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Il colera a Cuba
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Il colera a Cuba
Una approfondita riflessione sul problema del colera a Cuba. Problema ingigantito dai media internazionali. Il Dott. re Leonardo Antonio Mesa Suero ne sottolinea i vari aspetti, mettendo in risalto come la sanità cubana affronti il problema senza indugio. Spesso un problema come quello attuale è meno invasivo della disinformazione e della strumentalizzazione, che vorrebbero “sabotare” ad ogni costo, l’equilibrio di uno stato già fortemente danneggiato da un blocco economico, duro a morire. Un blocco economico che sicuramente ha fatto più vittime di qualsiasi altra epidemia nell’isola.
ESP: Una profundizada reflexión sobre el problema del cólera a Cuba. Problema agigantado por los medios de comunicación internacionales. El Doctor Leonardo Antonio Mesa Suero subraya los varios aspectos de el colera a Cuba poniendo en resalto como la sanidad cubana afrontas sin demora este problema. Desde hace años se intenta de sabotear con varios medios el equilibrio de un estado ya fuertemente perjudicado por un bloque económico, duro a morir. Un bloque económico que ha hecho indudablemente más víctimas de cualquiera otra epidemia en la isla.
di Leonardo Antonio Mesa Suero, Linda Pasta
Ogni focolaio di colera porta a paure e incertezze, soprattutto quando sono ancora indelebili i ricordi legati alla grave epidemia in Haiti, che dall’inizio ha colpito almeno 577.500 persone e delle quali 7.400 sono morte.[1]
Non è da stranare che il colera sia arrivato a Cuba, paese più vicino ad Haiti dopo la Repubblica Dominicana.
Le ipotesi sul come sia arrivato possono essere molte: da un’introduzione voluta ad una spontanea.
Già in passato sono accaduti episodi di guerra batteriologica contro Cuba. Si ricordano attentati sulla coltivazione di importanza economica come la canna di zucchero, il tabacco, caffè, citrici o di importanza alimentare come il riso e gli ortaggi. Si ricorda anche a danno diretto delle persone come il dengue, la congiuntivite emorragica e la polineurite. Alcuni di questi attacchi sono stati rivendicati, altri sono usciti usciti alla luce del sole con l’apertura degli archivi della Cia, altri ancora da confermare. Fino ad ora il governo cubano non ha fatto alcun riferimento a questa ipotesi.
Un’altra possibilità è la diffusione del batterio attraverso un individuo contaminato proveniente da Haiti o dalla Repubblica Dominicana. Soprattutto in questo primo paese migliaia di cubani hanno assistito la popolazione colpite dal colera. Anche se almeno il personale sanitario cubano è istruito appena compaia qualsiasi sintomo. Questa ipotesi è la più sostenuta dalla dissidenza interna e altre fonti reazionarie radicate a Miami e che da tempo lavorano nello screditare il sistema sanitario cubano e la solidarietà con altri paesi.
Ancora, un’altra ipotesi – che sembrerebbe la più probabile – è che il colera sia arrivato con la fauna marina. I molluschi, diffusissimo phylum primariamente marino, rappresentano un ottimo vettore per la diffusione. Di fatto, molti focolai sono in zone vicine ai fiumi e le coste base e particolarmente in comunità di pescatori. A Cuba, il primo focolaio della malattia è stato fino adesso individuati nelle provincia Granma, distretto di Manzanillo. Le correnti che passano dalle coste di Haiti proseguono verso le coste sud di Cuba ristagnando nella piattaforma insulare dell’arcipelago dei Jardines de la Reina e, soprattutto, nel golfo di Guacanayabo al quale si affaccia Manzanillo e parte del resto della provincia Granma.
Non v’è alcuna tradizione sull’isola che favorisca la diffusione del batterio causa della patologia, quale quella di consumare molluschi o altri possibili vettori alimentari marinati o crudi; ma Manzanillo è uno dei pochi luoghi che fa eccezione alla regola. Il distretto è una delle zone, per esempio, di maggiore disponibilità, con conseguente consumo, di ostriche. C’è da aggiungere che con l’ascesa del turismo internazionale molti cubani, anche al di fuori delle zone con tradizione annessa, hanno cominciato ad apprezzare i molluschi e la preparazione di alimenti crudi o marinati.
La città di Manzanillo è parte del maggiore bacino fluviale e prossima al delta del Rio Cauto, che con i suoi 343 chilometri è il più esteso corso d’acqua di Cuba. La connotazione geografica del territorio del Granma, con il proprio ampio bacino costituito da oltre 500 km di fiumi, implica un considerevole ristagno delle acque.
