vicentino torna in Italia
Superati gli ostacoli burocratici. L'ambasciata avvisa la famiglia. Luigi Sartorio condannato per corruzione di minore. è atteso a casa fra qualche settimana
VICENZA — Questione ancora di settimane e l'ottico vicentino Luigi Sartorio, che a Cuba sta scontando una condanna a 20 anni per corruzione di minore, e che da qualche mese si trova in condizioni di salute precarie, rientrerà in Italia. Doveva già essere rimpatriato a settembre, ma ora è definitivo. Le autorità cubane nelle scorse settimane hanno dato anche gli ultimi benestare al rilascio del detenuto; ora spetta all'Italia fornire l'autorizzazione per l'accoglimento. Che potrebbe avvenire a breve. La notizia è ufficiale. A fornirla l'ambasciata italiana nell'isola che sta fornendo un importante supporto alla famiglia dell'ottico 46enne, da oltre due anno e mezzo è recluso in carcere, in condizioni estreme, nonostante si sia sempre professato innocente, nonostante le numerose prove e testimonianze che lo scagionano che sono state portate in aula.
Dopo il tracollo improvviso di metà agosto, che ha reso necessario l'immediato ricovero nel nosocomio della capitale e un delicato intervento, per scongiurare il peggio, le condizioni di Luigi Sartorio destano non poca preoccupazione: l'ottico necessita di cure adeguate, che l'infermeria del carcere di L'Avana, dov'è recluso dal primo luglio 2010, non può dargli. Stando alle disposizioni del medico rimarrà in osservazione in infermeria fino al momento del suo rimpatrio. Che si spera arrivi presto, perché il suo stato di salute non può essere trascurato ulteriormente. Sartorio a settembre aveva già firmato il documento redatto dall'autorità governativa locale -denominato «traslado», trasferimento - con cui forniva il suo assenso a lasciare l'isola. Nelle settimane scorse sono stati perfezionati anche gli ultimi documenti per il rimpatrio. Che dovrà essere autorizzato a sua volta dalle autorità italiane. Un iter procedurale, questo, che vuole oltre un mese di tempo. Eppure la famiglia di Sartorio, in apprensione per le sue condizioni, sta facendo pressione perché il ministero di Grazia e Giustizia e lo stesso tribunale di Venezia competente accelerino i tempi.
Per le pratiche in questione, e per una rapida risoluzione, è intervenuto anche il senatore vicentino Alberto Filippi, vicepresidente della terza Commissione permanente per gli Affari Esteri, che già in passato si era mobilitato per il rilascio dell'ottico. «Ci auguriamo sia la volta buona. L'ambasciata ci ha fatto sapere che i documenti sono pronti, ora spetta al nostro ministero ultimare l'iter procedurale necessario per far arrivare Gigio in Italia. Stiamo facendo pressione perché questo avvenga al più presto» commenta l'amico Fabrizio, che assieme alla famiglia Sartorio sta combattendo una battaglia estenuante, perché il 46enne ottenga giustizia. A nulla sono valse le interrogazioni parlamentari, le interpellanze al ministero degli Esteri, e la richiesta di grazia, o quantomeno di estradizione, al Papa. Nemmeno sottoporre il caso alla Corte dei diritti umani di Strasburgo e alla Croce Rossa internazionale ha portato a qualcosa. Poi la malattia e ora Sartorio può lasciare quell'incubo e quell'isola, dove ha una compagna e un figlio. Secondo indiscrezioni arriverà a Malpensa. Verrà consegnato alla polizia italiana e scortato in una clinica milanese, dove verrà ricoverato e piantonato. L'obiettivo dei parenti è poi quello di farlo trasferire all'ospedale Borgo Trento di Verona, altamente specializzato nelle terapie di cui necessita.
CORRIERE DEL VENETO
VICENZA — Questione ancora di settimane e l'ottico vicentino Luigi Sartorio, che a Cuba sta scontando una condanna a 20 anni per corruzione di minore, e che da qualche mese si trova in condizioni di salute precarie, rientrerà in Italia. Doveva già essere rimpatriato a settembre, ma ora è definitivo. Le autorità cubane nelle scorse settimane hanno dato anche gli ultimi benestare al rilascio del detenuto; ora spetta all'Italia fornire l'autorizzazione per l'accoglimento. Che potrebbe avvenire a breve. La notizia è ufficiale. A fornirla l'ambasciata italiana nell'isola che sta fornendo un importante supporto alla famiglia dell'ottico 46enne, da oltre due anno e mezzo è recluso in carcere, in condizioni estreme, nonostante si sia sempre professato innocente, nonostante le numerose prove e testimonianze che lo scagionano che sono state portate in aula.
Dopo il tracollo improvviso di metà agosto, che ha reso necessario l'immediato ricovero nel nosocomio della capitale e un delicato intervento, per scongiurare il peggio, le condizioni di Luigi Sartorio destano non poca preoccupazione: l'ottico necessita di cure adeguate, che l'infermeria del carcere di L'Avana, dov'è recluso dal primo luglio 2010, non può dargli. Stando alle disposizioni del medico rimarrà in osservazione in infermeria fino al momento del suo rimpatrio. Che si spera arrivi presto, perché il suo stato di salute non può essere trascurato ulteriormente. Sartorio a settembre aveva già firmato il documento redatto dall'autorità governativa locale -denominato «traslado», trasferimento - con cui forniva il suo assenso a lasciare l'isola. Nelle settimane scorse sono stati perfezionati anche gli ultimi documenti per il rimpatrio. Che dovrà essere autorizzato a sua volta dalle autorità italiane. Un iter procedurale, questo, che vuole oltre un mese di tempo. Eppure la famiglia di Sartorio, in apprensione per le sue condizioni, sta facendo pressione perché il ministero di Grazia e Giustizia e lo stesso tribunale di Venezia competente accelerino i tempi.
Per le pratiche in questione, e per una rapida risoluzione, è intervenuto anche il senatore vicentino Alberto Filippi, vicepresidente della terza Commissione permanente per gli Affari Esteri, che già in passato si era mobilitato per il rilascio dell'ottico. «Ci auguriamo sia la volta buona. L'ambasciata ci ha fatto sapere che i documenti sono pronti, ora spetta al nostro ministero ultimare l'iter procedurale necessario per far arrivare Gigio in Italia. Stiamo facendo pressione perché questo avvenga al più presto» commenta l'amico Fabrizio, che assieme alla famiglia Sartorio sta combattendo una battaglia estenuante, perché il 46enne ottenga giustizia. A nulla sono valse le interrogazioni parlamentari, le interpellanze al ministero degli Esteri, e la richiesta di grazia, o quantomeno di estradizione, al Papa. Nemmeno sottoporre il caso alla Corte dei diritti umani di Strasburgo e alla Croce Rossa internazionale ha portato a qualcosa. Poi la malattia e ora Sartorio può lasciare quell'incubo e quell'isola, dove ha una compagna e un figlio. Secondo indiscrezioni arriverà a Malpensa. Verrà consegnato alla polizia italiana e scortato in una clinica milanese, dove verrà ricoverato e piantonato. L'obiettivo dei parenti è poi quello di farlo trasferire all'ospedale Borgo Trento di Verona, altamente specializzato nelle terapie di cui necessita.
CORRIERE DEL VENETO
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