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..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
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..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
Un segno
Era una serata di maggio, una di quelle serate dove iniziava a fare caldo anche di notte, non avevamo niente da fare e stavamo io e la mia amica parlando nel giardino di casa (patio) e iniziavamo a programmare la sera:
“stasera ho voglia di andare a cenare in un posto fantastico” dicevo alla mia amica
“con i nostri soldi neanche una pizza in calle obisbo possiamo permetterci” diceva Vivian, cosi si chiama la mia amica di infanzia, siamo cresciute insieme,abbiamo attraversato mari e monti,avevamo un modo particolare di fare,ci chiamavamo entrambe LOCA,adesso lei vive a milano e è al suo secondo matrimonio con un italiano,con la quale penso che presto finirà anche,lei ha un particolare che la differenzia da me,agisce sempre di istinto,istinto che spesso ci ha portate in guai a Cuba
Durante questo discorso, ironia della suerte,suonava la canzone fantasy di Mariah Carey
Gli rispondevo “stasera voglio essere una principessa, vorrei fare qualcosa che mai avevo fatto”
“loca, già siamo abbastanza pazze,dove vuoi arrivare!”
“una sera che ci lascerà il segno,entre nosotros, per il futuro, mas que una locura” gli rispondevo nella piu piena convinzione
“cosa”
“bene non lo so” intanto mi alzai e inizia a ballare sognando, con il sottofondo della canzone fantasy.
Dopo un poco di silenzio e che continuavo a ballare, le dico “voglio un principe,voglio che mi regali emozioni,voglio sentirmi bambina….”
Lei faceva ancora finta di non capirmi e diceva: “tu eres loca”
La mia risposta, “si lo sono,però adesso prepariamoci che stasera non lo dimentichiamo mai più”
Abbiamo iniziato a prepararci per la serata era ancora presto e tampoco la novela era iniziata, iniziamo a farci le manicure, i capelli, ci trucchiamo, dopo un poco eravamo due stelle che brillavano da molto lontano, eravamo bellissime quella sera e ci iniziamo a portare verso la calle dove tutti, non solo uomini, ma anche donne, ci guardavano dalla testa ai piedi.
Avevamo un’aria di arroganza,ci sentivamo come se il mondo starebbe ai nostri piedi,andiamo per la avenida e aspettiamo un passaggio il primo ci porta direttamente a la ciudad deportiva, da li avremmo aspettato il nostro passaggio o per il vedado o per habana centro,aspettando si femavano molti turisti che volevano darci un passaggio,ma io rifiutavo,mentre Vivian non capiva dove volevo arrivare
“perché non vanno bene questi, sono giovani” mi diceva mentre i ragazzi cercavano di convincerci
“no, espero,qualcosa di specile,devi avere pazienza che arrivano” replicavo
“andiamo al vedado,cosi possiamo cercare e trovare meglio”
“meglio qui,” insistevo con un aria di certezza anche verso la mia amica
Durante la nostra attesa,passava un poco di tutto,tutti si fermavano per darci un passaggio non solo turisti,ma specialmente cubani, dopo un poco arrivava un carro blu,dei turisti,erano dei turisti italiani,il ragazzo che stava al fianco del guidatore mi aveva colpito subito,cosi mi ero fatta avanti per parlare.
“Ciao belle caribeñas,cosa aspettate” mi diceva il ragazzo, che era veramente un ragazzo carino, aveva piu o meno 23/24 anni e noi avevamo 19 anni
“hola guapo, aspettavo un angelo,bene adesso sei arrivato tu” dico io
“non è la stessa cosa”
“me lo devi dimostrare”
“vuoi dire, che volete venire con noi?”
“no”
“perché no”
“perché non ci hai ancora chiesto!”
“vuoi un invito speciale?”
“sono qualcosa di speciale!” rispondevo con tutta la mia convinzione
Il ragazzo scende dal carro, prende la mia mano e dice “Mi caribeña, vuoi uscire con noi stasera?”
Gli rispondo diretta e dico “no!”
“perché?”
“non conosci neanche il mio nome!” era un mio modo di fare,per farmi in qualche modo apprezzare, dopo vari risposte e repliche, decidiamo, anche se ero tutto il tempo convinta, di andare con loro, avevamo deciso di andare a prendere un mojito, visto che questi ragazzi erano alla loro prima esperienza con la isola, decido i andare in un locale sulla rampa, visto anche che i ragazzi eravamo coetanei non c’era neanche da aver paura della policia, anche se si stava molto sull’attenti.
Abbiamo trascorso una piacevole serata con delle discussioni molto profondi, dove riconosceva in Giovanni una persona abbastanza intelligente, cosi andando sul diretto gli ho iniziato a chiedere:
“ti sei mai innamorato?”
“non direttamente”
“come non direttamente, non penso che in amore, si innamora direttamente o indirettamente”
“bene se parli di quel amore,che si soffre e che la notte non si riesce a dormire,ammetto che mi è successo”
“allora sei stato innamorato” gli chiedevo io accompagnata da un mio sorriso
“mai di una ragazza come te”
“capisco che mi vuoi sorprendere,però raccontami di questa tua storia che ti ha spezzato il cuore”
“non direttamente mi ha spezzato il cuore”
“se non riuscivi a dormire la notte”
“bene è che me ne sono accorto molto dopo,di quello che mi stava succedendo,della importanza che ha avuto quella donna per me!” mi diceva lui con un aria triste
“penso che riconoscere quella importanza, sia un gesto del tuo amore, verso di lei?”
“bene, è una ragazza che difficilmente posso dimenticare,però sai come si dice in italia,tutti gli uomini prima o dopo, soffrono per una ragazza!”
“non si dice direttamente solo in italia,è un pezzo di vita, che anche noi abbiamo”
“tu hai sofferto per amore?” Per fare ritornare il discorso su di lui e visto che non mi piaceva la domanda, ho rivolto un’altra domanda e chiesto a lui:
“dove vive lei adesso?”
“in italia,vicino casa mia”
“allora la vedi spesso?”
Avevo intuito che non volevo rispondermi direttamente “tutti giorni e questo mi fa male,però con il tempo sto dimenticando!”
“allora sei ancora innamorato di lei?”
“penso di no”
“perché mi dici che stai dimenticando?”
“perché lei mi ha fatto riconoscere,sentimenti e passati di vita,indimenticabili”
“bueno, io sono convinta che sei ancora innamorato,ma hai paura di innamorarti di nuovo?”
Lui sorseggia il suo mojito,prende un grande sospiro e dice:
“innamorarmi si, anche se ho paura del dopo”
Fissandolo per un poco negl’occhi e dopo che ho cercato con lo sguardo la mia amica, gli domando:
“Però cosi non puoi mai innamorarti se già pensi al dopo?”
Lui dopo un lungo sospiro e attesa, con nello sfondo qualche canzone romantica dei Genesis mi dice: “ Lo so,per questo mi stai dimostrando di essere tu una persona con qualcosa di speciale, con uno sguardo che colpisce”
Ammetto che ero rimasta come un tronco, non sapevo cosa fare cosa dire,avrei voluto che lui mi baciava,era la situazione e l’ambiente perfetto,invece lui allunga la mano e prende una sigaretta, in quel momento il mio animo saliva e scendeva, stavo iniziando a sudare e sentivo le mie gambe tremare, a un tratto, mi alzo e urlo: “LOCAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA – andiamo in bagno”, mentre lei stava seduta sul bancone del bar e vedevo che tra lei e il ragazzo c’era anche qualche feeling, ma Vivian, sempre faceva avvicinare in se i ragazzi facendoli illusionare troppo senza pensare alle conseguenze.
Arrivate in bagno le dico:
“lo quiero è fantastico, sono felice e ho paura”
Lei mi guarda, senza che ha ancora capito nulla e mi dice:
“non ti capisco, que pasa”
“niente è che è dolce, tenero”
“perché paura?” mi dice lei con un aria da pensatrice
“paura di innamorarmi e che dopo va al suo paese e non mi pensa”
“non pensare a domani,pensa adesso”
“lo so, però non voglio soffrire”
“ricordati quella cosa speciale che volevi oggi”
“la ricordo,ma non volevo qualcosa di cosi speciale”
“stai con lui e non pensare niente”
“lo farò” intanto come noi donne solo sappiamo fare ci guardavamo nello specchio e aggiustavamo il trucco.
Uscita dal bagno vedevo il ragazzo ancora fumando, vedevo che era nervoso, però mi piaceva su mirada,profonda e piena di sogni,non sempre si vede lo sguardo di un bambino su un uomo, lui lo aveva, aveva qualcosa che mi aveva colpito,oltre ad essere un bel uomo, dai modi di fare e dal aspetto.
Mi siedo e mi dice e mi chiede, perché noi ragazze andiamo in bagno sempre in compagnia, bueno, è una domanda che mi hanno fatto in centinaia e sempre ho risposto “siamo cosi noi ragazze”
Mi siedo prendo un sorso della mia bevanda che già era caldissima, in generale noi non è che prendevamo molto alcohol in noi, perché dovevamo stare con la mente lucida,ma quella sera e la presenza di quel ragazzo, mi aveva sciolta, al punto che avevo bevuta tutta in fretta per prendere una nuova bella fresca.
Inizio a riprendere il discorso lasciato, ovviamente, perché mi aveva lasciato qualche segno e gli chiedo direttamente:
“hai mai pensato in una relazione a distanza?”
“dici tra noi due” mi risponde il ragazzo e mi mette in una posizione scomoda ma che però mi regala felicità, perché mi fa pensare che lui ha pensato oltre…
Gli rispondo: “perché dici di noi due?”
“perché ci avevo pensato quando ero bagno”
In me pensai, ufa telepatia, anche io in bagno pensai la stessa cosa, ma rimango sul suo discorso e gli chiedo:
“cosa hai pensato?”
“molte cose, di come potrebbe essere, cosa potrebbe succedere e altro”
“mi puoi rendere partecipe dei tuoi pensieri” nello stesso tempo lo guardo negl’occhi e lui mi prende la mano e dice:
“di come sarebbe con te,passare le giornate con te, andare al mare” lo interrompo e dico “passeggiare, cenare” stavolta mi interrompe lui, anche se io personalmente lo odio quando mi interrompono e mi dice “baciare” è stato li, che attimi seguenti ha preso lui il coraggio e mi ha dato il primo bacio, in quel momento mi sentivo felice, avevo raggiunto qualcosa,il segno che volevo da questa serata. Dopo un poco di baciarci gli chiedo:
“sei felice”
Lui mi risponde teneramente “solo se lo sei tu”
E cosi proseguimmo la serata in quel bar, ma non per molto, tra un mojito e l’altro avevamo perso il conto dell’orologio mentre la mia amica e l’altro ragazzo erano andate a ballare, lui mi chiede, se avevo voglia di andare a casa sua,non ci ho pensata neanche una volta, ho fatto direttamente cenno di andare.
Dunque, ci alziamo, usciamo insieme abbracciati a andiamo verso il carro.
Andiamo nella sua casa che era vicino al hotel riviera, saliamo e mi chiede se volevo qualcosa da bere,prendo un cerveza e mi siedo in una seggiola che stava li,lui ritorna che era andato in bagno e subito dice:
“dai spogliati che facciamo sesso”
Io con una espressione di come una che aveva capito male, gli risponde “cosa?”
“scusa avevo dimenticato di chiederti quanto vuoi” replicava lui. In quel istante non stavo piu capendo il mondo, mi chiedevo dove erano rimasti i nostri discorsi, mi stava trattando da puta,mi stava salendo la rabbia e gli dico: “mi dispiace, ma non sono quella che tu pensi” prendo la mia borse e esco, lui prova a trattenermi e chiamando ma appena vede che non ritorno, inizia a urlare alcune mala palabras in italiano…
Io non sapevo dove andare, sono andata sul malecon e ho iniziato un lungo pianto, un pianto perché perché qualcosa mi ha lasciato veramente un segno, ma non quello che volevo io
Era una serata di maggio, una di quelle serate dove iniziava a fare caldo anche di notte, non avevamo niente da fare e stavamo io e la mia amica parlando nel giardino di casa (patio) e iniziavamo a programmare la sera:
“stasera ho voglia di andare a cenare in un posto fantastico” dicevo alla mia amica
“con i nostri soldi neanche una pizza in calle obisbo possiamo permetterci” diceva Vivian, cosi si chiama la mia amica di infanzia, siamo cresciute insieme,abbiamo attraversato mari e monti,avevamo un modo particolare di fare,ci chiamavamo entrambe LOCA,adesso lei vive a milano e è al suo secondo matrimonio con un italiano,con la quale penso che presto finirà anche,lei ha un particolare che la differenzia da me,agisce sempre di istinto,istinto che spesso ci ha portate in guai a Cuba
Durante questo discorso, ironia della suerte,suonava la canzone fantasy di Mariah Carey
Gli rispondevo “stasera voglio essere una principessa, vorrei fare qualcosa che mai avevo fatto”
“loca, già siamo abbastanza pazze,dove vuoi arrivare!”
“una sera che ci lascerà il segno,entre nosotros, per il futuro, mas que una locura” gli rispondevo nella piu piena convinzione
“cosa”
“bene non lo so” intanto mi alzai e inizia a ballare sognando, con il sottofondo della canzone fantasy.
Dopo un poco di silenzio e che continuavo a ballare, le dico “voglio un principe,voglio che mi regali emozioni,voglio sentirmi bambina….”
Lei faceva ancora finta di non capirmi e diceva: “tu eres loca”
La mia risposta, “si lo sono,però adesso prepariamoci che stasera non lo dimentichiamo mai più”
Abbiamo iniziato a prepararci per la serata era ancora presto e tampoco la novela era iniziata, iniziamo a farci le manicure, i capelli, ci trucchiamo, dopo un poco eravamo due stelle che brillavano da molto lontano, eravamo bellissime quella sera e ci iniziamo a portare verso la calle dove tutti, non solo uomini, ma anche donne, ci guardavano dalla testa ai piedi.
Avevamo un’aria di arroganza,ci sentivamo come se il mondo starebbe ai nostri piedi,andiamo per la avenida e aspettiamo un passaggio il primo ci porta direttamente a la ciudad deportiva, da li avremmo aspettato il nostro passaggio o per il vedado o per habana centro,aspettando si femavano molti turisti che volevano darci un passaggio,ma io rifiutavo,mentre Vivian non capiva dove volevo arrivare
“perché non vanno bene questi, sono giovani” mi diceva mentre i ragazzi cercavano di convincerci
“no, espero,qualcosa di specile,devi avere pazienza che arrivano” replicavo
“andiamo al vedado,cosi possiamo cercare e trovare meglio”
“meglio qui,” insistevo con un aria di certezza anche verso la mia amica
Durante la nostra attesa,passava un poco di tutto,tutti si fermavano per darci un passaggio non solo turisti,ma specialmente cubani, dopo un poco arrivava un carro blu,dei turisti,erano dei turisti italiani,il ragazzo che stava al fianco del guidatore mi aveva colpito subito,cosi mi ero fatta avanti per parlare.
“Ciao belle caribeñas,cosa aspettate” mi diceva il ragazzo, che era veramente un ragazzo carino, aveva piu o meno 23/24 anni e noi avevamo 19 anni
“hola guapo, aspettavo un angelo,bene adesso sei arrivato tu” dico io
“non è la stessa cosa”
“me lo devi dimostrare”
“vuoi dire, che volete venire con noi?”
“no”
“perché no”
“perché non ci hai ancora chiesto!”
“vuoi un invito speciale?”
“sono qualcosa di speciale!” rispondevo con tutta la mia convinzione
Il ragazzo scende dal carro, prende la mia mano e dice “Mi caribeña, vuoi uscire con noi stasera?”
Gli rispondo diretta e dico “no!”
“perché?”