Oltre alle condizioni idrogeologiche, il comune registra situazioni climatiche che favoriscono il colera. Con il record di temperatura massima a Cuba (38,8°C; 1968-2010), la provincia di Granma detiene anche le maggiori temperature massime medie (32,0°C), assieme a Santiago di Cuba e Guantánamo.[2]
Qualsiasi sia stata la via di introduzione del colera, non poteva trovare un migliore territorio per la sua moltiplicazione di quello trovato nelle zone bagnate dal golfo di Guacanayabo, quale lo stesso porto di Manzanillo.
Se si confermasse l’ipotesi di introduzione del colera dai molluschi, un’altra zona a rischio sarebbe il golfo di Batabanó, situata nella piattaforma insulare dell’arcipelago dei Canarreos, al sud delle province di Artemisa e di Mayabeque.
Fino allo scorso lunedì il Ministero di Salute aveva identificato 170 casi di colera e altri 8 sospetti. I decessi sono stati 3 (già informati il 3 luglio). La città di Manzanillo continua ad essere la più colpita.
Si mantiene continuamente informata la popolazione della zona tramite la radio e la televisione provinciale.
Le versioni circolanti riguardanti un presunto intento da parte del governo cubano di nascondere la reale situazione e le conseguenti cifre sono inverosimili: una politica del genere non farebbe altro che aggravare il problema sanitario e contribuire alla disseminazione incontrollata della malattia. Le cifre ufficiali del governo cubano sono altresì avvallate dall’organizzazione Panamericana di Salute (Ops), ascritta all’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms).
Al governo cubano si critica il non avere subito capito che i casi sorti a Manzanillo fossero legati al ceppo del batterio Vibrio choleraeO1 Tor enterotoxigénico , responsabile del colera. Il Ministero della Salute spiega che il focolaio scatenante fu prima confuso con una intossicazione alimentare giacché i primi casi confermati erano stati presente alla stessa festa. Poi, in questo periodo abbondano i disturbi intestinali acuti. Il colera può passare inavvertito in un gran numero di casi perché non si manifestano sintomi gravi o si manifestano come altri dei comuni attacchi intestinali comuni in Cuba in questo periodo e trattati con riequilibrio elettrolitico, sufficiente per fare guarire del colera nella maggioranza dei casi.
La dissenteria acuta, in un clima tropicale come quello di Cuba, registra elevati tassi d’incidenza ed è per diffusione la seconda diagnosi medica subito dietro quella relativa alle malattie respiratorie acute. Nel 2010, 751milla soggetti furono colpiti da diverse forme di dissenteria, con un tasso cumulato su scala annua del 6,7 per cento.[3]
Il numero di malati sono destinati a crescere in questo primo periodo per poi diminuire rapidamente stando alle misure sanitarie e di prevenzione già intraprese. Sono stati esaminati tutti i pozzi e le fonti d’acqua della zona ed è stato effettuato un controllo a tappetto della popolazione della zona più colpita.
http://thisiscuba.net/il-colera-in-cuba/
ESP: Una profundizada reflexión sobre el problema del cólera a Cuba. Problema agigantado por los medios de comunicación internacionales. El Doctor Leonardo Antonio Mesa Suero subraya los varios aspectos de el colera a Cuba poniendo en resalto como la sanidad cubana afrontas sin demora este problema. Desde hace años se intenta de sabotear con varios medios el equilibrio de un estado ya fuertemente perjudicado por un bloque económico, duro a morir. Un bloque económico que ha hecho indudablemente más víctimas de cualquiera otra epidemia en la isla.
di Leonardo Antonio Mesa Suero, Linda Pasta
Ogni focolaio di colera porta a paure e incertezze, soprattutto quando sono ancora indelebili i ricordi legati alla grave epidemia in Haiti, che dall’inizio ha colpito almeno 577.500 persone e delle quali 7.400 sono morte.[1]
Non è da stranare che il colera sia arrivato a Cuba, paese più vicino ad Haiti dopo la Repubblica Dominicana.
Le ipotesi sul come sia arrivato possono essere molte: da un’introduzione voluta ad una spontanea.
Già in passato sono accaduti episodi di guerra batteriologica contro Cuba. Si ricordano attentati sulla coltivazione di importanza economica come la canna di zucchero, il tabacco, caffè, citrici o di importanza alimentare come il riso e gli ortaggi. Si ricorda anche a danno diretto delle persone come il dengue, la congiuntivite emorragica e la polineurite. Alcuni di questi attacchi sono stati rivendicati, altri sono usciti usciti alla luce del sole con l’apertura degli archivi della Cia, altri ancora da confermare. Fino ad ora il governo cubano non ha fatto alcun riferimento a questa ipotesi.
Un’altra possibilità è la diffusione del batterio attraverso un individuo contaminato proveniente da Haiti o dalla Repubblica Dominicana. Soprattutto in questo primo paese migliaia di cubani hanno assistito la popolazione colpite dal colera. Anche se almeno il personale sanitario cubano è istruito appena compaia qualsiasi sintomo. Questa ipotesi è la più sostenuta dalla dissidenza interna e altre fonti reazionarie radicate a Miami e che da tempo lavorano nello screditare il sistema sanitario cubano e la solidarietà con altri paesi.
