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Yoani Sanchez e il passaporto per la libertà
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Yoani Sanchez e il passaporto per la libertà
Storia di un’attivista cubana che attraverso il suo blog “Generation Y” ha intrapreso una battaglia per difendere il suo popolo, che subisce da troppo tempo le ristrettezze causate dal regime comunista. La riforma sull’immigrazione approvata recentemente dal governo dell’isola è solo un piccolo spiraglio di luce per chi come lei intende diffondere la verità attraverso un’informazione senza censure.
di Paola Bisconti
Yoani Maria Sanchez Cordero è una dissidente cubana che di mestiere fa la giornalista e con il blog “Generation Y”, seguito da 14 milioni di utenti, è riuscita a diffondere il tutto il mondo il suo sogno, quello di vedere un giorno Cuba come uno stato pluralista e tollerante. Chi sta provando ad infangare il nome di Yoani, definendola una mercenaria degli americani pagata dal governo statunitense con lo scopo di fomentare una sovversione interna al suo Paese, o chi l’ha descritta come una falsa leader che diffonde i suoi principi di uguaglianza attraverso un server tedesco appoggiato da siti di estrema destra e neonazisti, intende solo infangare il nome della giovane attivista trentenne. In realtà Yoani Sanchez è la nuova eroina cubana che sta combattendo con coraggio la “guerra delle idee”: la blogger si sta ribellando al regime comunista che, fra i tanti divieti imposti alla popolazione cubana, non consente neanche la libertà d’espressione.
Il 31 gennaio il suo nome è tornato sulle pagine dei giornali di tutto il mondo perché dopo 5 anni di continue richieste Yoani Sanchez ha ottenuto il passaporto per lasciare l’isola: è stata proprio lei a comunicarlo definendo la notizia “incredibile” attraverso il suo account twitter, dove ha espresso felicità e commozione per aver avuto l’autorizzazione di viaggiare all’estero senza limitazioni. Le autorità cubane le avevano negato questo diritto per ben 31 volte, poi il 13 gennaio è stata approvata la riforma nel settore dell’immigrazione che prevede l’eliminazione della “Carta Blanca”, l’autorizzazione che i cittadini dovevano richiedere alle autorità prima di lasciare il Paese. La legge, tuttavia, continua a mantenere delle restrizioni per professionisti, medici, professori universitari, che per motivi di “interesse nazionale” non potranno allontanarsi dall’isola se non con specifiche autorizzazioni.
Per la blogger anticastrista si intravede ora una nuova esistenza in piena libertà, lontano però dalla sua L’Avana, città nella quale ha condotto gli studi in filologia ispanica e in letteratura della dittatura latinoamericana, laureandosi con una tesi dal titolo “Parole sotto pressione”. La passione per l’informatica le ha consentito di diffondere on line i suoi articoli: prima di fondare nel 2007 il blog “Generation Y”, ha collaborato infatti con la rivista telematica indipendente “Desde Cuba” e in seguito ha scritto per “Editorial Gente Nueva”. Nel 2002 è emigrata in Svizzera, ma dopo due anni è rientrata in patria dove ha fondato la rivista culturale “Consenso” e ha continuato a lavorare anche come web master. Sul lavoro ha incontrato il giornalista Reinaldo Escobar, che è diventato suo marito.
Negli anni è cresciuta la notorietà di Yoani,che nei suoi articoli non ha mai attaccato, denunciato o contestato il regime, ma semplicemente ha raccontato la vita quotidiana dei cittadini cubani costretti a subire il costo delle importazioni a causa dell’embargo statunitense, del doppio sistema monetario, del mercato nero. La sua scrittura affascina i lettori perché Yoani scrive tra realismo e metafore, citando spesso poeti e scrittori cubani dimenticati. In modo pacifico la blogger ha descritto per esempio come l’informazione sia monopolio esclusivo dello Stato: basta notare gli indici di connessione di Cuba, che risultano essere tra i più bassi del pianeta (solo il 3% della popolazione infatti accede ad internet).
Il suo blog inoltre è stato bloccato dal 2008 al 2011, poi nel 2009 Yoani è stata arrestata insieme al marito, all’autista e ad altri attivisti mentre si stavano recando ad assistere al processo nei confronti di Angelo Carromero, giovane politico spagnolo accusato di omicidio colposo per aver investito e ucciso due dissidenti cubani. Yoani Sanchez ha raccontato di essere stata aggredita verbalmente e di aver subito percosse perché le forze dell’ordine volevano evitare che lei ,insieme al suo gruppo, organizzasse una manifestazione di protesta. Un episodio simile si è ripetuto il 5 ottobre scorso quando la blogger è stata fermata nuovamente dalla polizia e portata in questura dove è stata interrogata e rilasciata dopo 30 ore.
Oggi Yoani Sanchez è conosciuta in tutto il mondo e scrive per testate come “The Huffington post” e “France24”. Anche gli italiani hanno avuto la fortuna di leggere i suoi articoli pubblicati non solo sul settimanale “Internazionale” ma anche sul quotidiano “La Stampa” grazie alle traduzioni di Giordiano Lupi, che ha curato la raccolta dei post di Yoani pubblicati nel 2007 in un libro edito dalla Rizzoli. Yoani ha dichiarato che a breve verrà nel nostro Paese, che la stima molto, come gran parte dell’Europa e del mondo. Nessuna dissidente, infatti, aveva ricevuto tanti premi e riconoscimenti quanto quelli che ha ottenuto lei:, il Time ha persino inserito Yoani Sanchez fra le persone più influenti al mondo e il presidente Obama ha definito il blog dell’attivista “una finestra eccezionale sulla realtà della vita quotidiana a Cuba”.
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