“non conosci neanche il mio nome!” era un mio modo di fare,per farmi in qualche modo apprezzare, dopo vari risposte e repliche, decidiamo, anche se ero tutto il tempo convinta, di andare con loro, avevamo deciso di andare a prendere un mojito, visto che questi ragazzi erano alla loro prima esperienza con la isola, decido i andare in un locale sulla rampa, visto anche che i ragazzi eravamo coetanei non c’era neanche da aver paura della policia, anche se si stava molto sull’attenti.
Abbiamo trascorso una piacevole serata con delle discussioni molto profondi, dove riconosceva in Giovanni una persona abbastanza intelligente, cosi andando sul diretto gli ho iniziato a chiedere:
“ti sei mai innamorato?”
“non direttamente”
“come non direttamente, non penso che in amore, si innamora direttamente o indirettamente”
“bene se parli di quel amore,che si soffre e che la notte non si riesce a dormire,ammetto che mi è successo”
“allora sei stato innamorato” gli chiedevo io accompagnata da un mio sorriso
“mai di una ragazza come te”
“capisco che mi vuoi sorprendere,però raccontami di questa tua storia che ti ha spezzato il cuore”
“non direttamente mi ha spezzato il cuore”
“se non riuscivi a dormire la notte”
“bene è che me ne sono accorto molto dopo,di quello che mi stava succedendo,della importanza che ha avuto quella donna per me!” mi diceva lui con un aria triste
“penso che riconoscere quella importanza, sia un gesto del tuo amore, verso di lei?”
“bene, è una ragazza che difficilmente posso dimenticare,però sai come si dice in italia,tutti gli uomini prima o dopo, soffrono per una ragazza!”
“non si dice direttamente solo in italia,è un pezzo di vita, che anche noi abbiamo”
“tu hai sofferto per amore?” Per fare ritornare il discorso su di lui e visto che non mi piaceva la domanda, ho rivolto un’altra domanda e chiesto a lui:
“dove vive lei adesso?”
“in italia,vicino casa mia”
“allora la vedi spesso?”
Avevo intuito che non volevo rispondermi direttamente “tutti giorni e questo mi fa male,però con il tempo sto dimenticando!”
“allora sei ancora innamorato di lei?”
“penso di no”
“perché mi dici che stai dimenticando?”
“perché lei mi ha fatto riconoscere,sentimenti e passati di vita,indimenticabili”
“bueno, io sono convinta che sei ancora innamorato,ma hai paura di innamorarti di nuovo?”
Lui sorseggia il suo mojito,prende un grande sospiro e dice:
“innamorarmi si, anche se ho paura del dopo”
Fissandolo per un poco negl’occhi e dopo che ho cercato con lo sguardo la mia amica, gli domando:
“Però cosi non puoi mai innamorarti se già pensi al dopo?”
Lui dopo un lungo sospiro e attesa, con nello sfondo qualche canzone romantica dei Genesis mi dice: “ Lo so,per questo mi stai dimostrando di essere tu una persona con qualcosa di speciale, con uno sguardo che colpisce”
Ammetto che ero rimasta come un tronco, non sapevo cosa fare cosa dire,avrei voluto che lui mi baciava,era la situazione e l’ambiente perfetto,invece lui allunga la mano e prende una sigaretta, in quel momento il mio animo saliva e scendeva, stavo iniziando a sudare e sentivo le mie gambe tremare, a un tratto, mi alzo e urlo: “LOCAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA – andiamo in bagno”, mentre lei stava seduta sul bancone del bar e vedevo che tra lei e il ragazzo c’era anche qualche feeling, ma Vivian, sempre faceva avvicinare in se i ragazzi facendoli illusionare troppo senza pensare alle conseguenze.
Arrivate in bagno le dico:
“lo quiero è fantastico, sono felice e ho paura”
Lei mi guarda, senza che ha ancora capito nulla e mi dice:
“non ti capisco, que pasa”
“niente è che è dolce, tenero”
“perché paura?” mi dice lei con un aria da pensatrice
“paura di innamorarmi e che dopo va al suo paese e non mi pensa”
“non pensare a domani,pensa adesso”
“lo so, però non voglio soffrire”
“ricordati quella cosa speciale che volevi oggi”
“la ricordo,ma non volevo qualcosa di cosi speciale”
“stai con lui e non pensare niente”
“lo farò” intanto come noi donne solo sappiamo fare ci guardavamo nello specchio e aggiustavamo il trucco.
Uscita dal bagno vedevo il ragazzo ancora fumando, vedevo che era nervoso, però mi piaceva su mirada,profonda e piena di sogni,non sempre si vede lo sguardo di un bambino su un uomo, lui lo aveva, aveva qualcosa che mi aveva colpito,oltre ad essere un bel uomo, dai modi di fare e dal aspetto.
Mi siedo e mi dice e mi chiede, perché noi ragazze andiamo in bagno sempre in compagnia, bueno, è una domanda che mi hanno fatto in centinaia e sempre ho risposto “siamo cosi noi ragazze”
Mi siedo prendo un sorso della mia bevanda che già era caldissima, in generale noi non è che prendevamo molto alcohol in noi, perché dovevamo stare con la mente lucida,ma quella sera e la presenza di quel ragazzo, mi aveva sciolta, al punto che avevo bevuta tutta in fretta per prendere una nuova bella fresca.
Inizio a riprendere il discorso lasciato, ovviamente, perché mi aveva lasciato qualche segno e gli chiedo direttamente:
“hai mai pensato in una relazione a distanza?”
“dici tra noi due” mi risponde il ragazzo e mi mette in una posizione scomoda ma che però mi regala felicità, perché mi fa pensare che lui ha pensato oltre…
Gli rispondo: “perché dici di noi due?”
“perché ci avevo pensato quando ero bagno”
In me pensai, ufa telepatia, anche io in bagno pensai la stessa cosa, ma rimango sul suo discorso e gli chiedo:
“cosa hai pensato?”
“molte cose, di come potrebbe essere, cosa potrebbe succedere e altro”
“mi puoi rendere partecipe dei tuoi pensieri” nello stesso tempo lo guardo negl’occhi e lui mi prende la mano e dice:
“di come sarebbe con te,passare le giornate con te, andare al mare” lo interrompo e dico “passeggiare, cenare” stavolta mi interrompe lui, anche se io personalmente lo odio quando mi interrompono e mi dice “baciare” è stato li, che attimi seguenti ha preso lui il coraggio e mi ha dato il primo bacio, in quel momento mi sentivo felice, avevo raggiunto qualcosa,il segno che volevo da questa serata. Dopo un poco di baciarci gli chiedo:
“sei felice”
Lui mi risponde teneramente “solo se lo sei tu”
E cosi proseguimmo la serata in quel bar, ma non per molto, tra un mojito e l’altro avevamo perso il conto dell’orologio mentre la mia amica e l’altro ragazzo erano andate a ballare, lui mi chiede, se avevo voglia di andare a casa sua,non ci ho pensata neanche una volta, ho fatto direttamente cenno di andare.
Dunque, ci alziamo, usciamo insieme abbracciati a andiamo verso il carro.
Andiamo nella sua casa che era vicino al hotel riviera, saliamo e mi chiede se volevo qualcosa da bere,prendo un cerveza e mi siedo in una seggiola che stava li,lui ritorna che era andato in bagno e subito dice:
“dai spogliati che facciamo sesso”
Io con una espressione di come una che aveva capito male, gli risponde “cosa?”
“scusa avevo dimenticato di chiederti quanto vuoi” replicava lui. In quel istante non stavo piu capendo il mondo, mi chiedevo dove erano rimasti i nostri discorsi, mi stava trattando da puta,mi stava salendo la rabbia e gli dico: “mi dispiace, ma non sono quella che tu pensi” prendo la mia borse e esco, lui prova a trattenermi e chiamando ma appena vede che non ritorno, inizia a urlare alcune mala palabras in italiano…
Io non sapevo dove andare, sono andata sul malecon e ho iniziato un lungo pianto, un pianto perché perché qualcosa mi ha lasciato veramente un segno, ma non quello che volevo io
arcoiris- Admin
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Età : 48
Carattere : vieja y desbaratada pero fantasiosa y calientica
..:: Racconti da Jinetera 2° ::.. "NIURKA74"
Il giorno dopo
Dopo il pianto e le lacrime lasciate lungo il Malecon, decido di ritornare a casa, era piu o meno 1.00 di notte e difficilmente si incontrava un passaggio sicuro,dunque dovevo in qualche modo trovare un passaggio per arrivare a casa, cosi decido di camminare sul Malecon verso la 23esima alla speranza di incontrare un passaggio verso casa, senza dovere ricambiare niente, di taxi non se ne parlava proprio, visto che la serata è finita nei peggiori dei modi.
Dopo una ventina di minuti che camminavo e quasi sotto l’hotel Nacional, incontro un gruppo di ragazze che conoscevo di vista accompagnate da un gruppo di ragazzi olandesi, una delle ragazze mi ferma e mi dice:
“chica, cosa ti è successo?” io inizialmente non volevo rispondere anche per la vergogna, ma mi decido di rispondere, visto che consideravo in loro, forse la unica possibilità di arrivare in casa.
Cosi replico “ho avuto un problema con un Yuma, mi voleva costringere a fare sesso” in quel momento mi dovevo mettere nelle panni della vittima, visto che non avevo voglia di raccontare tutta la storia, anche se poi in realtà ero veramente una vittima.
Continuo dicendo: “un italiano, mi voleva portare a cena, io avevo accettato l’invito, ma lui è voluto andare subito a casa sua, con la scusa che si doveva cambiare” una delle ragazze interviene e dice “sono sempre gli stessi questi italiani” io pensando alle parole che in realtà non è stato direttamente cosi, ma dovevo continuare a fare la vittima, continuo “ e dopo mi voleva costringere di fare sesso con lui, per fortuna sono riuscita a andarmene, solo che adesso sono qui e non so come tornare a casa” la ragazza che mi aveva fermata mi dice subito di non preoccuparmi che mi farebbe accompagnare a casa da uno dei ragazzi che erano in compagnia, dove però nello stesso tempo arriva uno dei ragazzi mi regala 10 $ e mi dici: “ Questi sono per il taxi e non pensare che tutti gli stranieri siamo uguali”, nel frattempo di solleva un poco il mio animo, guardo il chico, che era un uomo sulla quarantina, gli dico “grazie, sei un amore” e gli do un bacio sulla guancia.
Subito prendo il primo taxi e mi faccio accompagnare a casa, arrivata a casa mi butto sul letto, ancora truccata, mi tolgo solo i vestiti e cado in uno profondo sonno, sonno che noi cubane siamo distintamente le migliori.
La mattina seguente, mi risveglio cosi:
“Locaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa” urla Vivian nel mio orecchio e continua, fino a che non sono costretta a alzarmi e prendere il caffè che lei ha fatto preparare da mia mamma.
“Locaaaaaaaaaaaaaaaaa, alzati che andiamo alla playa oggi, locaaaaaaaaaaa”
Inizio ad aprire gl’occhi e come un angelo caduto dal cielo gli chiedo “che ore sono?”
Lei mi guarda e insiste con la playa “dai preparati che andiamo in spiaggia!” e io ancora intontita dal sonno continuo a chiedere l’orario mentre sorseggiavo il mio caffè “dimmi, che ore sono?” lei mi dice “dovrebbero essere le 10.00 piu o meno, fai veloce che alle 11.00 abbiamo l’appuntamento”
“che appuntamento?” chiedo io
“quello di andare al mare!”
“al mare, con chi, quando?” chiedevo io e continuavo a non capire niente
“è da 10 minuti che te lo dico, alle 11.00 abbiamo l’appuntamento per andare al mare” mi dice lei con un aria allegra e felice
“da 10 minuti, io non ho sentito niente, se no non ti chiedevo!”
“vedo che ieri sera è stata lunga la serata?” mi dice lei con una convinzione che la mia serata era stata perfetta.
In quei attimi, rivedo il film di ieri sera, tutto quello che mi è successo, mi sveglio totalmente e rimango alcuni secondi ferma senza dire niente. Dopo un poco lei interrompe il silenzio e mi chiede cosa ho. Rifletto nel rispondere e vedendo lei in piena allegria e felicità gli dico:
“Niente, mi sono fatta accompagnare a casa” non gli volevo rovinare quella felicità che aveva lei, la vedevo che in qualche modo era al settimo cielo.
Lei mi guarda e mi dice “vedo uno sguardo pensieroso non è che ti sei innamorata?”
Subito replico: “io innamorata, ma quando mai, l’uomo di cui mi dovrò innamorare devono ancora inventarlo”
“adesso preparati che dobbiamo andare al mare, fai veloce”
“con chi andiamo al mare?”
“con giovanni e paolo, paolo mi ha chiamato stamattina e mi ha chiesto se volevamo andare con loro al mare.”
“e tu hai risposto di si, senza chiedermi?” chiedo con un aria enfandada
“Coño e bisogna anche chiedertelo?”
“io non posso venire alla playa, ho il mio ciclo”
“ma se l’hai avuto settimana scorsa”
“non ci vengo, non ci vengo e non ci vengo”
Lei mi guarda, con il suo viso e mi prega di accettare l’invito, rifletto e dopo un poco gli dico “va bene andiamo, però quando voglio tornare a casa, torniamo!”
Cosi mi preparo per andare alla playa, il mio cuore andava a mille, sapevo che tra qualche ora sarei davanti nuovamente al ragazzo, idea pessima per i miei gusti e mi dicevo in testa tutto il tempo, perché, perché ci vado, cosa me lo fa fare, proprio oggi che potevo stare qui a casa, guardando tutti i cartoni, con il mio animo pensieroso, la paura di incontrare quel ragazzo, preparo la borsa e usciamo, andiamo verso la strada per trovare il primo passaggio che ci porta all’appuntamento, Vivian era nervosa, già sapevamo che all’appuntamento arriviamo in ritardo e lei ripeteva:
“Coño, speriamo che ci aspettino”
E io gli dicevo, sempre con meno voglia di andarci “se lui ti vuole aspetta, se non ti aspetta non ti vuole”
“si però mi ha detto piu volte di cercare di essere puntuale” diceva lei con un aria impaurita
“dai non pensarci che ti aspettano” gli facevo coraggio dove in realtà speravo che erano andati già via.
Arriviamo al luogo del appuntamento che era di fronte al Capitolio, le strade come al solito in quella zona erano pieni di turisti, turisti da tutte le parti del mondo, chi fotografava a destra chi a sinistra, le strade erano piene con taxi, macchine governative, polizia e tutto quello che una citta come l’Avana di mattina poteva mettere in movimento, erano le 11.15 quando a un tratto sento chiamare il mio nome:
“NIURKAAAAAAAAAAAA”
Mi giro e vedo che è lui che mi chiama e penso come ha ancora il coraggio di chiamarmi, si avvicina e prova a darmi un bacio, con un riflesso faccio in modo che lo evito e questo gesto lui non se lo aspettava, tanto che il suo amico lo guarda strano e anche vivian, non se lo sarebbe immaginato, mentre noi eravamo due persone uscite dal frigorifero del copelia, Vivian e il suo Yuma si abbracciano e si baciano, quasi quasi da farmi invidia.
Dopo i primi saluti e un silenzio da parte mia, andiamo verso l’auto, Vivian prova spesso a incrociare il mio sguardo, per capire cosa mi stava succedendo, ma facevo cenno con la testa, che non c’era niente.
Arrivati in auto, il viaggio per la playa, era un mio silenzio e un cantare di canzoni al ritmo di salsa che suonava la radio da parte di Vivian, vedevo anche i due amici che si sentivano felici e questa felicità, dentro di me, causava piu rabbia e mi dicevo in testa:
“ma questo coglione, come può essere felice, pensa che io sia solo un oggetto per lui, perché non dimostra che se ne è pentito ecc….” questa frase sicuramente la ho ripetuta in testa mia migliaia di volte nel viaggio per arrivare in playa, perché dico viaggio, perché per noi, quando si usciva dalla città era sempre un viaggio, perché normalmente si facevano dei tragitti piccoli.