Ancora, un’altra ipotesi – che sembrerebbe la più probabile – è che il colera sia arrivato con la fauna marina. I molluschi, diffusissimo phylum primariamente marino, rappresentano un ottimo vettore per la diffusione. Di fatto, molti focolai sono in zone vicine ai fiumi e le coste base e particolarmente in comunità di pescatori. A Cuba, il primo focolaio della malattia è stato fino adesso individuati nelle provincia Granma, distretto di Manzanillo. Le correnti che passano dalle coste di Haiti proseguono verso le coste sud di Cuba ristagnando nella piattaforma insulare dell’arcipelago dei Jardines de la Reina e, soprattutto, nel golfo di Guacanayabo al quale si affaccia Manzanillo e parte del resto della provincia Granma.
Non v’è alcuna tradizione sull’isola che favorisca la diffusione del batterio causa della patologia, quale quella di consumare molluschi o altri possibili vettori alimentari marinati o crudi; ma Manzanillo è uno dei pochi luoghi che fa eccezione alla regola. Il distretto è una delle zone, per esempio, di maggiore disponibilità, con conseguente consumo, di ostriche. C’è da aggiungere che con l’ascesa del turismo internazionale molti cubani, anche al di fuori delle zone con tradizione annessa, hanno cominciato ad apprezzare i molluschi e la preparazione di alimenti crudi o marinati.
La città di Manzanillo è parte del maggiore bacino fluviale e prossima al delta del Rio Cauto, che con i suoi 343 chilometri è il più esteso corso d’acqua di Cuba. La connotazione geografica del territorio del Granma, con il proprio ampio bacino costituito da oltre 500 km di fiumi, implica un considerevole ristagno delle acque.
Oltre alle condizioni idrogeologiche, il comune registra situazioni climatiche che favoriscono il colera. Con il record di temperatura massima a Cuba (38,8°C; 1968-2010), la provincia di Granma detiene anche le maggiori temperature massime medie (32,0°C), assieme a Santiago di Cuba e Guantánamo.[2]
Qualsiasi sia stata la via di introduzione del colera, non poteva trovare un migliore territorio per la sua moltiplicazione di quello trovato nelle zone bagnate dal golfo di Guacanayabo, quale lo stesso porto di Manzanillo.
Se si confermasse l’ipotesi di introduzione del colera dai molluschi, un’altra zona a rischio sarebbe il golfo di Batabanó, situata nella piattaforma insulare dell’arcipelago dei Canarreos, al sud delle province di Artemisa e di Mayabeque.
Fino allo scorso lunedì il Ministero di Salute aveva identificato 170 casi di colera e altri 8 sospetti. I decessi sono stati 3 (già informati il 3 luglio). La città di Manzanillo continua ad essere la più colpita.
Si mantiene continuamente informata la popolazione della zona tramite la radio e la televisione provinciale.
Le versioni circolanti riguardanti un presunto intento da parte del governo cubano di nascondere la reale situazione e le conseguenti cifre sono inverosimili: una politica del genere non farebbe altro che aggravare il problema sanitario e contribuire alla disseminazione incontrollata della malattia. Le cifre ufficiali del governo cubano sono altresì avvallate dall’organizzazione Panamericana di Salute (Ops), ascritta all’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms).
Al governo cubano si critica il non avere subito capito che i casi sorti a Manzanillo fossero legati al ceppo del batterio Vibrio choleraeO1 Tor enterotoxigénico , responsabile del colera. Il Ministero della Salute spiega che il focolaio scatenante fu prima confuso con una intossicazione alimentare giacché i primi casi confermati erano stati presente alla stessa festa. Poi, in questo periodo abbondano i disturbi intestinali acuti. Il colera può passare inavvertito in un gran numero di casi perché non si manifestano sintomi gravi o si manifestano come altri dei comuni attacchi intestinali comuni in Cuba in questo periodo e trattati con riequilibrio elettrolitico, sufficiente per fare guarire del colera nella maggioranza dei casi.
La dissenteria acuta, in un clima tropicale come quello di Cuba, registra elevati tassi d’incidenza ed è per diffusione la seconda diagnosi medica subito dietro quella relativa alle malattie respiratorie acute. Nel 2010, 751milla soggetti furono colpiti da diverse forme di dissenteria, con un tasso cumulato su scala annua del 6,7 per cento.[3]
Il numero di malati sono destinati a crescere in questo primo periodo per poi diminuire rapidamente stando alle misure sanitarie e di prevenzione già intraprese. Sono stati esaminati tutti i pozzi e le fonti d’acqua della zona ed è stato effettuato un controllo a tappetto della popolazione della zona più colpita.
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