Arrivati alla playa di Guanabo, scegliamo un posto dove sdraiarci e metterci, tutti si spogliano in fretta e corrono verso l’acqua, per gl’ italiani era il primo mare che vedevano quest’anno, mentre noi ci eravamo andate alcune settimane prima, VIvian mi chiede:
“loca non vieni in acqua?”
Gli rispondo con un aria sicura e pensando che dovevo fare vedere al ragazzo che ero arrabbiata “no cara, in questo periodo l’acqua è ancora fredda e mi fa male la gola” avevo detto una tremenda mentira, perché in realtà era la cosa che desideravo di piu andare in acqua.
“allora rimani qui, non sei arrabbiata?” mi chiedeva Viviano conoscendomi
“no, non preoccuparti e che sono un poco raffreddata tutto qui”
Mentre loro erano in acqua, guardavo lui, lo guardavo con amarezza e sentivo qualcosa che non volevo sentire, mi piaceva il suo sguardo da bambinone, il suo modo di fare, quel sorriso da zorro, la voglia sincera che avrei avuto di stare tra le sue braccia, lui ogni tanto gettava uno sguardo, forse su di me, ma forse anche per paura che gli rubavano le cose, io mi immaginavo che guardava me e pensavo e mi volevo convincere, che forse ieri aveva solo sbagliato, forse i suoi problemi con la lingua, mi hanno fatto capire male, forse non è veramente cosi, giocavo nei miei pensieri e vedevo molte altre persone in spiaggia accompagnate da ragazze come me, quasi tutte erano felice o dimostravano di essere felice, vedevo ragazze sedute su un pancione di un tedesco, un'altra ragazza che faceva bere il ron a un altro direttamente dalla sua bocca, coppie normali che si baciavano sulla riva del mare, la polizia che faceva il solito giro,ma in quel periodo ci lasciava in tranquillità, ogni tanto buttavo uno sguardo verso di vivian, ma sinceramente non volevo vedere vivian, ma lui e come in un film, mi ritornavano i pensieri, il ricordo della serata precedente, prima piena di emozioni, parole d’amore e dopo usata come un oggetto, non riuscivo a capire se era la stessa persona e quell’effetto veniva solo dal mojito, e mi dicevo, come farlo per scoprirlo, non potevo andare li e fare finta di niente, non è da me, perdere, dovevo studiare qualche strategia, degna da una donna.
Dopo un poco arrivano dall’acqua e si mettono al sole, vivian mi dice che l’acqua era bellissima e dopo scappa con il suo yuma a prendere della bevande e mi chiede:
“loca, cosa vuoi da bere?”
Gli rispondo, riprendendo la mia vecchia sicurezza e dico “bueno, un roncoli con mucho ron!”
“con molto ron?” lei replica subito
“si, cara, con molto ron, anzi vorrei solo un goccio di cola”
Anche se non era molto convinta vivian e il suo Yuma, vanno a prendere le bevande, cosi come il destino avrebbe voluto, rimango sola con lui e nel rimanere sola, trovo con lo sguardo un gruppo di italiani che è affianco a noi e inizio a flirtare con gli occhi con il primo che mi capita.
Ovviamente Giovanni se ne era accorto di questo e ha iniziato con un terzo grado:
“come stai?” mi chiedeva con un’aria timida
“bene” risposta secca
“ti piace il mare?”
“non sempre”
“oggi è bella la giornata?” sempre con un’aria timida
“a me non piace”
“ci vai spesso al mare?”
“dipende con chi” rispondo e ero sicura di avere sbagliata la risposta, perché poteva immaginare che ero grata della sua presenza, infatti subito mi dice:
“allora, ti piace la nostra presenza?”
“NO” Questa mia risposta portava verso un silenzio che ha regnato fino a quando non è arrivata Vivian con le bevande.
Bevo il mio roncoli, mas ron che coli, velocemente, prendo le mie occhiali da sole e mi alzo per andare verso l’acqua, faccio un gesto a quell’italiano che ho flirtato con gli occhi e ci ritroviamo sulla riva e tenevo sotto controllo Giovanni per vedere la sua reazione.
L’italiano mi chiede:
“Quanti anni hai?”
“24” dico io, dove in realtà neanche venti anni avevo e lui mi dice
“allora ho indovinato, poco fa parlavo con il mio amico e gli dicevo che avevi piu o meno 24 anni”
“come ti chiami?” insisteva lui ancora e io continuavo a guardare giovanni
Siccome avevo fatto finta di non capire il suo spagnolo gli chiedo nuovamente cosa aveva detto e mi richiede un’altra cosa: “di dove sei?” per non dire tutta la verità gli dico che sono dalla provincia di Santa Clara e lui mi inizia a raccontare tutti i suoi giri che aveva fatto nell’isola, discorsi che neanche seguivo, perché il mio unico pensiero era quello di cosa stava pensando Giovanni, quando ho capito che lui, aveva finito di parlare, gli chiedo: “allora sei un camajan?” domanda ironica mia
E lui mi risponde con certezza e sicurezza “si”. Gli dico cosa faceva in serata e lui mi risponde che non aveva ancora dei programmi, io in qualche modo non volevo mai in vita uscire con questo, ma in qualche modo volevo vedere la reazione di Giovanni, cosi gli chiedo se aveva voglia di offrirmi qualcosa, e lui mi chiede:
“certo amore, andiamo al bar e prendiamo qualcosa?”
Gli rispondo e avendo sempre la mia tattica di fare ingelosire giovanni:
“No guapo, sto guardando la mia amica, per vedere cosa fa, tu vammi a prendere un roncoli con mucho ron, che io ti aspetto”
Mentre lui andava a prendere il roncoli, io andavo dalla mia amica dove c’era anche giovanni, stranamente non aveva ancora cercato una compagna femminile che poteva stare con lui, ma li vedevo movimentati in discorsi, arrivo, con aria sicura e mi metto sulla sabbia e dico:
“Il mare è favoloso oggi, una giornata bellissima” per fare capire che quel uomo mi stava facendo sentire bene.
“loca, stai un poco con noi” mi diceva vivian
“perché non stai bene senza di me?” gli rispondevo arrogantemente
“amor, lo sai che ti voglio bene, ma ti vedo strana”
“non sono strana, ho incontrato un bravo uomo”
“lo sai, che quello non va per te”
“tu come lo sai, ci ho parlato io e non tu con lui..” Nello stesso tempo arriva l’italiano con le bevande, vedevo che aveva provato a bere un poco anche dal mio bicchiere, cosa che generalmente mi faceva schifo, specialmente di un uomo come lui, ma dovevo stare al gioco e gli dico:
“Grazie, caro, dopo che sto sotto questo sole ci vuole qualcosa di fresco”
Lui mi risponde, come di peggio non poteva fare: “ma qui i prezzi aumentano sempre, sta diventando sempre piu caro”
Al posto di essere felice di aver offerto a una donna, giovane una bevanda pensava al costo, neanche ho risposto e sono andata direttamente al sodo:
“allora cosa facciamo stasera?”
“andiamo a cenare, cosa vuoi mangiare?” mi chiede lui
“me incanta la pizza, vorrei provare una pizza italiana, è da molto che non la mangio” gli dico io, sapendo già la risposta da camajan.
“Incontriamoci alle 8.00 davanti al Barrio Chino?” era la domanda che mi aspettavo conoscevo già il tipo di uomo che era, cosi io per fare sentire tutto agli altri, replico a altra voce:
“va bene, caro alle 8.00 davanti al Barrio Chino, però vieni solo che io sono sola” fissato l’appuntamento per la serata, appuntamento dove non mi sarei mai presentata e che lui sicuramente ai suoi amici non avrebbe mai detto che non mi sarei presentata, lo saluto con un bacio sulla guancia, sudata e con la barba lunga, finisco di bere il mio roncoli e mi sdraio a pancia in giù per prendere un poco di sole.
Dopo un poco, sentivo qualcuno che buttava della sabbia ai miei piedi, non ci ho fatto caso all’inizio, pensavo che era vivian con il suoi soliti giochi, ma la cosa strana era che non la sentivo parlare, dove in realtà lei si sentiva da molto lontano quando parlava e rideva, ma non avevo voglia di girarmi, ho un carattere pigro ma vedevo che questa cosa o questo che mi buttava la sabbia nei piedi continuava, ad un tratto mi giro e dico:
“Smettila per favore” e vedevo che Giovanni stava li in piedi e mi guardava con il suo sguardo da bambinone, il suoi occhi a mandorla e la sua vista, mi hanno riscaldato tutto il corpo, ci siamo guardati intensamente e lui mi dice:
“scusa”
“hai capito che mi dava fastidio la sabbia” gli replico io
E lui subito dice: “non per la sabbia, ma per altro” con un viso sincero e pieno di tenerezza
E io sicura di me gli dico ”di cosa?”
“per ieri sera, non è da me, mi sono fatto molto male e ho fatto male anche a te….”
In quel istante mi batteva il cuore, non sapevo cosa dire o cosa fare, ero felice ma ancora avevo la tristezza in me, erano secondi, che in quel momento sembravano un eternità e nello stesso momento lo guardavo e pensavo, pensavo a tutto……”
Continua “Niurka e la resa dei conti”
Dopo il pianto e le lacrime lasciate lungo il Malecon, decido di ritornare a casa, era piu o meno 1.00 di notte e difficilmente si incontrava un passaggio sicuro,dunque dovevo in qualche modo trovare un passaggio per arrivare a casa, cosi decido di camminare sul Malecon verso la 23esima alla speranza di incontrare un passaggio verso casa, senza dovere ricambiare niente, di taxi non se ne parlava proprio, visto che la serata è finita nei peggiori dei modi.
Dopo una ventina di minuti che camminavo e quasi sotto l’hotel Nacional, incontro un gruppo di ragazze che conoscevo di vista accompagnate da un gruppo di ragazzi olandesi, una delle ragazze mi ferma e mi dice:
“chica, cosa ti è successo?” io inizialmente non volevo rispondere anche per la vergogna, ma mi decido di rispondere, visto che consideravo in loro, forse la unica possibilità di arrivare in casa.
Cosi replico “ho avuto un problema con un Yuma, mi voleva costringere a fare sesso” in quel momento mi dovevo mettere nelle panni della vittima, visto che non avevo voglia di raccontare tutta la storia, anche se poi in realtà ero veramente una vittima.
Continuo dicendo: “un italiano, mi voleva portare a cena, io avevo accettato l’invito, ma lui è voluto andare subito a casa sua, con la scusa che si doveva cambiare” una delle ragazze interviene e dice “sono sempre gli stessi questi italiani” io pensando alle parole che in realtà non è stato direttamente cosi, ma dovevo continuare a fare la vittima, continuo “ e dopo mi voleva costringere di fare sesso con lui, per fortuna sono riuscita a andarmene, solo che adesso sono qui e non so come tornare a casa” la ragazza che mi aveva fermata mi dice subito di non preoccuparmi che mi farebbe accompagnare a casa da uno dei ragazzi che erano in compagnia, dove però nello stesso tempo arriva uno dei ragazzi mi regala 10 $ e mi dici: “ Questi sono per il taxi e non pensare che tutti gli stranieri siamo uguali”, nel frattempo di solleva un poco il mio animo, guardo il chico, che era un uomo sulla quarantina, gli dico “grazie, sei un amore” e gli do un bacio sulla guancia.
Subito prendo il primo taxi e mi faccio accompagnare a casa, arrivata a casa mi butto sul letto, ancora truccata, mi tolgo solo i vestiti e cado in uno profondo sonno, sonno che noi cubane siamo distintamente le migliori.
La mattina seguente, mi risveglio cosi:
“Locaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa” urla Vivian nel mio orecchio e continua, fino a che non sono costretta a alzarmi e prendere il caffè che lei ha fatto preparare da mia mamma.
“Locaaaaaaaaaaaaaaaaa, alzati che andiamo alla playa oggi, locaaaaaaaaaaa”
Inizio ad aprire gl’occhi e come un angelo caduto dal cielo gli chiedo “che ore sono?”
Lei mi guarda e insiste con la playa “dai preparati che andiamo in spiaggia!” e io ancora intontita dal sonno continuo a chiedere l’orario mentre sorseggiavo il mio caffè “dimmi, che ore sono?” lei mi dice “dovrebbero essere le 10.00 piu o meno, fai veloce che alle 11.00 abbiamo l’appuntamento”
“che appuntamento?” chiedo io
“quello di andare al mare!”
“al mare, con chi, quando?” chiedevo io e continuavo a non capire niente
“è da 10 minuti che te lo dico, alle 11.00 abbiamo l’appuntamento per andare al mare” mi dice lei con un aria allegra e felice
“da 10 minuti, io non ho sentito niente, se no non ti chiedevo!”
“vedo che ieri sera è stata lunga la serata?” mi dice lei con una convinzione che la mia serata era stata perfetta.
In quei attimi, rivedo il film di ieri sera, tutto quello che mi è successo, mi sveglio totalmente e rimango alcuni secondi ferma senza dire niente. Dopo un poco lei interrompe il silenzio e mi chiede cosa ho. Rifletto nel rispondere e vedendo lei in piena allegria e felicità gli dico:
“Niente, mi sono fatta accompagnare a casa” non gli volevo rovinare quella felicità che aveva lei, la vedevo che in qualche modo era al settimo cielo.
Lei mi guarda e mi dice “vedo uno sguardo pensieroso non è che ti sei innamorata?”
Subito replico: “io innamorata, ma quando mai, l’uomo di cui mi dovrò innamorare devono ancora inventarlo”
“adesso preparati che dobbiamo andare al mare, fai veloce”
“con chi andiamo al mare?”
“con giovanni e paolo, paolo mi ha chiamato stamattina e mi ha chiesto se volevamo andare con loro al mare.”
“e tu hai risposto di si, senza chiedermi?” chiedo con un aria enfandada
“Coño e bisogna anche chiedertelo?”
“io non posso venire alla playa, ho il mio ciclo”
“ma se l’hai avuto settimana scorsa”
“non ci vengo, non ci vengo e non ci vengo”
Lei mi guarda, con il suo viso e mi prega di accettare l’invito, rifletto e dopo un poco gli dico “va bene andiamo, però quando voglio tornare a casa, torniamo!”
Cosi mi preparo per andare alla playa, il mio cuore andava a mille, sapevo che tra qualche ora sarei davanti nuovamente al ragazzo, idea pessima per i miei gusti e mi dicevo in testa tutto il tempo, perché, perché ci vado, cosa me lo fa fare, proprio oggi che potevo stare qui a casa, guardando tutti i cartoni, con il mio animo pensieroso, la paura di incontrare quel ragazzo, preparo la borsa e usciamo, andiamo verso la strada per trovare il primo passaggio che ci porta all’appuntamento, Vivian era nervosa, già sapevamo che all’appuntamento arriviamo in ritardo e lei ripeteva:
“Coño, speriamo che ci aspettino”
E io gli dicevo, sempre con meno voglia di andarci “se lui ti vuole aspetta, se non ti aspetta non ti vuole”
“si però mi ha detto piu volte di cercare di essere puntuale” diceva lei con un aria impaurita
“dai non pensarci che ti aspettano” gli facevo coraggio dove in realtà speravo che erano andati già via.
Arriviamo al luogo del appuntamento che era di fronte al Capitolio, le strade come al solito in quella zona erano pieni di turisti, turisti da tutte le parti del mondo, chi fotografava a destra chi a sinistra, le strade erano piene con taxi, macchine governative, polizia e tutto quello che una citta come l’Avana di mattina poteva mettere in movimento, erano le 11.15 quando a un tratto sento chiamare il mio nome:
“NIURKAAAAAAAAAAAA”
Mi giro e vedo che è lui che mi chiama e penso come ha ancora il coraggio di chiamarmi, si avvicina e prova a darmi un bacio, con un riflesso faccio in modo che lo evito e questo gesto lui non se lo aspettava, tanto che il suo amico lo guarda strano e anche vivian, non se lo sarebbe immaginato, mentre noi eravamo due persone uscite dal frigorifero del copelia, Vivian e il suo Yuma si abbracciano e si baciano, quasi quasi da farmi invidia.
Dopo i primi saluti e un silenzio da parte mia, andiamo verso l’auto, Vivian prova spesso a incrociare il mio sguardo, per capire cosa mi stava succedendo, ma facevo cenno con la testa, che non c’era niente.
Arrivati in auto, il viaggio per la playa, era un mio silenzio e un cantare di canzoni al ritmo di salsa che suonava la radio da parte di Vivian, vedevo anche i due amici che si sentivano felici e questa felicità, dentro di me, causava piu rabbia e mi dicevo in testa:
“ma questo coglione, come può essere felice, pensa che io sia solo un oggetto per lui, perché non dimostra che se ne è pentito ecc….” questa frase sicuramente la ho ripetuta in testa mia migliaia di volte nel viaggio per arrivare in playa, perché dico viaggio, perché per noi, quando si usciva dalla città era sempre un viaggio, perché normalmente si facevano dei tragitti piccoli.
Arrivati alla playa di Guanabo, scegliamo un posto dove sdraiarci e metterci, tutti si spogliano in fretta e corrono verso l’acqua, per gl’ italiani era il primo mare che vedevano quest’anno, mentre noi ci eravamo andate alcune settimane prima, VIvian mi chiede:
“loca non vieni in acqua?”
Gli rispondo con un aria sicura e pensando che dovevo fare vedere al ragazzo che ero arrabbiata “no cara, in questo periodo l’acqua è ancora fredda e mi fa male la gola” avevo detto una tremenda mentira, perché in realtà era la cosa che desideravo di piu andare in acqua.
“allora rimani qui, non sei arrabbiata?” mi chiedeva Viviano conoscendomi
“no, non preoccuparti e che sono un poco raffreddata tutto qui”
Mentre loro erano in acqua, guardavo lui, lo guardavo con amarezza e sentivo qualcosa che non volevo sentire, mi piaceva il suo sguardo da bambinone, il suo modo di fare, quel sorriso da zorro, la voglia sincera che avrei avuto di stare tra le sue braccia, lui ogni tanto gettava uno sguardo, forse su di me, ma forse anche per paura che gli rubavano le cose, io mi immaginavo che guardava me e pensavo e mi volevo convincere, che forse ieri aveva solo sbagliato, forse i suoi problemi con la lingua, mi hanno fatto capire male, forse non è veramente cosi, giocavo nei miei pensieri e vedevo molte altre persone in spiaggia accompagnate da ragazze come me, quasi tutte erano felice o dimostravano di essere felice, vedevo ragazze sedute su un pancione di un tedesco, un'altra ragazza che faceva bere il ron a un altro direttamente dalla sua bocca, coppie normali che si baciavano sulla riva del mare, la polizia che faceva il solito giro,ma in quel periodo ci lasciava in tranquillità, ogni tanto buttavo uno sguardo verso di vivian, ma sinceramente non volevo vedere vivian, ma lui e come in un film, mi ritornavano i pensieri, il ricordo della serata precedente, prima piena di emozioni, parole d’amore e dopo usata come un oggetto, non riuscivo a capire se era la stessa persona e quell’effetto veniva solo dal mojito, e mi dicevo, come farlo per scoprirlo, non potevo andare li e fare finta di niente, non è da me, perdere, dovevo studiare qualche strategia, degna da una donna.
Dopo un poco arrivano dall’acqua e si mettono al sole, vivian mi dice che l’acqua era bellissima e dopo scappa con il suo yuma a prendere della bevande e mi chiede:
“loca, cosa vuoi da bere?”
Gli rispondo, riprendendo la mia vecchia sicurezza e dico “bueno, un roncoli con mucho ron!”
“con molto ron?” lei replica subito
“si, cara, con molto ron, anzi vorrei solo un goccio di cola”
Anche se non era molto convinta vivian e il suo Yuma, vanno a prendere le bevande, cosi come il destino avrebbe voluto, rimango sola con lui e nel rimanere sola, trovo con lo sguardo un gruppo di italiani che è affianco a noi e inizio a flirtare con gli occhi con il primo che mi capita.
Ovviamente Giovanni se ne era accorto di questo e ha iniziato con un terzo grado:
“come stai?” mi chiedeva con un’aria timida
“bene” risposta secca
“ti piace il mare?”
“non sempre”
“oggi è bella la giornata?” sempre con un’aria timida
“a me non piace”
“ci vai spesso al mare?”
“dipende con chi” rispondo e ero sicura di avere sbagliata la risposta, perché poteva immaginare che ero grata della sua presenza, infatti subito mi dice:
“allora, ti piace la nostra presenza?”
“NO” Questa mia risposta portava verso un silenzio che ha regnato fino a quando non è arrivata Vivian con le bevande.
Bevo il mio roncoli, mas ron che coli, velocemente, prendo le mie occhiali da sole e mi alzo per andare verso l’acqua, faccio un gesto a quell’italiano che ho flirtato con gli occhi e ci ritroviamo sulla riva e tenevo sotto controllo Giovanni per vedere la sua reazione.
L’italiano mi chiede:
“Quanti anni hai?”
“24” dico io, dove in realtà neanche venti anni avevo e lui mi dice
“allora ho indovinato, poco fa parlavo con il mio amico e gli dicevo che avevi piu o meno 24 anni”
“come ti chiami?” insisteva lui ancora e io continuavo a guardare giovanni
Siccome avevo fatto finta di non capire il suo spagnolo gli chiedo nuovamente cosa aveva detto e mi richiede un’altra cosa: “di dove sei?” per non dire tutta la verità gli dico che sono dalla provincia di Santa Clara e lui mi inizia a raccontare tutti i suoi giri che aveva fatto nell’isola, discorsi che neanche seguivo, perché il mio unico pensiero era quello di cosa stava pensando Giovanni, quando ho capito che lui, aveva finito di parlare, gli chiedo: “allora sei un camajan?” domanda ironica mia
E lui mi risponde con certezza e sicurezza “si”. Gli dico cosa faceva in serata e lui mi risponde che non aveva ancora dei programmi, io in qualche modo non volevo mai in vita uscire con questo, ma in qualche modo volevo vedere la reazione di Giovanni, cosi gli chiedo se aveva voglia di offrirmi qualcosa, e lui mi chiede:
“certo amore, andiamo al bar e prendiamo qualcosa?”
Gli rispondo e avendo sempre la mia tattica di fare ingelosire giovanni:
“No guapo, sto guardando la mia amica, per vedere cosa fa, tu vammi a prendere un roncoli con mucho ron, che io ti aspetto”
Mentre lui andava a prendere il roncoli, io andavo dalla mia amica dove c’era anche giovanni, stranamente non aveva ancora cercato una compagna femminile che poteva stare con lui, ma li vedevo movimentati in discorsi, arrivo, con aria sicura e mi metto sulla sabbia e dico:
“Il mare è favoloso oggi, una giornata bellissima” per fare capire che quel uomo mi stava facendo sentire bene.
“loca, stai un poco con noi” mi diceva vivian
“perché non stai bene senza di me?” gli rispondevo arrogantemente
“amor, lo sai che ti voglio bene, ma ti vedo strana”
“non sono strana, ho incontrato un bravo uomo”
“lo sai, che quello non va per te”
“tu come lo sai, ci ho parlato io e non tu con lui..” Nello stesso tempo arriva l’italiano con le bevande, vedevo che aveva provato a bere un poco anche dal mio bicchiere, cosa che generalmente mi faceva schifo, specialmente di un uomo come lui, ma dovevo stare al gioco e gli dico:
“Grazie, caro, dopo che sto sotto questo sole ci vuole qualcosa di fresco”
Lui mi risponde, come di peggio non poteva fare: “ma qui i prezzi aumentano sempre, sta diventando sempre piu caro”
Al posto di essere felice di aver offerto a una donna, giovane una bevanda pensava al costo, neanche ho risposto e sono andata direttamente al sodo:
“allora cosa facciamo stasera?”
“andiamo a cenare, cosa vuoi mangiare?” mi chiede lui
“me incanta la pizza, vorrei provare una pizza italiana, è da molto che non la mangio” gli dico io, sapendo già la risposta da camajan.
“Incontriamoci alle 8.00 davanti al Barrio Chino?” era la domanda che mi aspettavo conoscevo già il tipo di uomo che era, cosi io per fare sentire tutto agli altri, replico a altra voce:
“va bene, caro alle 8.00 davanti al Barrio Chino, però vieni solo che io sono sola” fissato l’appuntamento per la serata, appuntamento dove non mi sarei mai presentata e che lui sicuramente ai suoi amici non avrebbe mai detto che non mi sarei presentata, lo saluto con un bacio sulla guancia, sudata e con la barba lunga, finisco di bere il mio roncoli e mi sdraio a pancia in giù per prendere un poco di sole.
Dopo un poco, sentivo qualcuno che buttava della sabbia ai miei piedi, non ci ho fatto caso all’inizio, pensavo che era vivian con il suoi soliti giochi, ma la cosa strana era che non la sentivo parlare, dove in realtà lei si sentiva da molto lontano quando parlava e rideva, ma non avevo voglia di girarmi, ho un carattere pigro ma vedevo che questa cosa o questo che mi buttava la sabbia nei piedi continuava, ad un tratto mi giro e dico:
“Smettila per favore” e vedevo che Giovanni stava li in piedi e mi guardava con il suo sguardo da bambinone, il suoi occhi a mandorla e la sua vista, mi hanno riscaldato tutto il corpo, ci siamo guardati intensamente e lui mi dice:
“scusa”
“hai capito che mi dava fastidio la sabbia” gli replico io
E lui subito dice: “non per la sabbia, ma per altro” con un viso sincero e pieno di tenerezza
E io sicura di me gli dico ”di cosa?”
“per ieri sera, non è da me, mi sono fatto molto male e ho fatto male anche a te….”
In quel istante mi batteva il cuore, non sapevo cosa dire o cosa fare, ero felice ma ancora avevo la tristezza in me, erano secondi, che in quel momento sembravano un eternità e nello stesso momento lo guardavo e pensavo, pensavo a tutto……”
Continua “Niurka e la resa dei conti”
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
si un gran bel cuento specie nel clamoroso final..
potrebbe rappresentare un manifesto pa todas las:farao: M-o-n-j-a-s kubanas..
ps
quasi non ci stanno errori grammaticali..ti ha ayudado alguien en la correccion?
potrebbe rappresentare un manifesto pa todas las:farao: M-o-n-j-a-s kubanas..
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quasi non ci stanno errori grammaticali..ti ha ayudado alguien en la correccion?
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
..” Nello stesso tempo arriva l’italiano con le bevande, vedevo che aveva provato a bere un poco anche dal mio bicchiere, cosa che generalmente mi faceva schifo, specialmente di un uomo come lui, ma dovevo stare al gioco e gli dico:
“Grazie, caro, dopo che sto sotto questo sole ci vuole qualcosa di fresco”
Lui mi risponde, come di peggio non poteva fare: “ma qui i prezzi aumentano sempre, sta diventando sempre piu caro”
Al posto di essere felice di aver offerto a una donna, giovane una bevanda pensava al costo, neanche ho risposto
..muuy lindo ese cuento tambien..Felicidades alla nuestra autrice..gìa' si intravedevano del resto le stimmate della M-O-N-J-A che sarebbe poi diventata..
SIGUE SIGUE..
“Grazie, caro, dopo che sto sotto questo sole ci vuole qualcosa di fresco”
Lui mi risponde, come di peggio non poteva fare: “ma qui i prezzi aumentano sempre, sta diventando sempre piu caro”
Al posto di essere felice di aver offerto a una donna, giovane una bevanda pensava al costo, neanche ho risposto
..muuy lindo ese cuento tambien..Felicidades alla nuestra autrice..gìa' si intravedevano del resto le stimmate della M-O-N-J-A che sarebbe poi diventata..
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
mosquito ha scritto:si un gran bel cuento specie nel clamoroso final..
potrebbe rappresentare un manifesto pa todas las:farao: M-o-n-j-a-s kubanas..
ps
quasi non ci stanno errori grammaticali..ti ha ayudado alguien en la correccion?
Tenia 15 cuentos y lo enviè todo a Bruno que los revisaba
bueno, ahora voy a seguir (en Italiano) a ver quien se presta para revisarlos
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
arcoiris ha scritto:mosquito ha scritto:si un gran bel cuento specie nel clamoroso final..
potrebbe rappresentare un manifesto pa todas las:farao: M-o-n-j-a-s kubanas..
ps
quasi non ci stanno errori grammaticali..ti ha ayudado alguien en la correccion?
Tenia 15 cuentos y lo enviè todo a Bruno que los revisaba
bueno, ahora voy a seguir (en Italiano) a ver quien se presta para revisarlos
mami,cuando necesitas alguien que te revisa
puedes contar en mi..
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
Que va
un cuento con miles de palabras, me lo vas a llenar con un millón de smilies
un cuento con miles de palabras, me lo vas a llenar con un millón de smilies
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
arcoiris ha scritto:Que va
un cuento con miles de palabras, me lo vas a llenar con un millón de smilies
a veces esta' mejor uno que muchas palabras..
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
eso tambien, te ganaste uno
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
arcoiris ha scritto:eso tambien, te ganaste uno
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..:: Racconti da Jinetera 3° ::.. "NIURKA74"
Niurka e la resa dei conti
Erano passati alcuni minuti, anche se a me sembravano dei secoli, eravamo in mezzo ad una spiaggia tropicale e a turisti che giocherellavano con le loro conquiste.
I nostri sguardi si incrociavano, ma dopo le scuse ricevute da Giovanni non sapevo proprio cosa fare, mentre il tempo scorreva in una soleggiato pomeriggio nella playa habanera.
In quegli attimi, mi ripresi ed inventai una resa dei conti, anche se qualcosa internamente mi diceva che quella resa dei conti, proprio non era una buona idea. Sfortunatamente il mio carattere non mi permetteva di farmi scivolare tutto addosso.
Mi riprendo e:
“Locaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa”
“Dimeeeeeeeeeeeee” Mi risponde sorpresa Vivian dopo che avevo passata quasi l'intera giornata in silenzio.
“Sai che sei proprio descarada, hai scelto il miglior mangon del gruppo” replico decisa con una slang tipico cubano per evitare che ci capiscano e per intrigare ancora di più la persona.
E per alcuni momenti, la conversazione continuò inserendo sempre parole che difficilmente uno straniero ai primi viaggi potesse capire.
Nel frattempo, da una radio più rotta che aggiustata, suonava una canzone che nei prossimi mesi ci avrebbe accompagnato tutta l'estate.
L'avevo già ascoltata alcune volte, ma credo proprio che fu la prima volta che quella canzone mi fece scatenare e cosi tra la poca lucidità per colpa del ron e cola e i ritmi di quella Macarena iniziammo a ballarla in spiaggia.
Quel ballo, quelle scuse e ovviamente il roncoli, mi fece sciogliere e forse per la prima volta quel giorno, sotto il sole cocente, mi rilassai pianificando la mia rivincita.
Cambiando d' animo, iniziai a dimostrare quella diabla chè in me, quella personalità che di solito piace tanto agli stranieri, sorriso a 32 denti, ovviamente senza denti d'oro e sinuoso movimento di bacino.
Il pezzo che ricordo suonare in quel momento era la splendida Killing Me Softly e fu proprio quel brano ad inspirare la mia resa dei conti. Uccidendo dolcemente.
Dimenticai già l'appuntamento al il barrio chino che avevo in programma per le 8.00, riunisco il gruppo e in una mezcla tra l'italiano e lo spagnolo, prendo l'inziativa.
“Chicos, cosa facciamo stasera?” ,chiesi con un aria decisa.
Vivian che si mette sempre in mezzo e non riuscendo a leggermi in testa, chiese a sua volta: “Perchè?Tu non hai già un impegno?”
Le risposi senza che finisse di parlare:
“Chi io? Ma nooooooooooooo, avrai capito male, mi avevano invitata per le 8, ma se programmiamo qualcosa, deciderò in seguito quale opportunità scegliere”
L'amico della Vivian, che sembrava quello che conosceva meglio Cuba e la Capitale, domandò:
“ Voi cosa vorreste fare e dove vorreste andare?”
Vivian, come se fosse stata la sue prima volta, rispose decisa:
“Al restaurante dell' Habana Libre”
L'amico di Giovanni, Luca, dopo aver guardato il suo amico incrociò il mio sguardo. A quel punto dissi:
“Non conosco il posto, non ci sono mai stata prima”, feci una piccola pausa e proseguì: “ma dicono che è uno dei migliori ristoranti di Cuba.”.
“Va bene, dice Giovanni, vi veniamo a prendere o ci incontriamo li?”
Per la vergogna di dimostrare le nostre umile casotte, rispondemmo entrambe:
“No, ci incontriamo liiiiiiiiii”
Nel frattempo, si stava avvicinando il tramonto, cosi prendemmo le nostre cose e ci dirigemmo verso l'auto.
Nell' auto, tra il caldo dopo essere stata sotto il sole, la stanchezza della giornata e una cassetta che suonava alla radio con canzoni di Celine Dion, Eros Ramazzotti e Luis Miguel caddi in un profondo sonno, finchè :
“Oye, locaaaaaaaaa, despierta!” gridò Vivian che già si trovava fuori dall'auto.
Le risposi, ancora addormentata:
“Perchè?”
"Perchè sono le 6 e mezza e tra 2 ore ci aspettano!”.
“Ma ancora non siamo arrivati”.
“Locaaaaaaaaaaaa, mira que ya estamos en la casa casi”, mi avvicinò una sigaretta per scuotermi un pò dal torpore, guardai dal finestrino e mi resi conto realmentedi essere a due passi da casa nostra.
Scesi con tutta la mia pazienza, salutai con arroganza Giovanni e con un sorriso Luca e ci dirigemmo verso casa.
Eravamo a due quartieri da casa nostra ed all'incrocio mi separai con Vivian.
“Dai loca, que tra poco dobbiamo incontrarci” mi dice Vivian.
“Dammi il tempo di riscaldare l'acqua e di farmi un bagno e ci incontriamo all'incrocio” e subito dopo aggiunsi:
“Digli a tua madre che andiamo al compleanno di Ernesto, un muchacho del collegio che ci ha invitati e che oggi abbiamo incontrato in spiaggia....”
“Non preoccuparti che qualcosa m'invento” replicò Vivian quasi seccata.
“Qualcosa nooooo, proprio questo, che andiamo al compleanno di Ernesto, un muchacho del collegio che ci ha invitati e che oggi abbiamo incontrato in spiaggia....!” sbottai di rimando.
“Va bene, allora a dopo...”.
Arrivata a casa, dove in realtà volevo stare sola con i miei pensieri incontrai mia madre con le sue solite domande:
“Dove sei stata tutta la mattina!” mi chiese dai fornelli della cucina.
“Dai mami, te l'ho detto stamattina che andavo in spiaggia con degli amici” risposi seccata mentre posai la mia ropa e presi un secchio per riscaldare l'acqua.
“Spero che tu non sia andata con stranieri, non mi piace che frequenti quella gente” .
Feci finta di non sentirla mentre continuavo a preparare le mie cose per un bel bagno caldo.
“Niurka, ti ho chiesto se sei stata in spiaggia con degli stranieri!” chiese un' altra volta, pero con un tono molto più aggressivo da tipica madre cubana.
“Ma no mami! Siamo stati con Vivian a trovare alcuni ragazzi del collegio visto che i genitori di Ernesto hanno permutato casa loro per un'altra a Guanabo” inventai rapidamente per tagliare la conversazione.
“Ernesto chi?” Chiese lei con una faccia strana.
“Il mulato che dopo il Pre Universitario ha iniziato a studiare Medicina”, continuando ad inventare rapidamente, anche perchè l'unico Ernesto del mio collegio che conoscevo si dedicava a comprare e vendere dollari.
Dopo alcuni secondi di riflessione continuò: “Allora se studia medicina, credo che è un bravo ragazzo e adesso dove vai?”
“Ci hanno invitato alla sua festa di compleanno, infatti mi devo sbrigare perchè alle 7.45 devo prendere la M2 per il Vedado, dove ci aspettano” replicai in fretta, mentre già mi ero tolta tutti i vestiti ed ero pronta per entrare in bagno, prima che arrivasse qualche famigliare ad occupare quel posto sacro.
Finalmente mia madre rasserenata mi disse “Pero cuidate”.
“ Si no te preocupas, se facciamo tardi, rimaniamo a dormire in casa di Rogelio”. Rogelio era il padre di Vivian che vivena nel Vedado che, a causa della separazione frenetica dalla moglie, mai nessuno si sarebbe permesso di chiamarlo per averne conferma, cosi lo utilizzavamo sempre come scusa quando la notte rimanevamo fuori.
Feci un bel bagno caldo cantando come sempre durante l'insaponatura e, visto che a quei tempi non avevo vasta scelta di vestiti, mi misi un jeans e una maglietta gialla, per esaltare il mio color pielcanela ed un sandalo bianco ai piedi.
Generalmente mentre mi bagnavo mi piaceva cantare canzoni di Jose Jose o Pimpinela. Prima di uscire di casa, presi un oggetto misterioso e mi diressi subito all'angolo ad aspettare Vivian.
Gia vi potete immaginare, aspettando in una esquina, cosa non usciva dalle bocche dei ragazzi:
"¡NIÑA! ESTAS COMO ME LA RECETO EL MEDICO"
o
¡...NIÑA, OJALÁ FUERAS HUÉRFANA PARA DARTE UNA BUENA MAMÁ..!
e
¿De qué juguetería te escapaste muñeca?
Generalmente a noi cubane piacciano tanto i piropos, qualcosa che per fortuna non si sta perdendo con gli anni e che ci dà quel tocco di femminilità in più. Generalmente rispondevo sempre con un sorriso.
Nel frattempo, tra un piropo e un altro, arrivò Vivian:
“Oye loca, estas chula hoy” disse sorridendomi.
Con ironia risposi chiedendo se oggi finalmente si fosse messa gli occhiali.
Fermammo la prima macchina che passò per il Vedado. Ammetto che mai ebbi problemi nel fermare un auto, per fortuna sempre si fermavano.
Durante il cammino, tra confidenze e gesti da donne, arrivammo quasi puntuali all' appuntamento.
Già da lontano, notai come Giovanni mi mangiava con i suoi occhi. Notai anche dal suo sguardo da bambinone tenero che gli piacevo, questo modo di guardarmi mi rassicurava per l'idea che avevo in mente a fine serata.
Arrivammo e ci baciamo educatamente nella guancia facendoci i complimenti a vicenda.
Ammetto che mi piaceva da morire, specialmente con quella camicia bianca e gli dico:
“ Te ves bien!”
Lui mi guardò con un mezzo sorriso: “Mai quanto tu che mi fai dimenticare di essere in un posto paradisiaco!”
Ci sedemmo in un ristorante italiano e come sempre Vivian domandò puntualmente:
“Cosa prendi?”
“No se!”, risposi come sempre.
Non so perchè, però quella sera mi l'idea di ordinare spaghetti con pesto, anche perché non avevo idea di cosa fosse il pesto.
Ordinammo i nostri piatti e come da mia buona abitudine scelsi di bere una buona e cara Malta.
Ovviamente, attorno a questa malta iniziò la solita conversazione degli italiani, chiedendo como potevo bere qualcosa del genere con degli spaghetti.
Passò il tempo,ma quella sera non eravamo rilassati e coinvolti in conversazioni amorose come la sera precedente. C'era tensione nell' aria , ma non per colpa nostra. Semplicemente perchè ci sentivamo osservate da tutti.
Nel frattempo arrivarono gli spaghetti.
Oddio. Cosa dire? Mai in vita mia mi sarei immaginata di vedere spaghetti verdi e vista anche la mia fobia per le rane, devo ammettere che quel piatto mi fece letteralmente schifo.
Iniziai a mangiarlo ugualmente, il motivo principale era la fame ed inoltre non mi piaceva disprezzare qualcosa che mi avevano offerto. Così, tra il non sapere mangiare gli spaghetti e la salsa verde rana, iniziai la mia odissea mangiando spaghetti al pesto.
Finita l'odissea, ruppi il silenzio che regnava in quel tavolo:
“Estoy llena” esclamo.
Giovanni chiese “ Era buono?”
Risposi “Ottimo!” mentendo.
Tra gli sguardi e la musica salsa in sottofondo, usciamo poco dopo da quello squallido ristorante, dove mi sentivo gli occhi di tutti addosso.
All' uscita non sapendo dove andare, Luca vide di fronte al Habana Libre un bar dove l'ingresso si trovava in fondo ad una scalinata. Decidemmo di andare in questo bar dove quella sera c'era il karaoke.
Entrammo e ci sedemmo, mentre sullo sfondo si sentivano voci stonate. Gli uomini iniziarono ad ordinare una bottiglia di RON e una di COLA.
Giovanni, che non mi toglieva l'occhi di dosso, chiese:
“sai cantare?”
risposi arrogantemente “claro que si!”
“vuoi cantare?” Replicò
Vivian, ascoltando la nostra conversazione propose: “solo se cantate voi”.
Mentre Luca era ancora un poco timido, Giovanni si convinse e chiese la lista.
La scelta non fu molto difficile per loro. Di comune accordo scelsero la canzone di Eros Ramazzotti “ Me casaré contigo porque “.
Mentre lui era sul palco e cantava guardandomi, cantava in italiano anche se i sottotitoli erano in spagnolo, devo ammettere che ebbi una sensazione dentro di me, unica, qualcosa che mai avevo provato prima, meno che mai con uno straniero, con i quali sempre erigevo un muro davanti.
Appena finirono di cantare e si avvicinarono al tavolo, non so cosa mi sia passata per la testa e non era nei miei piani, ma nonappena Giovanni si sedette al mio fianco, gli presi il viso e lo baciai, finchè Vivian non interruppe tutto dicendo:
“Ahora toca a nosotras!”
Pensai essere un peccato che quella perra avesse interrotto qualcosa di magico e cosi tra la lista delle canzoni, scegliemmo “La Soledad” di Laura Pausini,
Grazie alla voce di Vivian, visto che io mi limitavo a fare coro, quella sera per l'applauso ricevuto vincemmo una bottiglia di RON e due di COLA, giusto per inaugurare la serata.
Tra un ron e cola e un altro, ci avvicinammo sempre di più con Giovanni e grazie al RON iniziammo conversazioni del genere:
Lui mi disse:
“Sei bella veramente”
“dale che lo dici a tutte le donne!”
“no, hai qualcosa di unico, sei bella con un sorriso fantastico” con sguardo serio.
“credo che mi vuoi rendere nervosa?” dissi accendendomi una sigaretta e toccandogli i suoi corti capelli castani oscuri.
“Per carità! Ad una bella donna, non ci si stanca mai di farle i complimenti”
Dopo un tiro di sigaretta, un sorso di RON e COLA gli dissi:
“Te Quiero”
Lui mi guardò e mi baciò. Continuammo per diverso tempo poi smettemmo di bere e prendemmo un taxi verso casa, dopo aver fatto un cenno a Vivian mentre stava ballando.
Arrivammo rapidi a casa sua, visto che di fronte all' Habana Libre c'erano dei TAXI. A casa già appena entrati un' infinità di baci, anche se avevo paura che qualcuno mi chiedesse il mio carnet per la registrazione.
Seguimmo con i baci, mi offrì qualche bevanda che rifiutai, lo presi con la mano e lo avvicinai al letto, soprqa il quale ero già seduta.
Ci baciammo, ci riscaldammo e ci toccammo fino al punto in cui lo sentii veramente eccitato e con voglia di fare l'amore.
“Aspetta, devo fare una cosa”, dissi.
Presi dalla mia borsa quel oggetto misterioso che avevo messo in borsa a casa mia, gli mostrai una mutanda di intimo femminile dicendogli che avevo il mio ciclo.
Vidi in lui una espressione triste e inaspettata, andai in bagno, misi la intima cosi e ritornai al letto.
Lo guardai, “Buenas noches amor” e gli diedi un bacio dolce sulle labbra, mi girai e dormii.
Continua
Erano passati alcuni minuti, anche se a me sembravano dei secoli, eravamo in mezzo ad una spiaggia tropicale e a turisti che giocherellavano con le loro conquiste.
I nostri sguardi si incrociavano, ma dopo le scuse ricevute da Giovanni non sapevo proprio cosa fare, mentre il tempo scorreva in una soleggiato pomeriggio nella playa habanera.
In quegli attimi, mi ripresi ed inventai una resa dei conti, anche se qualcosa internamente mi diceva che quella resa dei conti, proprio non era una buona idea. Sfortunatamente il mio carattere non mi permetteva di farmi scivolare tutto addosso.
Mi riprendo e:
“Locaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa”
“Dimeeeeeeeeeeeee” Mi risponde sorpresa Vivian dopo che avevo passata quasi l'intera giornata in silenzio.
“Sai che sei proprio descarada, hai scelto il miglior mangon del gruppo” replico decisa con una slang tipico cubano per evitare che ci capiscano e per intrigare ancora di più la persona.
E per alcuni momenti, la conversazione continuò inserendo sempre parole che difficilmente uno straniero ai primi viaggi potesse capire.
Nel frattempo, da una radio più rotta che aggiustata, suonava una canzone che nei prossimi mesi ci avrebbe accompagnato tutta l'estate.
L'avevo già ascoltata alcune volte, ma credo proprio che fu la prima volta che quella canzone mi fece scatenare e cosi tra la poca lucidità per colpa del ron e cola e i ritmi di quella Macarena iniziammo a ballarla in spiaggia.
Quel ballo, quelle scuse e ovviamente il roncoli, mi fece sciogliere e forse per la prima volta quel giorno, sotto il sole cocente, mi rilassai pianificando la mia rivincita.
Cambiando d' animo, iniziai a dimostrare quella diabla chè in me, quella personalità che di solito piace tanto agli stranieri, sorriso a 32 denti, ovviamente senza denti d'oro e sinuoso movimento di bacino.
Il pezzo che ricordo suonare in quel momento era la splendida Killing Me Softly e fu proprio quel brano ad inspirare la mia resa dei conti. Uccidendo dolcemente.
Dimenticai già l'appuntamento al il barrio chino che avevo in programma per le 8.00, riunisco il gruppo e in una mezcla tra l'italiano e lo spagnolo, prendo l'inziativa.
“Chicos, cosa facciamo stasera?” ,chiesi con un aria decisa.
Vivian che si mette sempre in mezzo e non riuscendo a leggermi in testa, chiese a sua volta: “Perchè?Tu non hai già un impegno?”
Le risposi senza che finisse di parlare:
“Chi io? Ma nooooooooooooo, avrai capito male, mi avevano invitata per le 8, ma se programmiamo qualcosa, deciderò in seguito quale opportunità scegliere”
L'amico della Vivian, che sembrava quello che conosceva meglio Cuba e la Capitale, domandò:
“ Voi cosa vorreste fare e dove vorreste andare?”
Vivian, come se fosse stata la sue prima volta, rispose decisa:
“Al restaurante dell' Habana Libre”
L'amico di Giovanni, Luca, dopo aver guardato il suo amico incrociò il mio sguardo. A quel punto dissi:
“Non conosco il posto, non ci sono mai stata prima”, feci una piccola pausa e proseguì: “ma dicono che è uno dei migliori ristoranti di Cuba.”.
“Va bene, dice Giovanni, vi veniamo a prendere o ci incontriamo li?”
Per la vergogna di dimostrare le nostre umile casotte, rispondemmo entrambe:
“No, ci incontriamo liiiiiiiiii”
Nel frattempo, si stava avvicinando il tramonto, cosi prendemmo le nostre cose e ci dirigemmo verso l'auto.
Nell' auto, tra il caldo dopo essere stata sotto il sole, la stanchezza della giornata e una cassetta che suonava alla radio con canzoni di Celine Dion, Eros Ramazzotti e Luis Miguel caddi in un profondo sonno, finchè :
“Oye, locaaaaaaaaa, despierta!” gridò Vivian che già si trovava fuori dall'auto.
Le risposi, ancora addormentata:
“Perchè?”
"Perchè sono le 6 e mezza e tra 2 ore ci aspettano!”.
“Ma ancora non siamo arrivati”.
“Locaaaaaaaaaaaa, mira que ya estamos en la casa casi”, mi avvicinò una sigaretta per scuotermi un pò dal torpore, guardai dal finestrino e mi resi conto realmentedi essere a due passi da casa nostra.
Scesi con tutta la mia pazienza, salutai con arroganza Giovanni e con un sorriso Luca e ci dirigemmo verso casa.
Eravamo a due quartieri da casa nostra ed all'incrocio mi separai con Vivian.
“Dai loca, que tra poco dobbiamo incontrarci” mi dice Vivian.
“Dammi il tempo di riscaldare l'acqua e di farmi un bagno e ci incontriamo all'incrocio” e subito dopo aggiunsi:
“Digli a tua madre che andiamo al compleanno di Ernesto, un muchacho del collegio che ci ha invitati e che oggi abbiamo incontrato in spiaggia....”
“Non preoccuparti che qualcosa m'invento” replicò Vivian quasi seccata.
“Qualcosa nooooo, proprio questo, che andiamo al compleanno di Ernesto, un muchacho del collegio che ci ha invitati e che oggi abbiamo incontrato in spiaggia....!” sbottai di rimando.
“Va bene, allora a dopo...”.
Arrivata a casa, dove in realtà volevo stare sola con i miei pensieri incontrai mia madre con le sue solite domande:
“Dove sei stata tutta la mattina!” mi chiese dai fornelli della cucina.
“Dai mami, te l'ho detto stamattina che andavo in spiaggia con degli amici” risposi seccata mentre posai la mia ropa e presi un secchio per riscaldare l'acqua.
“Spero che tu non sia andata con stranieri, non mi piace che frequenti quella gente” .
Feci finta di non sentirla mentre continuavo a preparare le mie cose per un bel bagno caldo.
“Niurka, ti ho chiesto se sei stata in spiaggia con degli stranieri!” chiese un' altra volta, pero con un tono molto più aggressivo da tipica madre cubana.
“Ma no mami! Siamo stati con Vivian a trovare alcuni ragazzi del collegio visto che i genitori di Ernesto hanno permutato casa loro per un'altra a Guanabo” inventai rapidamente per tagliare la conversazione.
“Ernesto chi?” Chiese lei con una faccia strana.
“Il mulato che dopo il Pre Universitario ha iniziato a studiare Medicina”, continuando ad inventare rapidamente, anche perchè l'unico Ernesto del mio collegio che conoscevo si dedicava a comprare e vendere dollari.
Dopo alcuni secondi di riflessione continuò: “Allora se studia medicina, credo che è un bravo ragazzo e adesso dove vai?”
“Ci hanno invitato alla sua festa di compleanno, infatti mi devo sbrigare perchè alle 7.45 devo prendere la M2 per il Vedado, dove ci aspettano” replicai in fretta, mentre già mi ero tolta tutti i vestiti ed ero pronta per entrare in bagno, prima che arrivasse qualche famigliare ad occupare quel posto sacro.
Finalmente mia madre rasserenata mi disse “Pero cuidate”.
“ Si no te preocupas, se facciamo tardi, rimaniamo a dormire in casa di Rogelio”. Rogelio era il padre di Vivian che vivena nel Vedado che, a causa della separazione frenetica dalla moglie, mai nessuno si sarebbe permesso di chiamarlo per averne conferma, cosi lo utilizzavamo sempre come scusa quando la notte rimanevamo fuori.
Feci un bel bagno caldo cantando come sempre durante l'insaponatura e, visto che a quei tempi non avevo vasta scelta di vestiti, mi misi un jeans e una maglietta gialla, per esaltare il mio color pielcanela ed un sandalo bianco ai piedi.
Generalmente mentre mi bagnavo mi piaceva cantare canzoni di Jose Jose o Pimpinela. Prima di uscire di casa, presi un oggetto misterioso e mi diressi subito all'angolo ad aspettare Vivian.
Gia vi potete immaginare, aspettando in una esquina, cosa non usciva dalle bocche dei ragazzi:
"¡NIÑA! ESTAS COMO ME LA RECETO EL MEDICO"
o
¡...NIÑA, OJALÁ FUERAS HUÉRFANA PARA DARTE UNA BUENA MAMÁ..!
e
¿De qué juguetería te escapaste muñeca?
Generalmente a noi cubane piacciano tanto i piropos, qualcosa che per fortuna non si sta perdendo con gli anni e che ci dà quel tocco di femminilità in più. Generalmente rispondevo sempre con un sorriso.
Nel frattempo, tra un piropo e un altro, arrivò Vivian:
“Oye loca, estas chula hoy” disse sorridendomi.
Con ironia risposi chiedendo se oggi finalmente si fosse messa gli occhiali.
Fermammo la prima macchina che passò per il Vedado. Ammetto che mai ebbi problemi nel fermare un auto, per fortuna sempre si fermavano.
Durante il cammino, tra confidenze e gesti da donne, arrivammo quasi puntuali all' appuntamento.
Già da lontano, notai come Giovanni mi mangiava con i suoi occhi. Notai anche dal suo sguardo da bambinone tenero che gli piacevo, questo modo di guardarmi mi rassicurava per l'idea che avevo in mente a fine serata.
Arrivammo e ci baciamo educatamente nella guancia facendoci i complimenti a vicenda.
Ammetto che mi piaceva da morire, specialmente con quella camicia bianca e gli dico:
“ Te ves bien!”
Lui mi guardò con un mezzo sorriso: “Mai quanto tu che mi fai dimenticare di essere in un posto paradisiaco!”
Ci sedemmo in un ristorante italiano e come sempre Vivian domandò puntualmente:
“Cosa prendi?”
“No se!”, risposi come sempre.
Non so perchè, però quella sera mi l'idea di ordinare spaghetti con pesto, anche perché non avevo idea di cosa fosse il pesto.
Ordinammo i nostri piatti e come da mia buona abitudine scelsi di bere una buona e cara Malta.
Ovviamente, attorno a questa malta iniziò la solita conversazione degli italiani, chiedendo como potevo bere qualcosa del genere con degli spaghetti.
Passò il tempo,ma quella sera non eravamo rilassati e coinvolti in conversazioni amorose come la sera precedente. C'era tensione nell' aria , ma non per colpa nostra. Semplicemente perchè ci sentivamo osservate da tutti.
Nel frattempo arrivarono gli spaghetti.
Oddio. Cosa dire? Mai in vita mia mi sarei immaginata di vedere spaghetti verdi e vista anche la mia fobia per le rane, devo ammettere che quel piatto mi fece letteralmente schifo.
Iniziai a mangiarlo ugualmente, il motivo principale era la fame ed inoltre non mi piaceva disprezzare qualcosa che mi avevano offerto. Così, tra il non sapere mangiare gli spaghetti e la salsa verde rana, iniziai la mia odissea mangiando spaghetti al pesto.
Finita l'odissea, ruppi il silenzio che regnava in quel tavolo:
“Estoy llena” esclamo.
Giovanni chiese “ Era buono?”
Risposi “Ottimo!” mentendo.
Tra gli sguardi e la musica salsa in sottofondo, usciamo poco dopo da quello squallido ristorante, dove mi sentivo gli occhi di tutti addosso.
All' uscita non sapendo dove andare, Luca vide di fronte al Habana Libre un bar dove l'ingresso si trovava in fondo ad una scalinata. Decidemmo di andare in questo bar dove quella sera c'era il karaoke.
Entrammo e ci sedemmo, mentre sullo sfondo si sentivano voci stonate. Gli uomini iniziarono ad ordinare una bottiglia di RON e una di COLA.
Giovanni, che non mi toglieva l'occhi di dosso, chiese:
“sai cantare?”
risposi arrogantemente “claro que si!”
“vuoi cantare?” Replicò
Vivian, ascoltando la nostra conversazione propose: “solo se cantate voi”.
Mentre Luca era ancora un poco timido, Giovanni si convinse e chiese la lista.
La scelta non fu molto difficile per loro. Di comune accordo scelsero la canzone di Eros Ramazzotti “ Me casaré contigo porque “.
Mentre lui era sul palco e cantava guardandomi, cantava in italiano anche se i sottotitoli erano in spagnolo, devo ammettere che ebbi una sensazione dentro di me, unica, qualcosa che mai avevo provato prima, meno che mai con uno straniero, con i quali sempre erigevo un muro davanti.
Appena finirono di cantare e si avvicinarono al tavolo, non so cosa mi sia passata per la testa e non era nei miei piani, ma nonappena Giovanni si sedette al mio fianco, gli presi il viso e lo baciai, finchè Vivian non interruppe tutto dicendo:
“Ahora toca a nosotras!”
Pensai essere un peccato che quella perra avesse interrotto qualcosa di magico e cosi tra la lista delle canzoni, scegliemmo “La Soledad” di Laura Pausini,
Grazie alla voce di Vivian, visto che io mi limitavo a fare coro, quella sera per l'applauso ricevuto vincemmo una bottiglia di RON e due di COLA, giusto per inaugurare la serata.
Tra un ron e cola e un altro, ci avvicinammo sempre di più con Giovanni e grazie al RON iniziammo conversazioni del genere:
Lui mi disse:
“Sei bella veramente”
“dale che lo dici a tutte le donne!”
“no, hai qualcosa di unico, sei bella con un sorriso fantastico” con sguardo serio.
“credo che mi vuoi rendere nervosa?” dissi accendendomi una sigaretta e toccandogli i suoi corti capelli castani oscuri.
“Per carità! Ad una bella donna, non ci si stanca mai di farle i complimenti”
Dopo un tiro di sigaretta, un sorso di RON e COLA gli dissi:
“Te Quiero”
Lui mi guardò e mi baciò. Continuammo per diverso tempo poi smettemmo di bere e prendemmo un taxi verso casa, dopo aver fatto un cenno a Vivian mentre stava ballando.
Arrivammo rapidi a casa sua, visto che di fronte all' Habana Libre c'erano dei TAXI. A casa già appena entrati un' infinità di baci, anche se avevo paura che qualcuno mi chiedesse il mio carnet per la registrazione.
Seguimmo con i baci, mi offrì qualche bevanda che rifiutai, lo presi con la mano e lo avvicinai al letto, soprqa il quale ero già seduta.
Ci baciammo, ci riscaldammo e ci toccammo fino al punto in cui lo sentii veramente eccitato e con voglia di fare l'amore.
“Aspetta, devo fare una cosa”, dissi.
Presi dalla mia borsa quel oggetto misterioso che avevo messo in borsa a casa mia, gli mostrai una mutanda di intimo femminile dicendogli che avevo il mio ciclo.
Vidi in lui una espressione triste e inaspettata, andai in bagno, misi la intima cosi e ritornai al letto.
Lo guardai, “Buenas noches amor” e gli diedi un bacio dolce sulle labbra, mi girai e dormii.
Continua
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
Allora, qui ce il continuo del racconto di Niiurka
l'ho dovuto riscirivere perché l'Harddisk dice FORMAT H e non vuole riconoscerlo, cosi l'ho riscritto, questa é una versione non corretta (che lo fará il BAZOK)
Bueno divertimento, la versione corretta la posteró anche su CUBAFACILE
l'ho dovuto riscirivere perché l'Harddisk dice FORMAT H e non vuole riconoscerlo, cosi l'ho riscritto, questa é una versione non corretta (che lo fará il BAZOK)
Bueno divertimento, la versione corretta la posteró anche su CUBAFACILE
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
arcoiris ha scritto:Allora, qui ce il continuo del racconto di Niiurka
l'ho dovuto riscirivere perché l'Harddisk dice FORMAT H e non vuole riconoscerlo, cosi l'ho riscritto, questa é una versione non corretta (che lo fará il BAZOK)
Bueno divertimento, la versione corretta la posteró anche su CUBAFACILE
godibile...
y que mala...
Ci baciamo, ci riscaldiamo e ci tocchiamo, fino al punto dove lo sento veramente agitato e con voglia di fare l'amore, gli dico:
“Aspetta, devo fare una cosa”
Prendo la mia borsa e prendo quel oggetto misterioso che avevo messo in borsa a casa mia, gli mostro una intima e gli dico che ho il mio ciclo.
Vedo in lui una espressione triste e inaspettata, vado in bagno metto la intima cosi e ritorno al letto.
Lo guardo, gli dico “Buenas noches amor” e gli do un bacio dolce sulle labbra, mi giro e dormo.
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
Ah, porque yo mala?
para entender la tercera parte, consejo de leer
..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
..:: Racconti da Jinetera 2° ::.. "NIURKA74"
para entender la tercera parte, consejo de leer
..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
..:: Racconti da Jinetera 2° ::.. "NIURKA74"
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
dale mamita, continua così e vinci una cassa di lambrusco!
Bello, mi piace.
Gli spaghetti al pesto mi fanno venire in mente la mia niurka. Ora ne va pazza ma tutte le volte che li mangia dice che tempo fa non sarebbe nemmeno riuscita a meterli in bocca. jajajaja
Bello, mi piace.
Gli spaghetti al pesto mi fanno venire in mente la mia niurka. Ora ne va pazza ma tutte le volte che li mangia dice che tempo fa non sarebbe nemmeno riuscita a meterli in bocca. jajajaja
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
A mi me encanta ahora también el Pesto y lo preparo yo
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
pupas ha scritto:dale mamita, continua così e vinci una cassa di lambrusco!
Bello, mi piace.
Gli spaghetti al pesto mi fanno venire in mente la mia niurka. Ora ne va pazza ma tutte le volte che li mangia dice che tempo fa non sarebbe nemmeno riuscita a meterli in bocca. jajajaja
azzz....otra Niurka ...esta' inflazionato ese nombre..
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
arcoiris ha scritto:Ah, porque yo mala?
para entender la tercera parte, consejo de leer
..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
..:: Racconti da Jinetera 2° ::.. "NIURKA74"
claro que ya he leido esos..
pero es lo mismo..Mala!
mosquito- Admin
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
mosquito ha scritto:
azzz....otra Niurka ...esta' inflazionato ese nombre..
Mosqui...non si chiama niurka...
pupas- Messaggi : 1603
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Re: ..:: Racconti da Jinetera 1° ::.. "NIURKA74"
Mosqui, el pupas dice la mia NIURKA, simplemente porque reconoce en el cuento muchos hilos con su cubanita
arcoiris- Admin
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..:: Racconti da Jinetera 4° ::.. "NIURKA74"
Marylin
Quella notte era una notte di insonnia.
Praticamente, prima di addormentarmi, passarono delle ore anche a causa del mio continuo girarmi e rigirarmi in quel letto nel quale il materasso aveva visto tempi migliori.
Alla fine mi addormentai dolcemente all'alba e caddi come sempre in un sogno profondo.
Anche se mi sembrava di essermi quasi addormentata, mi risvegliai in mezzo ad un forte odore di cucina, musica a tutto volume e discorsi scherzosi tra la dueña de la casa e Giovanni.
Con gli occhi ancora socchiusi, cercai l'orologio e notai che era quasi l’una e subito mi resi conto di Giovanni, appena entrato dalla porta con una tazza di caffè.
“Pensavo che volessi dormire tutta la giornata”
Senza pensarci risposi: “no, è già tardi e devo proprio andare perchè ho le prove per la serata” .
Ovviamente era una scusa inventata, ma non so perchè, volevo scappare da lui, anche se quando lo vidi il mio desiderio piu grande era quello che mi abbracciasse e mi desse il bacio del buon giorno, o meglio in quel caso, del buon pomeriggio.
Fu così che porgendomi il caffè rimase fermo a guardarmi senza parlare e dopo un attimo di silenzio mi chiese:
“E allora?”
Ed io franca come sempre: “Allora che?”
Lui rimase nuovamente senza parole, mentre in quella stanza oscura cercavo qualcosa per andare in bagno e lavarmi.
Senza dirgli niente, entrai in bagno, mi pulii la bocca con dentifricio sul mio dito, mi lavai rapidamente e in un attimo uscii da quel bagno.
Appena uscita ritrovai lui, seduto nel bordo del letto con aria pensierosa che guardandomi chiese:
“Ci vediamo oggi?”, con una voce dolce e forse anche timida per la risposta che non avrebbe voluto ricevere.
“Non lo so, dipende”
“Come dipende?”
“ Dipende se mi libero o no” attesi un attimo e, mentre raccoglievo le mie cose, continuai: “ Per qualunque cosa ti contatto tramite Vivian”.
Gli diedi un bacio sulla guancia e me ne andai. Lui rimase come in imbarazzo e sentii quasi il suo impulso a chiamarmi dopo che uscii dalla porta. Ma non fu cosi.
Uscii da quella casa con un animo triste. Mentre camminavo per calle Infanta per andare verso il Neptuno e prendere un taxi che mi portasse a casa, pensai che realmente sarei voluta restare con lui, ma il mio orgoglio e quello che era successo l'altra sera non mi permetteva di cadere tra le sua braccia,
Vista la splendida giornata e il sole di quel afoso pomeriggio avanero, alla fine mi sedetti sulla scalinata dell'università, presi il mio Walkman dalla borsa e iniziai ad ascoltare le canzoni su cassetta di LJ Guerra – Bachata Rosa-.
Persa nei miei sogni, notai che dopo un attimo si avvicinò a me un poliziotto:
“Perdoni il disturbo. Favorisca il suo carnet di identità. per favore”.
Con un aria scocciata gli diedi la mia carta di identità e in modo duro chiesi:
“Perchè questa scocciatura? Cosa starei facendo di male?”
In tutta risposta mi disse di aspettare, mentre si allontanò alcuni metri con la mia carta di identità.
Dopo un attimo ritornò e mi chiese:
“Cosa fai quà visto che risiedi in un altra provincia?”
“Niente, aspetto un amica che è all'università”
“ Perchè sei nella capitale?”
Ed io, sempre più alterata dalla forma con la quale si rivolgeva a me:
“Compañero, faccio parte del gruppo della Maison, se vuoi delle referenze chiama e chiedi a Ernesto, perchè la mia credenziale l'ho lasciata a casa”
Mi guarda un attimo è mi dice, dandomi indietro il mio carnet:
“Va bene, ma ricordati che la tua faccia non me la dimentico”.
Furiosa per lo scontro avuto con il poliziotto, presi le mie cose e senza salutarlo mi misi in cammino verso casa di Giovanni.
Mi diressi a casa sua perchè in quel attimo vedevo in lui, oltre al ragazzo per la quale mi presi una cotta, anche l’ unica soluzione per uscire da quella gabbia di matti.
Dopo essere scesa per calle Neptuno e aver preso calle Infanta , in pochi minuti arrivai alla casa dove alloggiava Giovanni.
Arrivata sotto casa, iniziai a bussare la porta.
Dopo un attimo mi aprii la figlia della dueña che mi chiese in modo infastidito cosa volessi.
Anche se disturbata dai suoi modi, con molta tranquillità risposi:
“Perdonami, sono qui per vedere Giovanni… é a casa?”
“No. Se ne é appena andato. Se vuoi lascia un messaggio” , con quello stesso modo infastidito.
“No, lascia perdere, adios” dopo averci pensato solo un attimo.
Mi ritrovai nuovamente sola dopo essermi riempita del coraggio necessario ad affrontarlo in quegl'attimi prima di arrivare a casa sua. In testa mi passarono i momenti che potevano seguire, di come mi avrebbe baciata e di come mi sarei potuta concedere completamente a lui.
Invece, eccomi un’ altra volta in quella squallida strada del Centro Habana, sotto il sole di un afoso pomeriggio avanero.
Fu cosi che decisi di prendere un altra volta la via verso casa, ma questa volta senza deviazioni. Mi diressi cosi al Parque de la Fraternidad per prendere la prima guagua che mi avrebbe condotta a casa.
Dopo un oretta circa ero a casa mia. In quel momento non c'era ancora nessuno a casa, cosi ne approfittai per fare una doccia prima di andarmene a letto, presa com’ero dal mio dolore di non essere riuscita, un’ altra volta, a consacrare il mio amore verso Giovanni.
Tra il dolore di quel amore, che incalzava sempre più, e la freschezza datami dalla doccia appena fatta, mi misi in cucina e tra i miei sogni e la musica che mi accompagnava iniziai a recoger il riso.
Per la testa mi passavano molte cose, ma quella che mi pungeva di piu era il desiderio di rivedere Giovanni. Non vedevo la ora che rientrasse Vivian e cosi, tra un chicco di riso e la musica che mi accompagnava arrivò mia mamma.
“Cosa è questa faccia?” chiese non appena mi vide.
“Nada mami, e che sono stanca di camminare sotto il sole perche il trasporto stava come sempre” risposi come chi non avesse la minima voglia di parlare .
“allora finiscila di recoger il riso, che dopo che mi bagno e preparo la cena”
fu in quel momento che già dal corridoio fuori casa mia sentii la voce della loca:
“Locaaaaaaaaaaaaaaaaa, sei a casa?”
“Entra” risposi con un aria pesante e gli chiesi:
“dove è che ti eri messa?”
“Niente, siamo stati con Luca, Giovanni e Marylin” rispose con la sua solita ironia.
non ha fatto nemmeno tempo di finire di parlare gli chiedo:
“Chi cazzo è Marylin?”
“è la figlia della dueña della casa dove sta ospitato Giovanni.”
“Dove siete stati?”
“Niente di speciale, siamo stati al rumbito di fronte al Cristo nel Malecon e abbiamo bevuto qualche Mojito”
“E quella Mary que cazzo faceva li?”
“Niente, visto che Giovanni era solo, lei si era proposta accompagnarlo”
“Ah… solo!” replicai ironicamente.
“sembrava che lei ci provasse e facesse la puttanella con lui, ma sembrava che lui la tenesse a distanza”
Dato che Vivian mi conosceva e sapeva interpretare la mia espressione, ero sicura che avesse inventato questa scusa e continuò:
“abbiamo preso solo dei mojitos e dopo ci siamo salutati” la vidi riflettere prima di continuare:
“ e stasera mi incontro sola con Luca, mentre Giovanni diceva di essere stanco”
con tutta la mia rabbia risposi:
“Stanco un cazzo! Lui vuole rimanere a casa per scoparsi quella troia che si è messa tra me è lui”
“ Ma se Giovanni dice che oggi te ne sei andata arrabbiata…”
“arrabbiata un cazzo!!” pensai tra me e me. Poi chiesi:
“Cosa ti ha detto oltre a questo?”
“ Niente, dai che mi devo preparare e che devo andare!”
“Va bene, vai e cuidate”.
Seduta in quella cucina, mi alzai per andare verso il patio dove mi accesi una sigaretta e, abbastanza nervosetta, iniziai a pensare cosa fare.
Dopo un po' presi la mia decisione. Andai nella mia camera, mi cambiai e presi dalla mia scatola tutti i dollari che mi rimasero, salutai mia mamma velocemente mentre stava preparando dolcemente la cena ed uscii.
Mi fermai all'angolo con una faccia tanto triste che non mi accorsi nemmeno dei piropos che mi arrivarono mentre aspettavo di ricevere un passaggio verso casa di Marylin.
Continua
Quella notte era una notte di insonnia.
Praticamente, prima di addormentarmi, passarono delle ore anche a causa del mio continuo girarmi e rigirarmi in quel letto nel quale il materasso aveva visto tempi migliori.
Alla fine mi addormentai dolcemente all'alba e caddi come sempre in un sogno profondo.
Anche se mi sembrava di essermi quasi addormentata, mi risvegliai in mezzo ad un forte odore di cucina, musica a tutto volume e discorsi scherzosi tra la dueña de la casa e Giovanni.
Con gli occhi ancora socchiusi, cercai l'orologio e notai che era quasi l’una e subito mi resi conto di Giovanni, appena entrato dalla porta con una tazza di caffè.
“Pensavo che volessi dormire tutta la giornata”
Senza pensarci risposi: “no, è già tardi e devo proprio andare perchè ho le prove per la serata” .
Ovviamente era una scusa inventata, ma non so perchè, volevo scappare da lui, anche se quando lo vidi il mio desiderio piu grande era quello che mi abbracciasse e mi desse il bacio del buon giorno, o meglio in quel caso, del buon pomeriggio.
Fu così che porgendomi il caffè rimase fermo a guardarmi senza parlare e dopo un attimo di silenzio mi chiese:
“E allora?”
Ed io franca come sempre: “Allora che?”
Lui rimase nuovamente senza parole, mentre in quella stanza oscura cercavo qualcosa per andare in bagno e lavarmi.
Senza dirgli niente, entrai in bagno, mi pulii la bocca con dentifricio sul mio dito, mi lavai rapidamente e in un attimo uscii da quel bagno.
Appena uscita ritrovai lui, seduto nel bordo del letto con aria pensierosa che guardandomi chiese:
“Ci vediamo oggi?”, con una voce dolce e forse anche timida per la risposta che non avrebbe voluto ricevere.
“Non lo so, dipende”
“Come dipende?”
“ Dipende se mi libero o no” attesi un attimo e, mentre raccoglievo le mie cose, continuai: “ Per qualunque cosa ti contatto tramite Vivian”.
Gli diedi un bacio sulla guancia e me ne andai. Lui rimase come in imbarazzo e sentii quasi il suo impulso a chiamarmi dopo che uscii dalla porta. Ma non fu cosi.
Uscii da quella casa con un animo triste. Mentre camminavo per calle Infanta per andare verso il Neptuno e prendere un taxi che mi portasse a casa, pensai che realmente sarei voluta restare con lui, ma il mio orgoglio e quello che era successo l'altra sera non mi permetteva di cadere tra le sua braccia,
Vista la splendida giornata e il sole di quel afoso pomeriggio avanero, alla fine mi sedetti sulla scalinata dell'università, presi il mio Walkman dalla borsa e iniziai ad ascoltare le canzoni su cassetta di LJ Guerra – Bachata Rosa-.
Persa nei miei sogni, notai che dopo un attimo si avvicinò a me un poliziotto:
“Perdoni il disturbo. Favorisca il suo carnet di identità. per favore”.
Con un aria scocciata gli diedi la mia carta di identità e in modo duro chiesi:
“Perchè questa scocciatura? Cosa starei facendo di male?”
In tutta risposta mi disse di aspettare, mentre si allontanò alcuni metri con la mia carta di identità.
Dopo un attimo ritornò e mi chiese:
“Cosa fai quà visto che risiedi in un altra provincia?”
“Niente, aspetto un amica che è all'università”
“ Perchè sei nella capitale?”
Ed io, sempre più alterata dalla forma con la quale si rivolgeva a me:
“Compañero, faccio parte del gruppo della Maison, se vuoi delle referenze chiama e chiedi a Ernesto, perchè la mia credenziale l'ho lasciata a casa”
Mi guarda un attimo è mi dice, dandomi indietro il mio carnet:
“Va bene, ma ricordati che la tua faccia non me la dimentico”.
Furiosa per lo scontro avuto con il poliziotto, presi le mie cose e senza salutarlo mi misi in cammino verso casa di Giovanni.
Mi diressi a casa sua perchè in quel attimo vedevo in lui, oltre al ragazzo per la quale mi presi una cotta, anche l’ unica soluzione per uscire da quella gabbia di matti.
Dopo essere scesa per calle Neptuno e aver preso calle Infanta , in pochi minuti arrivai alla casa dove alloggiava Giovanni.
Arrivata sotto casa, iniziai a bussare la porta.
Dopo un attimo mi aprii la figlia della dueña che mi chiese in modo infastidito cosa volessi.
Anche se disturbata dai suoi modi, con molta tranquillità risposi:
“Perdonami, sono qui per vedere Giovanni… é a casa?”
“No. Se ne é appena andato. Se vuoi lascia un messaggio” , con quello stesso modo infastidito.
“No, lascia perdere, adios” dopo averci pensato solo un attimo.
Mi ritrovai nuovamente sola dopo essermi riempita del coraggio necessario ad affrontarlo in quegl'attimi prima di arrivare a casa sua. In testa mi passarono i momenti che potevano seguire, di come mi avrebbe baciata e di come mi sarei potuta concedere completamente a lui.
Invece, eccomi un’ altra volta in quella squallida strada del Centro Habana, sotto il sole di un afoso pomeriggio avanero.
Fu cosi che decisi di prendere un altra volta la via verso casa, ma questa volta senza deviazioni. Mi diressi cosi al Parque de la Fraternidad per prendere la prima guagua che mi avrebbe condotta a casa.
Dopo un oretta circa ero a casa mia. In quel momento non c'era ancora nessuno a casa, cosi ne approfittai per fare una doccia prima di andarmene a letto, presa com’ero dal mio dolore di non essere riuscita, un’ altra volta, a consacrare il mio amore verso Giovanni.
Tra il dolore di quel amore, che incalzava sempre più, e la freschezza datami dalla doccia appena fatta, mi misi in cucina e tra i miei sogni e la musica che mi accompagnava iniziai a recoger il riso.
Per la testa mi passavano molte cose, ma quella che mi pungeva di piu era il desiderio di rivedere Giovanni. Non vedevo la ora che rientrasse Vivian e cosi, tra un chicco di riso e la musica che mi accompagnava arrivò mia mamma.
“Cosa è questa faccia?” chiese non appena mi vide.
“Nada mami, e che sono stanca di camminare sotto il sole perche il trasporto stava come sempre” risposi come chi non avesse la minima voglia di parlare .
“allora finiscila di recoger il riso, che dopo che mi bagno e preparo la cena”
fu in quel momento che già dal corridoio fuori casa mia sentii la voce della loca:
“Locaaaaaaaaaaaaaaaaa, sei a casa?”
“Entra” risposi con un aria pesante e gli chiesi:
“dove è che ti eri messa?”
“Niente, siamo stati con Luca, Giovanni e Marylin” rispose con la sua solita ironia.
non ha fatto nemmeno tempo di finire di parlare gli chiedo:
“Chi cazzo è Marylin?”
“è la figlia della dueña della casa dove sta ospitato Giovanni.”
“Dove siete stati?”
“Niente di speciale, siamo stati al rumbito di fronte al Cristo nel Malecon e abbiamo bevuto qualche Mojito”
“E quella Mary que cazzo faceva li?”
“Niente, visto che Giovanni era solo, lei si era proposta accompagnarlo”
“Ah… solo!” replicai ironicamente.
“sembrava che lei ci provasse e facesse la puttanella con lui, ma sembrava che lui la tenesse a distanza”
Dato che Vivian mi conosceva e sapeva interpretare la mia espressione, ero sicura che avesse inventato questa scusa e continuò:
“abbiamo preso solo dei mojitos e dopo ci siamo salutati” la vidi riflettere prima di continuare:
“ e stasera mi incontro sola con Luca, mentre Giovanni diceva di essere stanco”
con tutta la mia rabbia risposi:
“Stanco un cazzo! Lui vuole rimanere a casa per scoparsi quella troia che si è messa tra me è lui”
“ Ma se Giovanni dice che oggi te ne sei andata arrabbiata…”
“arrabbiata un cazzo!!” pensai tra me e me. Poi chiesi:
“Cosa ti ha detto oltre a questo?”
“ Niente, dai che mi devo preparare e che devo andare!”
“Va bene, vai e cuidate”.
Seduta in quella cucina, mi alzai per andare verso il patio dove mi accesi una sigaretta e, abbastanza nervosetta, iniziai a pensare cosa fare.
Dopo un po' presi la mia decisione. Andai nella mia camera, mi cambiai e presi dalla mia scatola tutti i dollari che mi rimasero, salutai mia mamma velocemente mentre stava preparando dolcemente la cena ed uscii.
Mi fermai all'angolo con una faccia tanto triste che non mi accorsi nemmeno dei piropos che mi arrivarono mentre aspettavo di ricevere un passaggio verso casa di Marylin.
Continua
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..:: Racconti da Jinetera 5° ::.. "NIURKA74"
La signora di terza età
Ero ferma in quell’ angolo aspettando un passaggio e avrei voluto convincermi che quello che provavo in quel momento era una mentira, volevo fingere che non fosse reale, insistevo convincendomi che nulla era reale, che non potevo provare gelosia, o almeno non per un uomo che avevo conosciuto due giorni fa e mi sentivo smarrita nel mio pensiero e nella paura di innamorarmi di qualcuno che dopo qualche giorno sarebbe salito su un aereo. Una sofferenza che volevo evitare, era più la paura di soffrire che vivere qualche magnifico istante con la persona che in qualche forma aveva colpito un cuore fragile e spesso frantumato.
E' stato li che ho preso la decisione che quella sera non sarei andata a cercarlo e mentre vedevo avvicinarsi un carro che mi avrebbe dato un passaggio, decisi di andare al lavoro, anche se avevo preso giorni di permesso. Pensai di approfittare per fare qualche show, cosi lavorando mi sarei potuta staccare dal pensiero di Giovanni.
Arrivò e si fermò una macchina azzurra anni 50, una di quelle che aveva visto i suoi tempi migliori molto prima della rivoluzione cubana. L'autista si ferma ed io chiesi:
“Devo andare per la settima a Miramar”, lui mi guarda e mi dice:
“Monta che passo per Linea a dopo vado a Miramar”
Dopo molte fatiche riuscii ad aprire quella porta di dietro, dove mi accomodai accanto a una signora anziana che cordialmente salutai.
“Buenas” e lei con un sorriso. Ovviamente stava aspettando qualcuno per iniziare qualche conversazione interessante.
“Muchacha, que bella che sei!Ssei proprio un fiore che illumina questa giornata afosa!”
cordialmente le sorrisi rispondendo:
“Muchas gracias” e siccome non sapevo cosa dire proseguii:
“Lei è andata a vedere i suoi nipotini?”
Noto che la mia domanda gli ha dato un espressione di tristezza e mi risponde, raccontandomi una storia che aveva nel cuore da tanto .
“No mi hijita, se sapessi, avevo un solo grande amore che per codardia ho fatto sfuggire e sono rimasta la vita rimpiangendolo”
Siccome toccai un tasto dolente e personalmente mi intrigavano le novelas, chiesi:
“L'amore non deve essere rimpianto, bisogna viverlo il più profondo” gli dico proprio io che in quel momento stavo scappando da esso.
Lei fece un sospiro, guardò dal finestrino, riflettette ed infine:
“Mira muchacha, ti faccio un racconto”. Sorpresa per la sua confidenza ascoltai con attenzione .
“Anni fa, prima del trionfo della rivoluzione avevo conosciuto un uomo che mi faceva sentire bene, mi faceva ridere, mi faceva sentire donna” . Và detto che a noi cubane piace raccontare le storie della nostra vita, specialmente tra noi donne.
“Un jabao fantastico, pero dopo alcuni mesi che lo connobbi andò a combattere con i barbudos e lo rividi alcuni mesi dopo il trionfo della rivoluzione”
Con un viso meravigliato continuai ad ascoltare il racconto.
“Dopo la rivoluzione era diventato un ufficiale di alto rango dell'esercito rivoluzionario, abbiamo vissuto 2 anni da sogno, ma dopo non so cosa sia successo, lui improvvisamente scappò verso la Florida”
Ancora più sorpresa la guardai chiedendogli:
“E lei?”
“Yo… yo a quell'epoca ero troppo ingenua, per lasciare tutto questo per qualcosa che non conoscevo, ho vissuto nella speranza e nell'illusione che un giorno l'avrei rivisto, invece niente, dopo 15 anni ho ricevuto una sua lettera, ma nel frattempo la vita aveva preso il suo cammino e io mentre qui aspettavo sola, lui si era costruito una nuova famiglia”.
La guardai, ma in quel attimo non avevo parole e quella storia di quella signora affettuosa mi colpii. Vidi la sua tristezza nei suoi occhi, la malinconia che dopo decenni ancora accompagnava ogni attimo della sua vita.
Notai che nel frattempo eravamo arrivati a San Lazaro e cosi senza pensarci un attimo, le dissi:
“Grazie” e subito dopo dissi all'autista
“Si fermi subito qui por favor”
e mentre cercavo 10 pesos nella mia borsa l’autista mi disse:
“Pero qui non siamo a Miramar”
“Lo se” porgendoli i 10 .
Appena scesa da quell'auto anni 50, feci un sospiro e come un flash rivissi il racconto della signora come se fosse stato il mio, ma forse avevo solo trovato quell’ impulso che mi mancava, che di solito me lo dava la loca, la mia amica Vivian, ma era troppo presa con Luca in quel periodo.
Fu cosi che presi coraggio e camminando come Juana la cubana mi recai verso casa di Giovanni, mentre in quei attimi si ripeteva nella mia testa il flash della signora vissuto in prima persona.
Arrivai sotto casa di Giovanni e presi tutto il mio coraggio per suonare il campanello.
Ferma davanti la porta, prima di suonare, mi aggiustai i capelli con la mano e anche la gonna, che avevo quel giorno, una gonna che mi arrivava alcune dita sopra il ginocchio. Suonai.
Si affacciò la proprietaria della casa, mi ero ripromessa che se ci fosse stata la figlia della proprietaria, prima di fare quaunque scenata avrei voluto vedere Giovanni.
“Sono Niurka, potrei vedere Giovanni?”
Lei mi guardò e subito dopo mi disse:
“Aspetta”
Quell'attesa era immensa, quei secondi non volevano passare mai e stando tra i miei pensieri udii una dolce voce:
“Ciao bella! Finalmente! Dai sali”
Tutto il coraggio che avevo preso negl'attimi prima, stranamente lo persi, sentivo un tremolio nelle gambe, mentre vedevo aprirsi la porta.
Che dire? salire quella rampa di scale mi sembò un impresa, avevo le gambe che mi tremavano tutte e in qualche modo non potevo fingere di essere felice di essere lì in quel instante.
Arrivai e me lo trovai davanti. Aspettava con ansia che salissi le scale, lo guardai e dissi, dopo essermi fatta un film su cosa dirgli e come baciarlo:
“Dammi una sigaretta!” baciandolo sulla guancia.
Lui mi guardò ed inaspettatamente disse:
“Una sigaretta? Aspetta andiamo nella mia camera che stanno li”
Andammo nella sua camera, mentre ero più nervosa di prima, lui prese le sigarette e disse:
“Non dovevi lavorare?”
Non sapendo cosa dirgli, risposi: “si ma lo show stasera è stato sospeso e siccome Vivian mi ha fatto capire che mi volevi vedere, sono venuta a trovarti”
“Allora eri tu la ragazza che è venuta alcune ore fa, mentre ero in banca a cambiare dei soldi”
Mi cadde una pietra dal cuore, perchè pensavo che lui stesse con Marylin.
“Si, appena mi hanno detto che stasera non c’era nessun show, ti ero venuta a cercare e solo dopo Vivian mi ha detto che eravate a bere qualcosa”
“Cosa facciamo stasera?”, chiese lui.
“Quello che vuoi tu” dissi sinceramente non avendone la minima idea.
“Fammi vestire un attimo e usciamo”
continua
Ero ferma in quell’ angolo aspettando un passaggio e avrei voluto convincermi che quello che provavo in quel momento era una mentira, volevo fingere che non fosse reale, insistevo convincendomi che nulla era reale, che non potevo provare gelosia, o almeno non per un uomo che avevo conosciuto due giorni fa e mi sentivo smarrita nel mio pensiero e nella paura di innamorarmi di qualcuno che dopo qualche giorno sarebbe salito su un aereo. Una sofferenza che volevo evitare, era più la paura di soffrire che vivere qualche magnifico istante con la persona che in qualche forma aveva colpito un cuore fragile e spesso frantumato.
E' stato li che ho preso la decisione che quella sera non sarei andata a cercarlo e mentre vedevo avvicinarsi un carro che mi avrebbe dato un passaggio, decisi di andare al lavoro, anche se avevo preso giorni di permesso. Pensai di approfittare per fare qualche show, cosi lavorando mi sarei potuta staccare dal pensiero di Giovanni.
Arrivò e si fermò una macchina azzurra anni 50, una di quelle che aveva visto i suoi tempi migliori molto prima della rivoluzione cubana. L'autista si ferma ed io chiesi:
“Devo andare per la settima a Miramar”, lui mi guarda e mi dice:
“Monta che passo per Linea a dopo vado a Miramar”
Dopo molte fatiche riuscii ad aprire quella porta di dietro, dove mi accomodai accanto a una signora anziana che cordialmente salutai.
“Buenas” e lei con un sorriso. Ovviamente stava aspettando qualcuno per iniziare qualche conversazione interessante.
“Muchacha, que bella che sei!Ssei proprio un fiore che illumina questa giornata afosa!”
cordialmente le sorrisi rispondendo:
“Muchas gracias” e siccome non sapevo cosa dire proseguii:
“Lei è andata a vedere i suoi nipotini?”
Noto che la mia domanda gli ha dato un espressione di tristezza e mi risponde, raccontandomi una storia che aveva nel cuore da tanto .
“No mi hijita, se sapessi, avevo un solo grande amore che per codardia ho fatto sfuggire e sono rimasta la vita rimpiangendolo”
Siccome toccai un tasto dolente e personalmente mi intrigavano le novelas, chiesi:
“L'amore non deve essere rimpianto, bisogna viverlo il più profondo” gli dico proprio io che in quel momento stavo scappando da esso.
Lei fece un sospiro, guardò dal finestrino, riflettette ed infine:
“Mira muchacha, ti faccio un racconto”. Sorpresa per la sua confidenza ascoltai con attenzione .
“Anni fa, prima del trionfo della rivoluzione avevo conosciuto un uomo che mi faceva sentire bene, mi faceva ridere, mi faceva sentire donna” . Và detto che a noi cubane piace raccontare le storie della nostra vita, specialmente tra noi donne.
“Un jabao fantastico, pero dopo alcuni mesi che lo connobbi andò a combattere con i barbudos e lo rividi alcuni mesi dopo il trionfo della rivoluzione”
Con un viso meravigliato continuai ad ascoltare il racconto.
“Dopo la rivoluzione era diventato un ufficiale di alto rango dell'esercito rivoluzionario, abbiamo vissuto 2 anni da sogno, ma dopo non so cosa sia successo, lui improvvisamente scappò verso la Florida”
Ancora più sorpresa la guardai chiedendogli:
“E lei?”
“Yo… yo a quell'epoca ero troppo ingenua, per lasciare tutto questo per qualcosa che non conoscevo, ho vissuto nella speranza e nell'illusione che un giorno l'avrei rivisto, invece niente, dopo 15 anni ho ricevuto una sua lettera, ma nel frattempo la vita aveva preso il suo cammino e io mentre qui aspettavo sola, lui si era costruito una nuova famiglia”.
La guardai, ma in quel attimo non avevo parole e quella storia di quella signora affettuosa mi colpii. Vidi la sua tristezza nei suoi occhi, la malinconia che dopo decenni ancora accompagnava ogni attimo della sua vita.
Notai che nel frattempo eravamo arrivati a San Lazaro e cosi senza pensarci un attimo, le dissi:
“Grazie” e subito dopo dissi all'autista
“Si fermi subito qui por favor”
e mentre cercavo 10 pesos nella mia borsa l’autista mi disse:
“Pero qui non siamo a Miramar”
“Lo se” porgendoli i 10 .
Appena scesa da quell'auto anni 50, feci un sospiro e come un flash rivissi il racconto della signora come se fosse stato il mio, ma forse avevo solo trovato quell’ impulso che mi mancava, che di solito me lo dava la loca, la mia amica Vivian, ma era troppo presa con Luca in quel periodo.
Fu cosi che presi coraggio e camminando come Juana la cubana mi recai verso casa di Giovanni, mentre in quei attimi si ripeteva nella mia testa il flash della signora vissuto in prima persona.
Arrivai sotto casa di Giovanni e presi tutto il mio coraggio per suonare il campanello.
Ferma davanti la porta, prima di suonare, mi aggiustai i capelli con la mano e anche la gonna, che avevo quel giorno, una gonna che mi arrivava alcune dita sopra il ginocchio. Suonai.
Si affacciò la proprietaria della casa, mi ero ripromessa che se ci fosse stata la figlia della proprietaria, prima di fare quaunque scenata avrei voluto vedere Giovanni.
“Sono Niurka, potrei vedere Giovanni?”
Lei mi guardò e subito dopo mi disse:
“Aspetta”
Quell'attesa era immensa, quei secondi non volevano passare mai e stando tra i miei pensieri udii una dolce voce:
“Ciao bella! Finalmente! Dai sali”
Tutto il coraggio che avevo preso negl'attimi prima, stranamente lo persi, sentivo un tremolio nelle gambe, mentre vedevo aprirsi la porta.
Che dire? salire quella rampa di scale mi sembò un impresa, avevo le gambe che mi tremavano tutte e in qualche modo non potevo fingere di essere felice di essere lì in quel instante.
Arrivai e me lo trovai davanti. Aspettava con ansia che salissi le scale, lo guardai e dissi, dopo essermi fatta un film su cosa dirgli e come baciarlo:
“Dammi una sigaretta!” baciandolo sulla guancia.
Lui mi guardò ed inaspettatamente disse:
“Una sigaretta? Aspetta andiamo nella mia camera che stanno li”
Andammo nella sua camera, mentre ero più nervosa di prima, lui prese le sigarette e disse:
“Non dovevi lavorare?”
Non sapendo cosa dirgli, risposi: “si ma lo show stasera è stato sospeso e siccome Vivian mi ha fatto capire che mi volevi vedere, sono venuta a trovarti”
“Allora eri tu la ragazza che è venuta alcune ore fa, mentre ero in banca a cambiare dei soldi”
Mi cadde una pietra dal cuore, perchè pensavo che lui stesse con Marylin.
“Si, appena mi hanno detto che stasera non c’era nessun show, ti ero venuta a cercare e solo dopo Vivian mi ha detto che eravate a bere qualcosa”
“Cosa facciamo stasera?”, chiese lui.
“Quello che vuoi tu” dissi sinceramente non avendone la minima idea.
“Fammi vestire un attimo e usciamo”
continua
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